Italiani dispersi in Israele, il dolore del figlio: “L’ultimo ricordo di mia madre”

L’appello del figlio della coppia di italo-israeliani dispersi in un kibbutz al confine con Gaza

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Maria Francesca Moro

Giornalista e Lifestyle Editor

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“Bisogna avviare una trattativa, mio padre ha bisogno di medicine”: è chiara la richiesta lanciata alle autorità da parte di Yotam Kipnis, il 29enne figlio di Lilakh e Eviatar Kipnis, la coppia di italiani – con doppio passaporto italo-israeliano – dispersi in seguito alla mattanza nel kibbutz di Beeri, al confine con Gaza.

Della coppia non si ha più alcuna notizia da 48 ore. “L’ultima cosa che ricordo di mia madre è la sua voce preoccupata al telefono, poi all’improvviso il suono degli spari che rompono i vetri, rumori duri e sconosciuti che entrano nella nostra casa, la telefonata che s’interrompe”: la toccante testimonianza del figlio a Radio Rai.

Chi sono gli italiani dispersi in Israele

Le origini italiane della famiglia Kipnis si devono al bisnonno materno, avo di Lilakh, che si chiamava Giacomo di Castel Nuovo ed era il medico ufficiale del re Vittorio Emanuele III. La coppia vive in Israele, nel kibbutz di Beeri, attaccato da Hamas lo scorso 7 ottobre, ma le origini con l’Italia sono forti: “Mio padre è un appassionato della lingua italiana. – ha raccontato il figlio – L’ultima volta che sono andato a trovarli declamava con gran voce versi in italiano”.

Il bisogno di rintracciare Eviatar Kipnis è ancora più urgente: “Mio padre è un disabile, soffre di un problema neurologico, è sulla sedia a rotelle, deve andare in ospedale una volta a settimana per le medicine, altrimenti il suo corpo si paralizzerà completamente, soffre di una malattia importante che coinvolge i nervi”.

L’appello del figlio

Yotam Kipnis, rivolge il proprio appello al governo italiano: “Chiedo all’Italia e agli italiani di aiutarci a fare in modo che parta una trattativa, e che almeno possano ricevere medicine. Penso che due Stati che cercano di liberare gli ostaggi siano meglio di uno, credo che questo sia il momento di trovare unione”.

“Quando penso ai miei genitori cerco di essere il più ottimista e speranzoso possibile; è un modo per incoraggiare me stesso, per non farmi paralizzare dal dolore, per fare qualcosa che possa aiutarli a restare in salute e salvi. È come vivere in un limbo, non sono se i miei genitori siano vivi o morti… Cerco di essere realistico e fare tutto quello che è in mio potere per aiutare, non solo per i miei ma per tutti gli ostaggi”.

Italiani in Israele: 400 tornati a casa

Nella giornata odierna già atterrati nell’aeroporto militare di Pratica di Mare due aerei militari che hanno riportato in Italia i primi 200 connazionali in fuga da Israele. Entro fine giornata, si attende l’arrivo di altri due voli, con a bordo tra i 180 e i 200 italiani, che saliranno a bordo dei mezzi dell’aeronautica militare italiana a Tel Aviv. Saranno dunque 400 i cittadini rimpatriati.

“Seguiamo minuto per minuto la situazione dei nostri connazionali, con l’ambasciata italiana a Tel Aviv, con la nostra unità di crisi al Ministero degli Esteri, alcuni stanno già rientrando. Stiamo facendo tutto il possibile per metterli in sicurezza”, ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani.