Un’altra ragazza morta per il velo: la storia di Armita Geravand

Un caso troppo simile a quello di Mahsa Amini, la ventiduenne curda che appena un anno morì a seguito delle percosse subite perché indossava il velo in modo non congeniale alla legge

Foto di Giorgia Prina

Giorgia Prina

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Armita Geravand è in coma. La sedicenne si trova ricoverata all’ospedale Fajir a Theran, in Iran, da quando, domenica, ha subito delle pesanti percosse dalla polizia morale del Paese. Questa è la versione riportate dalle Ong e quanto comunica il sito in esilio IranWire. Il diverbio tra la giovanissima e gli “agenti” sarebbe avvenuto poiché la ragazza non indossava il velo. Aggredita e portata via prima di sensi. A trasmettere tutta la violenza dell’accaduto un video dell’agenzia Reuters delle telecamere di sorveglianza della metro in cui si vede una ragazza seduta ad aspettare l’arrivo del treno sulla banchina della metro di Shohada a Teheran circondata da due donne col velo nero che si alzano, lasciandola sola. La giovane non fa in tempo a entrare nel vagone del treno appena arrivato al binario che subito ne esce, appunto, priva di sensi, trascinata via da alcune donne in chador nero. Poco dopo si vede una barella, pronta a per portarla in ospedale.

Armita Geravand è morta: “Se lo meritava”

AGGIORNAMENTO: In un video postato sui social dall’attivista Masih Alinejad una funzionaria della polizia morale iraniana ammette: “Abbiamo ucciso Armita Garawand, se lo meritava”.

Iran, Armita Geravand in fin di vita

Una nuova Mahsa Amini“. Queste sono le parole che più circolano nei media e tra gli opinionisti di tutto il mondo cariche di dolore e paura. L’eco è quello tragico e ben noto della ragazza 22enne curda morta a settembre del 2022 mentre si trovava in vacanza a Teheran con la famiglia ed è stata strappata alla vita. La sua vicenda è stata la miccia che ha attizzato il fuoco delle proteste dando il via a manifestazioni in Iran, ma anche nel resto del mondo. Perché la giovane di origine curda è deceduta dopo essere stata arrestata dalla polizia morale di Teheran perché portava male il velo, in un modo che non le copriva correttamente il capo, era troppo allentato. Non adatto alla legge della Repubblica islamica dell’Iran.

Ora un’altra ragazza, ancora più giovane, si trova in coma dopo dei fatti ancora da accertare e sui quali c’è il dubbio che la totale verità verrà sempre tenuta celata. Una foto circolata sui media la mostra intubata con una ferita alla testa coperta da un grosso cerotto, gli occhi chiusi, la flebo sul braccio sinistro abbandonato. Si tratta Armita Geravand, 16 anni, ridotta in fin di vita dopo il pestaggio da parte della polizia morale nella metropolitana di Teheran perché non indossava il velo islamico. Ora si trova nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Fajr della capitale iraniana. L’immagine è stata diffusa dal gruppo curdo per i diritti umani Hengaw Organization for Human Rights ed è rimbalzata su siti e social con la velocità della rete: una possibile miccia per una nuova ondata di proteste come quelle che hanno scosso l’Iran dopo la morte di Mahsa.

Molto diversa è invece la versione dell’accaduto riportato dal regime e dei media statali: la giovane sarebbe svenuta dopo un calo di pressione che l’avrebbe fatta sbattere contro un ferro del vagone del treno.

Le parole dei genitori di Armita Geravand

L’agenzia di stampa ufficiale Fars ha pubblicato un’intervista ai genitori della ragazza in cui affermano che non è stata aggredita: “Abbiamo controllato tutti i video e ci è stato dimostrato che è stato un incidente”, ha detto il padre. Gli agenti della sicurezza – riporta ancora Hengaw hanno sequestrato i telefoni cellulari dei parenti della giovane. Inoltre, la giornalista Samira Rahi, sostiene Iranwire, ha condiviso una foto che mostra il dispiegamento delle forze di polizia fuori dall’ospedale.

“Due auto della polizia sono posizionate all’ingresso del pronto soccorso dell’ospedale Fajr ed è evidente la presenza di agenti in borghese”, ha scritto su X citando una fonte informata. La giornalista ha anche riferito che “le forze di sicurezza hanno ispezionato i veicoli che transitavano nell’area e, in alcuni casi, hanno esaminato attentamente il contenuto dei cellulari dei passeggeri”.