Incidente Brandizzo, “ti amo papà”: le ultime strazianti parole delle vittime

Cinque uomini, dai 22 ai 53 anni. Cinque vite e cinque famiglie spezzate

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Giorgia Prina

Lifestyle Specialist

Web Content Creator e Internet addicted che ama la complessità del reale. La passione più grande? Sciogliere matasse con occhio critico e ironia.

Ci sono notizie che mai vorremmo leggere, e che invece riecheggiano nella cronaca con la stessa tragica frequenza. La strage di Brandizzo, che ha visto la morte di cinque operai impegnati sui lavori della linea ferroviaria, è una di queste. Morti sul lavoro. Un posto di lavoro che doveva dare stabilità economica, possibilità di vita per loro e per le proprie famiglie, prospettive per il futuro per i più giovani. E che invece ha portato a una tragica e, per molti versi insensata, morte. Michael Zanera, 34 anni, Giuseppe Sorvillo, 43 anni, Saverio Giuseppe Lombardo, 52 anni, Giuseppe Aversa, 49 anni e Kevin Laganà, 22 anni. Questi i nomi di chi quel giorno si era recato a svolgere la propria attività e che non è più tornato a casa.

Chi sono le cinque vittime di Brandizzo

Cinque uomini, dai 22 ai 52 anni. Tutti operai, tutti morti sul colpo in seguito a un forte impatto con un treno a Brandizzo. Tutti e cinque lavoravano per la società Sigifer di Borgo Vercelli, nel Vercellese e al momento dell’incidente stavano per iniziare la sostituzione di alcune rotaie.

Due delle vittime erano originarie della Sicilia. Il più giovane, Kevin Laganà, 22 anni, era originario di Messina, mentre Giuseppe Saverio Lombardo di 53 anni era originario di Marsala. Laganà si era trasferito in Piemonte e viveva a Vercelli. Dopo aver terminato la scuola aveva iniziato, appena maggiorenne, nel 2019, a lavorare per la Sigifer di Borgo Vercelli che si occupa di armamento ferroviario in tutta Italia.

Le loro sono storie di lavoro, ma soprattutto di famiglie a cui erano tutti e 5 molto legati. Lombardo fino al 2001 era vissuto in Sicilia, per poi trasferirsi in Piemonte. Era sposato e lascia un figlio.

Kevin imparava dagli altri il mestiere. “Cinque minuti prima di morire mi ha mandato un messaggio, ‘ti amo papà’, e poi non l’ho più visto rientrare a casa. Io adesso ho bisogno di giustizia. Chi ha colpa paghi, solo questo”. Queste le parole del padre del più giovane tra i cinque, un ragazzino, con una vita davanti a sé. “Mio figlio non aveva paura di niente, ci rassicurava sempre e anch’io pensavo: la manutenzione delle rotaie si fa quando non passano i treni, e allora mi sentivo più tranquillo”.

Michael Zanera e la foto della croce prima di morire

Michael Zanera, di Vercelli, era appassionato di fitness. Sui social raccontava del momento difficile che stava attraversando, tanto che poche ore prima della tragedia, postava una foto di una rotaia che stava saldando. “Mi è apparso un crocifisso, Dio mi vuole dire qualcosa”. Non sembra parlare in tono scherzoso, ma piuttosto con la certezza di essere davanti a un tetro segno premonitore. Zanera si rivolgeva a Dio tutti i giorni, dice. “Ultimamente non è un bel periodo”. Era un giovane sensibile. Per il suo compleanno, ad agosto, non aveva chiesto regali ma beneficenza, “donazioni per la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori di Torino”.

Per lo zio Marco Faraci, “era sveglio, intelligente, gli piaceva troppo quel lavoro. Anche se le cose non andavano bene faceva finta di nulla, si sforzava e andava avanti. A volte faceva anche il doppio turno, così mi diceva, glielo fanno fare perché doveva recuperare. Quando mia sorella lavorava l’ho cresciuto io, è stato il primo nipote per cui gli volevo un sacco di bene”.

Giuseppe Sorvillo e Giuseppe Aversa

Era di Sparanise, in provincia di Caserta, risiedeva a Brandizzo, Giuseppe Sorvillo. Lascia due figli e la moglie. “Aveva lasciato, come tanti giovani, il Casertano per cercare lavoro al di fuori della nostra provincia – lo ricorda Marianna Grande, del sindacato Cisl  –  un viaggio che nel caso del nostro concittadino non avrà ritorno”. Sorvillo era appassionato di sport e viaggi. Infine Giuseppe Aversa, 49 anni: nato e cresciuto a Chivasso, di origini calabresi, viveva a Borgo d’Ale (Vercelli). Cordogli ai familiari sono stati espressi dal sindaco Pier Mauro Andorno.