Smartworking, dal primo aprile cambiano le regole: tutto quello che devi sapere

Dal 1° aprile finiscono le procedure semplificate per lo smart working. Accordi individuali obbligatori, rischio multe fino a 500 euro

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Francesca Secci

Giornalista

Sarda, ma anche molto umbra. Giornalista pubblicista, sogno di una vita, da maggio 2023, scrive soprattutto di argomenti che riguardano l’attualità.

Ogni volta che si parla di smartworking emergono sempre nuove sfide e problematiche che richiedono un nuovo approccio da parte sia dei datori di lavoro che dei lavoratori. Con l’arrivo del nuovo mese, entreranno in vigore una serie di modifiche significative riguardanti il lavoro agile. Dal 1° aprile, infatti, termineranno le procedure semplificate per il regime di smartworking per i lavoratori fragili e i genitori con figli sotto i 14 anni di età. Questo segna un ritorno alle regole ordinarie per coloro che desiderano prestare servizio in modalità di lavoro da remoto.

L’ultimo Decreto Milleproroghe ha visto l’eliminazione di tutti gli emendamenti volti a prorogare o rendere strutturale il lavoro agile per alcune categorie, sia nel settore pubblico che privato. Ma cosa comportano queste modifiche?

Il Ritorno agli accordi individuali

In sostanza, si tornerà a fare affidamento sugli accordi individuali. Le aziende non potranno più accedere in modo semplificato alla possibilità di stabilire lo smartworking per i dipendenti, compresi coloro che sono in una condizione di fragilità o genitori con figli di età inferiore ai 14 anni.

Dal 1° aprile, i datori di lavoro dovranno stipulare accordi individuali per il lavoro da remoto. Questo diventa un obbligo, e le aziende devono seguire questa prassi, altrimenti potrebbero incorrere in sanzioni pecuniarie che vanno da 100 a 500 euro.

Gli accordi individuali devono essere concordati tra l’azienda e il lavoratore e devono contenere informazioni dettagliate riguardanti il tipo di accordo, se a tempo determinato o indeterminato, e le modalità di lavoro in presenza o da remoto. Inoltre, tali accordi devono includere regole specifiche sul luogo in cui il lavoratore svolgerà il proprio lavoro da remoto, nonché informazioni sui strumenti e le modalità di controllo forniti dall’azienda.

Uno degli aspetti cruciali da includere negli accordi è il diritto alla disconnessione. Questo è essenziale per garantire che i dipendenti che lavorano da casa abbiano il tempo adeguato per riposare e per la vita privata.

Comunicazione e sanzioni

Le aziende devono comunicare l’inizio del lavoro in modalità smart working entro 5 giorni tramite il portale Servizi Lavoro, seguendo la procedura standard. Il mancato rispetto di questa regola può portare a sanzioni pecuniarie da 100 a 500 euro per ogni lavoratore.

Questo obbligo di comunicazione vale anche per i lavoratori considerati fragili e per i genitori con figli di età inferiore ai 14 anni, poiché termina la deroga precedentemente prevista.

Inoltre, le imprese sono tenute a conservare i documenti relativi agli accordi con i lavoratori in modalità smart working per un periodo di almeno 5 anni.

Le donne sono le più penalizzate

Una ricerca condotta dal team di Economic Graph di LinkedIn per il Corriere sul mercato del lavoro italiano ha portato risultati interessanti. L’analisi si è concentrata sulle differenze di accesso al lavoro flessibile, in particolare al lavoro a distanza o ibrido, tra uomini e donne. I dati, raccolti attraverso il social network LinkedIn, mostrano chiaramente che le donne hanno minori opportunità di beneficiare delle nuove forme di flessibilità lavorativa rispetto ai colleghi maschi.

Solo il 5,8% delle donne pratica il lavoro da remoto rispetto al 6,8% degli uomini, mentre il 71,7% delle donne è obbligato a presenziare sul luogo di lavoro rispetto al 65,6% degli uomini. Per quanto riguarda il lavoro ibrido, con un numero concordato di giorni lavorativi a distanza, anche qui le donne risultano svantaggiate, con solo il 22,5% che ha accesso a questa soluzione rispetto al 27,6% degli uomini.

Sebbene le differenze possano sembrare modeste, in termini relativi, la forbice a favore degli uomini è del 17% per il lavoro a distanza e del 22% per il lavoro ibrido.