Genitorialità e lavoro: arriva lo sportello per il work-life balance

Per tanti riuscire a trovare il giusto bilanciamento tra lavoro e genitorialità è difficile, uno sportello arriva in aiuto

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Virginia Leoni

Giornalista e Lifestyle Editor

Nata nel 1981, giornalista, ufficio stampa e socia di una casa editrice, ha trasformato la sua passione in lavoro. Ama scrivere, leggere e raccontare.

Ogni giorno ci sentiamo proprio come degli equilibristi, che cercano di fare in modo che tutti gli aspetti della nostra vita siano amalgamanti alla perfezione. Gli impegni di lavoro, quelli privati e i figli, se si è genitori. Se provassimo a chiedere alle persone che abbiamo accanto quanto l’organizzazione quotidiana pesi sulle singole esistenze, probabilmente la risposta sarebbe: tanto.

Ecco perché l’attivazione di uno sportello per il work-life balance, che aiuti i lavoratori nella gestione degli aspetti burocratici della genitorialità è interessante e utile. L’idea è nata da Zeta Service e potrebbe essere il primo passo per aiutare nella gestione di alcuni aspetti, anche perché – dati alla mano – è emerso che i numeri delle mamme e dei papà che si sono dimessi sono davvero alti.

Figli e lavoro, i numeri in Italia

I dati che riporta l’Ispettorato del lavoro mettono nero su bianco le decisioni che una grossa fetta di genitori italiani hanno preso in merito al lavoro.

Numeri alla mano, a quanto pare, nel nostro paese nel corso del 2022 si contano 61.391 dimissioni da parte padri e madri, con un rialzo del dato del 17,1% rispetto all’anno precedente. Un gran numero di persone lo ha fatto prima dei tre anni di vita dei figli. La fascia di età, invece, maggiormente rappresentativa di coloro che hanno preso questa decisione è quella che va dai 29 ai 44 anni. La percentuale in tal senso è infatti del 79,4%. Quella delle donne ammonta al 72,8%.

Altro dato interessante è quello che indica che per il 63% delle persone, a quanto pare, la ragione maggiore che spinge a prendere questa decisione è la difficoltà nel conciliare lavoro e vita privata. Poi un numero che si evidenzia è quello che indica che, a lasciare il lavoro, sono soprattutto lavoratori in attesa del primo figlio o che hanno un solo figlio.

Dati che trovano eco in una ricerca pubblicata su People Managment che sottolinea come il 46% dei genitori ha lasciato il lavoro o sta pensando di farlo, anche in questo caso la motivazione è proprio la difficoltà di trovare il proprio work – life balance.

Per gli italiani il lavoro è la preoccupazione più importante? Per il 62,7% degli intervistati no, almeno stando all’ultimo rapporto Censis.
Insomma, la vita è quello che conta di più. Ed è in questo contesto che, a livello globale, ha preso piede quella che viene definita Great Resignation, ovvero le grandi dimissioni, decisione alla quale si arriva per le ragioni più disparate, tra queste anche il conciare la propria professione con la famiglia.

Lo sportello per il work-life balance

Si chiama Help Desk Genitorialità e a pensarlo è stata Zeta Service, realtà italiana che si occupa di servizi HR e payroll, che ha deciso di attuarlo per i propri dipendenti e per le aziende clienti.

Debora Moretti, Co-Ceo di Zeta Service e ideatrice dell’iniziativa, ha spiegato nel dettaglio di che cosa si tratta e da dove è partita l’idea: “I dati sottolineano l’importanza di affrontare in modo efficace le sfide legate alla genitorialità sul luogo di lavoro, promuovendo politiche e culture aziendali più inclusive e favorevoli alla famiglia – si legge su Quotidiano Nazionale -. È per questo che abbiamo deciso di creare uno sportello dedicato alla genitorialità per le persone di Zeta Service e per i dipendenti delle nostre aziende clienti: si chiama “Help Desk Genitorialità” e intende supportare i genitori dando loro risposte sugli aspetti burocratici, che, come abbiamo rilevato, creano non pochi problemi”.

A dirlo sono anche i dati: Zeta Service ha realizzato un sondaggio, da cui è emerso che più della metà delle donne ha avuto problemi a capire i passaggi burocratici per richiedere bonus, o similari. E che al tempo stesso avrebbero voluto più informazioni. Inoltre l’idea è nata proprio dalla sua esperienza personale, quando stava per diventare madre e confrontandosi con altre mamme e papà.

Ma oltre al sostegno nell’affrontare la burocrazia, qual è la strada che le aziende devono seguire per aiutare i genitori? “Le parole chiave per supportare i dipendenti genitori sono flessibilità e vicinanza – ha detto, come si legge su Quotidiano Nazionale -. L’azienda deve essere realmente interessata a comprendere le necessità delle sue persone, guardandole e ascoltandole nel loro complesso, in modo da introdurre benefit che possano favorire un migliore work-life balance e avere una maggiore flessibilità”.