“Salviamo la scrittura a mano”, l’appello dell’accademia della Crusca

Se continuiamo a considerare la tecnologia come "nostra sostituta", cosa resterà delle nostre abilità umane? Cosa resterà della scrittura manuale?

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Pubblicato: 1 Marzo 2024 11:37

La tecnologia ha semplificato le nostre vite, lo ha fatto sicuramente con i rapporti, con le distanze e anche con le abitudini. Lo ha fatto con i calcoli, le ricerche e gli studi e lo ha fatto anche con la comunicazione. Basta uno smartphone, e qualche applicazione di messaggistica istantanea per tenerci in contatto con chi è dall’altre parte del mondo, un computer per lavorare da remoto e una tastiera per scrivere fiumi di parole. Ma che ne resterà, poi, delle nostre abilità umane? Poco o nulla, se consideriamo la tecnologia come una sostituta di tutto quello che siamo, di tutto ciò che sappiamo e che possiamo fare.

È probabilmente da questa consapevolezza che è emerso il doveroso appello lanciato dall’Accademia della Crusca. Un invito, che è più un monito, a preservare la nostra umanità, le nostre capacità e anche la nostra lingua. La scrittura manuale, soprattutto, che è sempre più soppiantata dalle tastiere dei vari device che utilizziamo quotidianamente e che rischiano di minare la sopravvivenza della nostra lingua.

“Difendiamo la scrittura a mano”

Cosa resterà della nostra lingua? A chi sarà affidato il compito di proteggerla e tramandarla a posteriori se le nuove generazioni sono dipendenti dagli smartphone e dai computer? Sono queste le domande che si è posto Claudio Marazzini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca interrogandosi sulle abitudini dei nativi digitali, che non possono e non devono diventare “analfabeti”.

Ne ha parlato all’Adnkronos, schierandosi nettamente in difesa della lingua italiana e accendendo i riflettori su una questione che forse, per troppo tempo, è stata sottovalutata. “La scrittura manuale deve restare come forma educativa primaria e come strumento utilissimo, e deve essere anche curata la forma di un corsivo leggibile. Non basta muovere le dita veloci su di una tastiera” – ha poi aggiunto – “Non basta dettare un messaggio vocale o trascritto automaticamente da una macchina. Guai a chi vuole trasformare il nativo digitale in un analfabeta sostanziale”.

È un problema grande, sicuramente non trascurabile, quello evidenziato da Claudio Marazzini. E lo è ancora di più se consideriamo che le nuove generazioni sono ormai dipendenti dalla tecnologia. Ma non si tratta solo di un vezzo o di una semplificazione, queste abitudini, infatti, hanno direttamente a che fare anche con l’educazione. Basti pensare che nella scuola dell’obbligo i bambini utilizzano già dei dispositivi digitali che, nella maggior parte dei casi facilitano sì, ma tolgono anche spazio alla scrittura a mano.

Un appello per il corsivo

L’allarme è stato lanciato: la scrittura manuale è sempre più a rischio, perché sono sempre meno le persone che la usano. Lo facciamo noi, che abbiamo abbracciato la tecnologia quasi come fosse una naturale estensione, e lo fanno gli studenti che si affidano a strumenti artificiali durante i loro percorsi educativi.

Non è tutto però, perché in questa battaglia gentile volta a preservare la scrittura manuale, l’Accademia della Crusca ha evidenziato anche un’altra problematica che è direttamente correlata allo stile di scrittura. I bambini, infatti, sono sempre più abituati e invitati a utilizzare lo stampatello, quando ancora scrivono con penna su carta, piuttosto che il corsivo. Eppure, la mancanza di questo, rischia di non permettere di sviluppare degli stili individuali e di renderli tutti uguali.

Il corsivo, inoltre, “è fondamentale per ottenere il controllo manuale dell’arto sotto dominio intellettuale, in un equilibrio assolutamente prezioso e necessario” – come spiega Marazzini all’Adnkronos -“Per prima cosa, dunque, occorre dire con chiarezza che chi propone di abolire la scrittura manuale (se pur esiste davvero chi abbia l’impudenza di proporre una cosa del genere), manca di qualunque criterio pratico ed educativo. Immaginiamo un uomo che non sia in grado di prendere un appunto al volo su un pezzo di carta, ma dipenda sempre dalla batteria di un suo strumento. Poveretto, quest’uomo! Come maledirà chi lo ha ridotto così”.