Ilaria Salis, lettere dal carcere: “Non posso parlare neanche con mia madre”

Mentre il caso di Ilaria Salis si fa sempre più complicato, sono state pubblicate le lettere dove racconta quello che sta passando

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Francesca Secci

Giornalista

Sarda, ma anche molto umbra. Giornalista pubblicista, sogno di una vita, da maggio 2023, scrive soprattutto di argomenti che riguardano l’attualità.

Dopo aver condiviso le sue tormentate esperienze di prigionia attraverso un memoriale, Ilaria Salis ha deciso di aprire le porte del suo cuore anche attraverso le pagine di un diario, rivivendo così i primi giorni angoscianti trascorsi dietro le sbarre a Budapest.

Le lettere di Ilaria Salis dalla prigione

L’11 febbraio 2023, Ilaria è stata arrestata in Ungheria con l’accusa di aver aggredito due neonazisti nel “Giorno dell’onore”. Le foto che la ritraggono in manette a mani e piedi durante il processo hanno scosso l’opinione pubblica, riportando l’attenzione sui diritti umani e le condizioni carcerarie.

“Cara mamma, ti scrivo”, inizia così una delle pagine del diario di Ilaria Salis, dove si descrive come “Io, straniera tumulata viva”, un’anima confinata tra le rigide mura della prigione di Budapest.

Le sue prime lettere dalla prigione, che raccontano i giorni iniziali di detenzione, sono state pubblicate in esclusiva da La Repubblica in collaborazione con Tg3. In esse, Ilaria Salis descrive il suo primo sguardo al mondo esterno dalla finestrella della sua cella, la pratica quotidiana di esercizio fisico come unica forma di distrazione e di salvezza, e l’incontro con le altre detenute, che la osservano con sospetto e curiosità. Descrive Budapest in questo modo: “Dalla bocca di lupo scorgo alcune guglie e immagino che si tratti di una cattedrale. In seguito scoprirò che in realtà è il Parlamento. Del resto ho trascorso qui a Budapest appena qualche manciata di ore prima di ritrovarmi in manette e della città non so praticamente nulla. Sono in cella da sola e fortunatamente non soffro troppo la solitudine”.

Lontana dalla sua patria, con i suoi contatti esterni improvvisamente interrotti, si sente sempre più isolata e intrappolata in un mondo estraneo, dove ogni giorno è un’agonia di incertezza e oppressione. La prospettiva di poter finalmente spedire le sue lunghe lettere, un giorno, diventa un pensiero confortante, un barlume di speranza nel buio del suo isolamento.

Con una mente che prova a evadere da quella prigione e un cuore coraggioso, Ilaria utilizza l’immaginazione per affrontare la dura realtà che vive. Col passare dei giorni, la sua situazione si fa sempre più cupa. L’isolamento, l’incertezza sul futuro e la mancanza di contatti con l’esterno pesano pesantemente sulla sua psiche.

Il momento più commovente giunge quando, dopo 26 giorni di detenzione, riesce a parlare con i suoi familiari al telefono. Questo breve momento di connessione umana le dona una gioia ineffabile, ma è di breve durata: il telefono le viene confiscato e le comunicano che la detenzione verrà prolungata: “Per loro sono un mostro, imprigionata in un Paese che non conosco. Non posso neanche comunicare con mia madre”.

Qual è il destino di Ilaria Salis

La solidarietà per Ilaria si è manifestata in molteplici forme. Mentre il suo caso ha attirato l’attenzione internazionale, suo papà, Roberto Salis, ha annunciato di aver trovato una soluzione a Budapest nel caso i giudici dovessero decidere per i domiciliari in Ungheria.

Il suo destino rimane incerto mentre si discute sulle possibilità di un eventuale rientro in Italia. Il Ministero della Giustizia italiano sta lavorando per garantire che, in caso di concessione degli arresti domiciliari, non vi sia alcun rischio di fuga e che partecipi regolarmente al processo. Si sta considerando l’uso di dispositivi elettronici come il braccialetto per monitorarne i movimenti. La questione di un processo in sua assenza rimane complessa, con possibilità di riportarla in udienza a Budapest o utilizzare videocollegamenti.

Le valutazioni legali e diplomatiche sono in corso, e si prospetta un potenziale rischio che il processo e l’eventuale espulsione si protraggano fino al 2025. Il Ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha sottolineato l’importanza di agire con discrezione e ha invitato alla cautela nell’affrontare la questione, evitando di alimentare ulteriori tensioni. La politica del silenzio è vista come una strategia per risolvere la situazione in modo pacifico, prendendo ad esempio casi precedenti come quello di Zaki e Alessia Piperno. Tajani ha sottolineato che parlare pubblicamente della vicenda potrebbe danneggiare ulteriormente la posizione di Salis e ha esortato sia Salvini che la segretaria del PD Schlein a fare attenzione alle loro parole

La situazione diplomatica infatti è tesa. Dopo l’incontro tra il ministro Tajani e i rappresentanti ungheresi, è emerso uno scambio di dichiarazioni che ha rischiato di trasformarsi in un vero e proprio incidente diplomatico. Budapest ha espresso sorpresa per l’interesse dell’Italia nel caso, descrivendo Ilaria Salis come parte di un’organizzazione di sinistra radicale e auspica che riceva la “meritata punizione”.

Tajani ha quindi negato qualsiasi interferenza, mentre il padre di Ilaria ha sottolineato la necessità di solidarietà e il rispetto dei diritti umani, riaffermando il ruolo fondamentale della società civile nel contrastare le ingiustizie.