Ilaria Salis, parla il padre della ragazza in carcere a Budapest: “In condizioni disumane”

L’appello del padre di Ilaria Salis, 39enne italiana detenuta da un anno in un carcere di Budapest

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Maria Francesca Moro

Giornalista e Lifestyle Editor

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Ilaria Salis ha 39 anni, la sua casa è a Milano, il suo lavoro è quello di maestra elementare e da sempre manifesta apertamente i propri ideali politici. E proprio a causa di quest’ultimi che la donna, dichiaratamente antifascista, da un anno è rinchiusa in un carcere a Budapest, in Ungheria, senza troppe possibilità di comunicare con l’esterno. Il padre chiede aiuto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Le dure parole del padre di Ilaria Salis

Ormai da un anno, Ilaria Salis è rinchiusa in un carcere di Budapest. È stata arrestata nella capitale dell’Ungheria, dove si trovava per prendere parte, come antifascista, a una contromanifestazione in risposta al raduno neonazista formatosi in città per una commemorazione storica. Le forze dell’ordine ungheresi l’hanno arrestata, assieme ad altri manifestanti, con l’accusa di aver aggredito due estremisti di destra. Era l’11 febbraio 2023.

“Fino a settembre non abbiamo potuto comunicare con lei” racconta il padre Roberto Salis al Corriere della Sera. “È stata tenuta otto giorni con abiti sporchi, scarpe a spillo neppure della sua misura, senza carta igienica, sapone, assorbenti e un asciugamano in isolamento e in uno stato di malnutrizione. – aggiunto Salis intervistato da Vanity Fair – Quando è stata poi spostata in un’altra cella è stata l’altra detenuta ad aiutarla e solo dopo 35 giorni le è stato consegnato un pacco con generi di prima necessità da parte dell’Ambasciata”.

Seppur non più in isolamento, la detenzione di Ilaria Salis è dura: “La situazione è drammatica. – prosegue il padre – A parte l’ora d’aria, la doccia e qualcosa che può acquistare nello shop del carcere, è nell’inattività più assoluta. Può ricevere due libri al mese, e anche questo è incredibile. Non può frequentare corsi di lingua”. Nonostante le difficoltà, la donna si mostra serena e prova a non far preoccupare i genitori quando ha la possibilità di sentirli.

“Ilaria per me è un’idealista descritta perfettamente dall’ultima pagina del racconto di Zerocalcare (il fumettista le ha dedicato una graphic novel su Internazionale, ndr). Mia figlia è una che non ha paura di buttarsi nel pozzo per un ideale. Io preferirei non lo facesse, ma la ammiro perché lo fa”.

La mobilitazione a favore di Ilaria Salis

L’appello del padre è stato recepito da tanti, sempre più numerosi, cittadini italiani. Oltre 40mila firme sono state raccolte nelle due petizioni online che chiedono di riportare Ilaria in Italia. Una è stata lanciata dal padre, l’altra dalla senatrice Ilaria Cucchi, sorella di Stefano.

A muoversi in favore della 39enne detenuta in Ungheria, anche volti noti. Da Zerocalcare, che le ha dedicato una graphic novel, a Marco Castoldi, in arte Morgan, che di Ilaria fu compagno al Liceo classico Zucchi di Monza. Attivo per portare l’attenzione delle istituzioni sul caso di Ilaria Salis anche il politico Pippo Civati, monzese come lei. “Questo supporto ci aiuta a non perdere la speranza” ha commentato Roberto Salis.

Il 29 gennaio è previsto il processo per Ilaria Salis, che si terrà in Ungheria, ma l’obiettivo dei manifestanti è quello di riportare la donna in Italia per essere qui processata. Si temono le dure leggi ungherese, spesso al di sopra dei diritti della persona, che prevedono fino a 24 anni di reclusione per il crimine di cui è accusata – seppur si sia sempre dichiarata estranea ai fatti – Ilaria Salis.