Quando un terribile fatto di cronaca diventa mediaticamente rilevante su scala nazionale, è facile prevedere la discesa verso il grottesco. È quanto accaduto puntualmente in relazione al brutale omicidio di Giulia Cecchettin.
Le opinioni in merito all’accaduto in sé, ai risvolti giudiziari possibili, alle possibili azioni sociali e politiche da compiere e alle strutture mentali e societarie che contribuiscono a un clima di terrore e a una vera e propria strage di genere, hanno spesso toccato il fondo.
Sul web, in televisione, in radio e sui giornali, si è assistito, e ancora accade, a una sorta di match di tennis infinito. Tutti a caccia di un punto, della vittoria personale, e davvero pochi interessati a una discussione reale e concreta. È il momento della rabbia, dunque è facile capire come ora a dominare siano le grida. Peccato, però, che solitamente in seguito non si assista al dialogo, bensì al silenzio, o al massimo a qualche sussurro.
Le bimbe di Filippo Turetta
Per quanto drammatico e brutale, per quante interconnessioni possa avere con la società marcia nella quale viviamo, quando un caso di cronaca nera diventa di caratura nazionale, il trattamento che riceve è alla stregua di un fatto di gossip.
Basti pensare ai modi teatrali di Cruciani, che grida in radio e professa l’innocenza propria e del genere maschile tutto. La storia insegna, però, che restare in silenzio non vuol dire essere innocenti. Starsene a guadare ripulisce le mani del sangue altrui, non del tutto.
L’esempio più basso è però la creazione di una pagina Facebook, Le bimbe di Filippo Turetta. Difficile pensare che alle spalle possa esserci una reale ideologia, che vada oltre la creazione di un fenomeno di scalpore mediatico. Si può ritenere che sia colmo di account fake ma, se anche fosse vero, almeno una persona reale ha agito per crearla.
Tanti i post di sostegno, così come quelli di denuncia per questa oscenità. Spazio inoltre per attacchi alla sorella della vittima, Elena Cecchettin, già finita nel mirino di un consigliere regionale, Stefano Valdegamberi, che tra le varie cose l’ha accusata di satanismo.
Come denunciare il gruppo Facebook
La pagina Facebook è stata chiusa ma l’azione ha avuto un effetto risibile. È stato infatti creato poco dopo un gruppo privato, che continua liberamente a poter ammettere iscritti. Impossibile pensare che siano tutti account fake.
L’assurdità del tutto, non può farci pensare che non ci siano persone reali pronte a sostenere un assassino. Non si spiegherebbe, altrimenti, quanto avvenuto negli USA a Capitol Hill in nome di Donald Trump.
Al di là dello spazio sul web dato a queste persone, purtroppo, c’è qualcosa che possiamo fare? Ecco il senso ultimo di questo articolo. È possibile denunciare il gruppo, ancora e ancora, proseguendo anche dopo la sua ennesima e prevedibile riproposizione.
Sarà un po’ come lottare contro i mulini a vento, certo, ma è un tipo di battaglia che tutti possiamo portare avanti, in questo caso e in altri, comodamente da casa. Il minimo sforzo per dare un altrettanto minimo contributo. Delle voci devono sollevarsi e soprattutto continuare a farlo anche quando spunterà all’orizzonte un nuovo tema cardine di cui parlare.
Ecco le indicazioni:
- recarsi sul sito https://www.commissariatodips.it/segnalazioni/segnala-online/index.html;
- indicare la propria mail di riferimento;
- indicare un argomento come oggetto della segnalazione;
- incollare l’url del gruppo in questione;
- aggiungere eventualmente un commento.