“Ai figli solo il cognome della madre”, una proposta che fa riflettere

E se ai figli e alle figlie venisse dato automaticamente solo il cognome della madre? La proposta di Franceschini riaccende il dibattito, tra riflessioni e polemiche

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Nicoletta Fersini

Giornalista, Content Editor, SEO Copywriter

Giornalista ed evocatrice di parole: appassionata di lifestyle, tv e attualità. Inguaribile curiosa, osserva il mondo. Spesso sorseggiando un calice di vino.

Pubblicato: 25 Marzo 2025 18:53

E se ai figli venisse dato solo il cognome della madre, alla nascita? Il tema è balzato subito agli onori della cronaca e da ore se ne parla, nel bene come nel male. C’è chi l’ha recepita come una “provocazione”, chi come una inutile semplificazione di una questione ben più pregna. Nei fatti si tratta di una vera e propria proposta che Dario Franceschini del Partito Democratico – di propria iniziativa – intende presentare al Senato. Tra riflessioni e polemiche, s’intende.

La proposta di Franceschini

La proposta dell’ex Ministro, oggi all’opposizione del Governo di Giorgia Meloni con il Partito Democratico, è stata presentata dallo stesso nel corso dell’Assemblea del Gruppo Dem al Senato: tra i punti all’ordine del giorno, la questione dell’assegnazione del cognome dei nascituri. I Senatori democratici hanno appreso quanto poi Franceschini stesso ha condiviso – spiegandone le ragioni – in una breve nota su X (ex Twitter): presentare una legge che preveda che ogni bambino o bambina alla nascita assuma solo ed esclusivamente il cognome della madre.

“Ai figli solo il cognome della madre. Anziché creare infiniti problemi con la gestione dei doppi cognomi, dopo secoli in cui i figli hanno preso il cognome del padre, stabiliamo che dalla nuova legge prenderanno il solo il cognome della madre. È una cosa semplice e anche un risarcimento per una ingiustizia secolare che ha avuto non solo un valore simbolico ma è stata una delle fonti culturali delle disuguaglianze di genere”, si legge.

L’idea del Senatore è presentare la proposta in Commissione Giustizia al Senato, dove sono in esame già quattro proposte di DDL sul cognome dei figli, con l’intento di modificare una norma che ha già subito una piccola “scossa”. La Corte Costituzionale, infatti, nel 2022 ha stabilito che le leggi sull’attribuzione automatica del cognome del padre ai figli sono illegittime, nonché discriminatorie e lesive dell’identità del figlio/a. Secondo questa sentenza i genitori dovrebbero decidere di comune accordo, dando per assodato che al figlio o alla figlia vadano entrambi i cognomi (nell’ordine deciso da loro) ma con la possibilità di scegliere di mantenerne soltanto uno. Tutto sempre di comune accordo.

L’invisibilità delle madri, tra riflessioni e polemiche

Considerato che al momento esiste solo la sentenza della Corte Costituzionale, ma resta un vuoto normativo sull’attribuzione del cognome ai figli e alle figlie, vien da chiedersi: questa “estremizzazione” è davvero utile? La riflessione si è aperta a molte interpretazioni, sia da parte degli addetti ai lavori (vedi “colleghi” di Franceschini) sia da parte dei comuni cittadini, che poi – non dimentichiamolo – sono i primi destinatari di qualsiasi legge.

Per alcuni non è una priorità, per altri poco ha a che vedere con i “secoli di discriminazioni” che le donne hanno subito ma che si potrebbero (e dovrebbero) risolvere con cose meno ideali e più pratiche, come la parità retributiva, tanto per citarne una. C’è chi ne sottolinea il paradosso: dare il cognome della madre al figlio o alla figlia vuol dire nei fatti trasmettere il cognome che la stessa ha a sua volta ereditato dal padre, quindi il cognome del nonno.

La Senatrice PD Laura Valente ha affermato che “quella sull’attribuzione del cognome della madre ai figli è una battaglia di civiltà e il fatto che una proposta di avanguardia venga da un uomo è un’innovazione positiva e coraggiosa”. Le ha fatto eco Anna Rossomando, vicepresidente DEM del Senato: “Oggi finalmente una voce maschile ha riscontrato che per secoli c’è stata una sorta di invisibilità delle donne, con l’attribuzione del solo cognome del padre”. Laura Boldrini ha sottolineato che, qualunque sia la strada da intraprendere, “questo tema non si può più rimandare“, e ancora la capogruppo DEM alla Camera ha definito la proposta “un taglio simbolico potente”.

I “no” non si sono fatti attendere, da Salvini che ha ironizzato sulla “cancellazione” dei papà a Calenda che ritiene vi siano altre priorità, fino a Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia del Senato, che ha ribadito la necessità di “trovare un punto di equilibrio che non renda nessun genitore invisibile”.