Congedo mestruale da scuola: come funziona e perché è ora di parlarne seriamente

Una scuola in provincia di Frosinone ha reso il congedo mestruale realtà (sulla scia di iniziative simili)

Foto di Virginia Leoni

Virginia Leoni

Giornalista e Lifestyle Editor

Nata nel 1981, giornalista, ufficio stampa e socia di una casa editrice, ha trasformato la sua passione in lavoro. Ama scrivere, leggere e raccontare.

Piccole grandi iniziative, capaci di fare la differenza e di proiettarci in avanti per rendere la vita delle donne più facile, per dotarle di un diritto importante, necessario e determinante.

Fa notizia, ed è giusto che sia così, l’introduzione del congedo mestruale da scuola: un nuovo istituto, infatti, ha stabilito di dotare di questa possibilità le studentesse che soffrono di dismenorrea.

Perché il dolore non è un’idea, è reale e va trattato come tale e se la legge in Italia non c’è (per il momento) ancora, allora ben vengano iniziative che vanno a porre rimedio a una lacuna legislativa, a un diritto, che va presa seriamente.

Congedo mestruale da scuola, in questo istituto è diventato realtà

Alcuni paesi del mondo hanno leggi che danno alle donne il diritto di assentarsi da lavoro in caso di mestruazioni dolorose. In Italia, per il momento, non c’è una normativa a cui fare riferimento (c’è una proposta di legge). Ma ci sono le scuole e lì, in quei luoghi di educazione e apprendimento, sono stati compiuti passi importanti.

L’ultimo in ordine di tempo è l’Istituto di istruzione secondaria G. Sulpicio che si trova a Veroli, in provincia di Frosinone, il primo della zona e tra quelli che – nel nostro paese – hanno introdotto il diritto al congedo mestruale.

Nello specifico le studentesse che soffrono di dismenorrea, hanno la possibilità di usufruire di due giorni al mese di permesso, che non vanno a sommarsi con quelli di assenza. Ovviamente presentando un certificato medico.

L’idea è partita dalla rappresentanza studentesca e ha ottenuto l’approvazione del consiglio d’istituto, così anche questa scuola segue l’esempio delle altre che in Italia hanno dato il via all’introduzione del diritto al congedo mestruale.

Il plauso per l’iniziativa, come riporta Ansa, è arrivato dalla consigliera regionale del Lazio Sara Battisti che ha scritto alla dirigente scolastica una missiva. “Ha un carattere rivoluzionario specie nel momento storico nel quale si colloca. Stiamo infatti assistendo in questi giorni, a seguito del femminicidio di Giulia Cecchettin, ad un dibattito molto profondo sul ruolo ricoperto dalla scuola nell’ambito dell’educazione delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi e sulla necessità di promuovere l’introduzione dell’educazione sessuale e all’affettività tra i banchi di scuola”.

Perché bisogna parlare del congedo mestruale

Ci sono dei giorni – durante l’arco del mese – durante i quali le donne sanno già che staranno male. Non tutte, chiaramente, ma molte sì. In quei giorni il desiderio che si prova è quello di stendersi su un letto e non fare nulla, eppure non si ha il diritto di farlo. Per questo, per quel dolore che provano tutte quelle donne, il congedo mestruale dovrebbe diventare realtà.

Bisognerebbe togliere il velo di tabù che ancora circonda molti degli argomenti legati alla salute femminile, come ciclo mestruale, dispositivi per il contenimento del sangue o menopausa, e iniziare percorsi seri e costruttivi di dialogo per poter cambiare le cose.

Un primo passo in tal senso era stato fatto nel 2016, poi nuovamente a febbraio 2023 con la proposta di legge di Alleanza Verdi – Sinistra Italiana che prevede – tra le altre cose –  che vengano concessi fino a due giorni di congedo mestruale al mese per studentesse e lavoratrici che soffrono di dismenorrea. Il momento di cambiare le cose è arrivato.