Dalle casse dell’oratorio, da quelle a bordo piscina, direttamente dal campus estivo dei bambini, sino allo schermo della tv, la trap ha trovato inspiegabilmente tutte le porte aperte, anche quelle che dovrebbero proteggere i nostri figli e le nostre figlie. Il suo impatto sui giovani non è una questione marginale, in quanto la collettiva esposizione alla violenza, alla misoginia, alla discriminazione di genere potrebbe avere conseguenze sulla formazione del pensiero dei ragazzi/ragazze.
Ce lo siamo domandate tante volte, da mamme e papà ma anche da educatori ed educatrici, come sia possibile che certi linguaggi e comportamenti aggressivi e discriminatori si siano insinuati nelle nostre case, arrivando sino alle labbra dei più piccoli.
Spesso giudicanti verso i giovani, non ci siamo però accorti di essere stati noi a far entrare in casa improperi sessisti, oggettivizzazione dell’altro, tra rime piuttosto esplicite fatte di coltelli, metalli pesanti, promesse di violenze future e spedizioni punitive.
Eppure, basta ascoltarla la musica che accettiamo durante il gioco aperitivo o, peggio ancora, al compleanno di nostra figlia / di nostro figlio: la trap è un continuum di rime agghiaccianti, parole pesanti che volano come sfuggendo alla forza di gravità. La prematura, eccessiva ed inadeguata esposizione ai social, inoltre, accelera il processo di conoscenza verso questo mondo, spostando sempre più indietro l’orologio di fruizione di contenti moralmente inaccettabili.
Così, sempre più spesso, i conflitti dei giovanissimi si risolvono in coltelli, se non in pistole, e di questa improvvisa caduta verso il baratro non vorremmo farci l’abitudine, come spogliati della più basica forma di umanità.
Il fisiologico conflitto fra adolescenti e preadolescenti sta sconfinando nella sceneggiatura dei peggior film che non vorremmo farli vivere. Le più svariate forme di possesso sulle donne, la violenza sessuale sulle ragazze ed i femminicidi sono dati che registriamo sempre più frequentemente. Per cui è quanto meno lecito domandarsi se possa esserci un collegamento fra educazione e musica, anche solo in termini di accelerazione e/o di accettazione verso certi comportamenti e certi linguaggi.
In questo articolo ci siamo soffermati sul possibile impatto della musica trap sul comportamento dei giovani, in quanto la cultura giovanile, come normale che sia, si foraggia anche attraverso quello che entra nelle proprie orecchie. E lo facciamo attraverso le parole di Giuseppe Di Rienzo, managing director di Fondazione Libellula, esperto dei processi formativi e pedagogista, in passato membro della Consulta Nazione del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza.
Indice
Influenza del linguaggio (violento e misogino) sull’educazione
Abbiamo posto questa domanda a Di Rienzo, gli abbiamo chiesto se l’esposizione ad un linguaggio foriero di violenza e sessismo abbia la capacità di influenzare i giovani e le giovani. Le sue, come leggerete, sono parole lucide, ferme, oculate, perché profondo conoscitore ed osservatore dei comportamenti dei nostri ragazzi/e e di come questi percepiscono e si pongono di fronte alla violenza fra pari e non solo.
“Generalizzando, non siamo molto consapevoli che ciò che comunichiamo e il modo in cui lo facciamo sono espressione del contesto socioculturale in cui cresciamo e dei suoi valori.
Le parole che usiamo, e il modo in cui le pronunciamo, possono alimentare pregiudizi, stereotipi e discriminazioni poiché i modi di dire, i luoghi comuni considerati innocui, possono contribuire alla creazione di uno scenario culturale sessista. E in questo scenario, le nuove generazioni apprendono, per imitazione, come parlare e quali comportamenti agire.
Bambine, bambini e adolescenti che crescono immersi in linguaggi violenti e misogini, possono quindi far propri questi modelli comunicativi, interiorizzarli e agirli nelle proprie relazioni personali, soprattutto con i propri e le proprie coetanee.
Questi effetti si presentano con maggiore evidenza se, nell’età evolutiva, si è vittime di violenza verbale, come insulti, minacce e denigrazione: in questi casi viene danneggiata la crescita dei bambini e delle bambine, si avrà un’influenza negativa sulla percezione di sé e il linguaggio appreso, con molta probabilità, si manifesterà anche in età adulta. Inoltre, la violenza verbale ha anche conseguenze rilevanti sul comportamento dei bambini e delle bambine abusati verbalmente, i quali mostrano tassi più elevati di delinquenza e di problemi interpersonali rispetto ai coetanei non abusati.
Dati dell’OMS riportano che l’abuso emotivo (e l’abuso verbale è una forma di abuso emotivo) è la forma più diffusa di maltrattamento infantile”.
Musica trap: il suo ruolo nella discriminazione di genere
La violenza verbale, spesso a danno di ogni tipo di minoranze, può essere intesa come forma di abuso emotivo, dunque, e ci possiamo domandare se, il fatto che sia cantata, abbia lo stesso effetto di quella comune.
Le parole violente, offensive, denigranti contro le donne vengono ascoltate dai bambini anche in luoghi deputati all’educazione e all’ intrattenimento giocoso. E spesso accade per l’ assoluta superficialità degli adulti che considerano innocuo (o peggio ancora divertente) questo genere musicale.. La musica trap è trattata come forma di espressione da tutelare come tutte le altre, e che perciò merita la garanzia alla sua diffusione ovunque, ed in modo irreversibile.
Eppure ci si domanda come sia possibile che gli adolescenti, generazioni lontane dalla cultura patriarcale possano accettare (inspiegabilmente ragazze comprese) la sottomissione della donna ad una volontà mortificatoria da parte dei maschi. Il patriarcato non si era estinto?
“Se intendiamo con patriarcato il dominio, il possesso (preteso, imposto, subito, accettato o legittimato) della donna da parte dell’uomo, dobbiamo ricordarci che i modelli pedagogici con cui cresciamo i bambini e le bambine sono impregnati di visioni stereotipate del maschile e del femminile, le quali sostengono e alimentano la cultura patriarcale.
Siamo quindi ben lontani dal poter affermare che le nuove generazioni sono distanti da un’educazione patriarcale e maschilista.
La musica, come fenomeno culturale, non è esente dal rappresentare le logiche del patriarcato: Riccardo Burgazzi, nel libro “Il maschilismo orecchiabile”, analizza 170 canzoni italiane scritte tra la fine degli anni ’50 e la fine degli anni Zero, da cui emerge una donna idealizzata come un angelo, o come una poco di buono; in cui si racconta dell’amore come possesso, di azioni da stalker o che arrivano ad inneggiare agli stupri.
Le canzoni sono figlie del loro tempo e della cultura di cui è intrisa la persona che le scrive, così come chi l’ascolta. E così come le canzoni possono veicolare messaggi sessisti e violenti, potrebbero farsi portavoce di modelli culturali più rispettosi, gentili e inclusivi.
Le canzoni con messaggi violenti e sessisti non sono distanti dalle notizie che leggiamo ogni giorno, dai messaggi che sono trasmessi in molti programmi televisivi”.
Musica trap: il nostro ruolo di genitori
La disparità di genere è un problema universale che, qui da noi, è più un argomento da salotto televisivo che un punto di partenza, serio, per raggiungere obiettivi più adeguati e positivi. Ci si domanda, in special modo fra noi donne, se davvero ci sia un interesse affinché le cose cambino. La leggerezza, l’accettazione, anche nelle trasmissioni di famiglia, di ritornelli volgari e sessisti, fa venire il serio dubbio che mai ci toglieremo di dosso il ruolo marginale della donna come accessorio del maschile.
La musica trap, che ci racconta come soggetti-oggetti a disposizione di qualsiasi tipo di intenzione dell’uomo, può rappresentare un problema quando ci diventa familiare, e canticchiatile in qualsiasi momento e di fronte ai minori?
“La trap non è un problema, così come non lo è un film con scene violente, un libro che descrive episodi di violenza. Questi non costituiscono un problema se, chi si relaziona con tutto questo, è capace di discernere, è capace di spirito critico; se si hanno accanto delle persone adulte capaci di stimolare il pensiero critico dei ragazzi e delle ragazze. Questo è fondamentale perché, durante l’adolescenza non c’è una comunicazione efficace tra le differenti parti del cervello e questo incide sulla capacità di decidere, equilibrando emozione e ragione. Le emozioni in adolescenza possono emergere in maniera veloce e intensa ed è il motivo per cui, in questa particolare fase della vita, si ricorre maggiormente all’azione piuttosto che alla riflessione.
Ed è il motivo per cui la società, nella sua globalità, deve rivestire un ruolo educativo consapevole perché che lo si voglia o meno, ogni persona veicola riferimenti che condizionano, in bene o in male, la formazione dell’identità delle nuove generazioni. I giovani e le giovani hanno bisogno di modelli da stimare e ai quali fare riferimento: noi persone adulte abbiamo una grandissima responsabilità educativa e di conseguenza una grandissima responsabilità nel sostenere lo sviluppo di capacità critiche nelle nuove generazioni”.