La dislessia è una malattia?
C’è ancora chi pensa che la dislessia sia una malattia. Magari anche contagiosa, che si attacca dando un morso a un panino offerto da un compagno di classe dislessico. Per evitare che tanti ragazzi e ragazze si sentano discriminati ed emarginati e debbano subire simili umiliazioni è necessario che la conoscenza in materia di Disturbi Specifici di Apprendimento si diffonda il più possibile, sconfiggendo pregiudizi e false credenze.
Il disturbo della lettura
La dislessia è il disturbo specifico della lettura. Non è una patologia, ma una particolare modalità di funzionamento delle reti neuronali che rende difficoltosa l’operazione del leggere. La lettura richiede la capacità di svolgere una serie di operazioni mentali in modo simultaneo: la decodifica delle lettere, l’associazione dei grafemi ai suoni corrispondenti, la comprensione del significato delle parole e del senso generale delle frasi e dei testi.
Per un bambino dislessico, però, queste operazioni non sono automatiche e quindi richiedono uno sforzo maggiore in termini di fatica e tempo.
Come riconoscere la dislessia?
La diagnosi di dislessia può essere effettuata da neuropsichiatri e psicologi specialisti solo al termine della seconda classe della scuola Primaria. Tra i segnali di rischio da tenere presenti ci sono lo sviluppo tardivo del linguaggio, la confusione tra lettere simili dal punto di vista grafico o fonetico, l’omissione, l’aggiunta o l’inversione di lettere, la tendenza a tirare a indovinare la seconda parte delle parole.
Cosa fare in caso di dislessia?
La dislessia non è una malattia e quindi non c’è una medicina per curarla. Bisogna però trovare delle metodologie didattiche personalizzate per permettere anche agli studenti con difficoltà di lettura di raggiungere gli stessi obiettivi dei loro compagni.
È utile insistere sulla distinzione delle lettere e sul riconoscimento dei suoni, sempre avendo cura di legare l’apprendimento a qualcosa di concreto. Memorizzare la forma e la pronuncia delle lettere, per esempio, è più semplice e divertente se ad ogni lettera si associa una parola che inizia con quella lettera e può essere disegnata all’interno della lettera stessa. Così nell’alfabeto disegnato di Redooc la C diventa una culla, la M una montagna e la S un serpente.
L’obiettivo è abituare gradualmente gli alunni dislessici a leggere in modo fluente, considerando le parole nella loro globalità. Perché la lettura deve essere un piacere, non una fatica scoraggiante.
Valorizzare la diversità
L’uso di font ad alta leggibilità, il testo non giustificato, la spaziatura dei paragrafi, l’ausilio dell’audiolibro e delle immagini sono tutti accorgimenti fondamentali per permettere anche a chi ha difficoltà di lettura di appassionarsi ai libri, smettendo di considerarli un temibile nemico. È importante però che questi strumenti compensativi non siano visti come un’agevolazione concessa ingiustamente ai ragazzi con DSA. Si tratta infatti di un mezzo a loro disposizione per colmare le lacune dovute al disturbo specifico, che va utilizzato senza alcuna vergogna per giocare ad armi pari con i propri compagni di classe e poter raggiungere gli stessi obiettivi.
Per questo è importante informarsi sul tema DSA, superare i pregiudizi, cercare la verità al di là delle menzogne e mettere tutti i bambini e le bambine nella condizione di vivere l’apprendimento come un’esperienza gratificante. Senza aver paura della diversità, anzi valorizzandola come punto di forza. Perché, come diceva Maya Angelou, “se cerchi sempre di essere normale, non riuscirai mai a scoprire quanto potresti essere meraviglioso”!