Per i bimbi più piccoli, mordere è un modo per esplorare il mondo: per mezzo della bocca imparano a conoscere gli oggetti che li circonda, scoprendo forme e sapori sempre nuovi. Quando inizia la prima dentizione, i movimenti della bocca del bambino mutano dalla suzione in morsi perché il piccolo sente spuntare qualcosa di “nuovo” e di “strano” nella sua bocca. In questo periodo il bimbo non è ancora in grado di capire la differenza tra morsi “affettuosi” e morsi aggressivi.
Dopo l’anno e mezzo di età, il bambino incomincia a capire che può utilizzare il morso per attirare l’attenzione degli altri su sé stesso e, se ancora non è padrone del linguaggio, mordere diventa un modo per comunicare. Per mezzo del morso, il bambino manifesta la propria emotività attraverso l’utilizzo del non-verbale e quindi del corpo, e non ha ancora cognizione del dolore che provoca mordendo.
Intorno ai due anni di età, il morso viene invece utilizzato per esprimere frustrazione. Un esempio sono i bambini che mordono sorelline e fratellini più piccoli o i genitori per una richiesta di affetto o una dimostrazione di gelosia.
Solo dopo i due – tre anni morsicare diventa per il bambino un modo deliberato per esprimere rabbia e intimidire i coetanei. Insieme a pugni, schiaffi, lancio di oggetti e crisi di rabbia, i morsi diventano un tentativo per esplorare le relazioni e anche per verificare l’effetto che queste azioni suscitano sulle persone e l’ambiente che lo circondano.
A fronte del problema, il modello educativo che mamma e papà dovrebbero mettere in atto è un modello autorevole, quindi né permissivo né autoritario, suggerendo con calma al bambino modi di sfogarsi più accettabili, incoraggiandolo ad esprimere la rabbia a parole invece che con i morsi.