In gravidanza, a causa di un raffreddore persistente, di febbre o di tosse come anche di un dolore, può capitare che nasca l’esigenza di assumere dei farmaci e la domanda che dobbiamo sempre porci è se siano o meno consentiti per la salute del feto e per il buon proseguimento della gestazione.
Se assumere un farmaco in gravidanza diventa davvero necessario, e tante possono essere le situazioni per le quali tali urgenza non è messa in discussione, non possiamo farlo in autonomia, né con leggerezza. Se fare autodiagnosi con annesse terapie casalinghe è sempre fortemente sconsigliato, in caso di stato interessante lo è ancora di più.
Il rischio di assumere un eccessivo dosaggio o un farmaco non consentito in gravidanza è duplice. In gioco c’è sempre il benessere della donna con la prosecuzione della gravidanza e la salute bambino stesso.
In questo articolo approfondiremo il rapporto fra farmaci e gravidanza, con un focus specifico sull’aspirina, grazie al contributo di uno specialista: il dottor Antonio Simone Laganà, ginecologo.
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Quali sono i farmaci consentiti in gravidanza
Cosa si può prendere in caso di raffreddore o tosse in gravidanza? Quante di noi si sono dovute porre questo problema, durante i tre trimestri! Un particolare dolore articolare, che non è affatto raro in gravidanza, un dolore muscolare causato da un brusco movimento durante lo sport praticato in attesa, o il classico mal di denti. Questi ed altri sono i casi nei quali possiamo incorrere durante i lunghi 9 mesi. E allora, come fare? La domanda l’abbiamo girata a Laganà, ed ecco a voi le sue parole.
“Nel corso della gravidanza, nel caso in cui ci si trovi nella condizione di dover assumere dei farmaci, ci si deve sempre rivolgere al proprio specialista o al proprio medico che valuteranno e consiglieranno quale sarà la terapia più adeguata da adottare. Uno dei farmaci più utilizzati in gravidanza e di prima scelta per il trattamento del raffreddore, della febbre e del dolore, da assumere sempre dopo essersi confrontati con il proprio medico, è il paracetamolo. La sicurezza di questo farmaco, in caso di uso occasionale o per terapie di breve durata, è documentata in modo ampio, ma un’assunzione per più di 3 giorni di terapia richiede sempre la valutazione del medico”.
Quali farmaci vanno evitati in gravidanza: i rischi
Il dialogo costante con il/la professionista che ci segue sarà fondamentale nel caso si abbia necessità di assumere dei farmaci, sia durante il primo delicato trimestre, decisivo per lo sviluppo del feto, sino ad arrivare al giorno del parto. I rischi legati ai farmaci assunti, purtroppo, possono essere particolarmente gravi, come ci ricorda Laganà.
“L’assunzione di qualunque farmaco per cui non esistono prove di sicurezza va considerata potenzialmente pericolosa in gravidanza e, nel caso di stretta necessità, va valutata con il proprio medico. Nei primi tre mesi di gravidanza, periodo in cui si formano gli organi e l’embrione è ancora più sensibile agli effetti dei farmaci, è necessaria maggiore prudenza. Tra i farmaci più rischiosi, con effetti teratogeni sul feto, vi sono i farmaci antiepilettici come l’acido valproico, e i farmaci chemioterapici come la talidomide.
Inoltre, alcuni farmaci che non devono essere utilizzati durante la gravidanza sono i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) come ibuprofene, ketoprofene, diclofenac. Questi ultimi, secondo diversi studi, se assunti all’inizio della gravidanza potrebbero essere associati ad un aumento del rischio di aborto spontaneo e malformazioni congenite. Il loro utilizzo nel secondo e nel terzo trimestre può causare l’insorgenza di un’alterazione della funzionalità renale fetale con potenziale oligoidramnios.
Se durante i primi due trimestri di gravidanza dovesse essere strettamente necessario un trattamento con FANS, l’utilizzo deve essere limitato alla minima dose efficace e per la minima durata possibile, sempre dopo aver consultato il proprio medico. Infine, l’uso dei FANS nel terzo trimestre di gestazione è controindicato in quanto associato ad un aumento del rischio di chiusura prematura del dotto di Botallo, vaso fondamentale per la circolazione del sangue nel feto”.
Gravidanza: cosa sapere sull’aspirina
Concludiamo l’articolo sul rapporto fra farmaci e gravidanza, parlando di aspirina. La cui somministrazione è stata spesso fonte di dibattito, durante la gestazione. Come vedremo dalle parole conclusive del dottor Laganà, la soluzione potrebbe essere nel dosaggio minore, garantito dall’aspirinetta.
“L’utilizzo dell’aspirina in gravidanza va considerato con cautela, sempre confrontandosi con il proprio medico. Secondo numerosi studi sull’assunzione dell’aspirina in gravidanza, l’uso prolungato di aspirina nel terzo trimestre di gravidanza può causare, come nel caso dell’assunzione degli altri FANS quali ibuprofene e diclofenac, una precoce chiusura del dotto di Botallo e anche una riduzione delle contrazioni uterine con conseguente ritardo del travaglio di parto. Inoltre, l’assunzione di aspirina nelle ultime settimane di gravidanza può aumentare il rischio di emorragie nel neonato e di sanguinamenti nel post-partum nella madre. Il suo utilizzo durante la gravidanza è considerato sicuro a condizione che le dosi giornaliere non superino i 100 mg, sempre sotto controllo medico. L’aspirina a basse dosi (Aspirinetta) si è dimostrata efficace e sicura per il trattamento di patologie autoimmuni in gravidanza e nella prevenzione della preeclampsia”.