I primi disegni dei bambini sono spesso fonte di grande giubilo per la famiglia che, attraverso la loro evoluzione, vede la crescita dei piccoli di casa, ma sappiamo anche come, attraverso questa arte visiva, possano essere veicolati messaggi da interpretare con cura.
Siamo stati abituati da molti copioni cinematografici a maneggiare i disegni dei bambini pensando sempre che quello scarabocchio nero o quel mostro abbozzato sul foglio sia un abuso scolastico o familiare subito da chi non ha molti altri strumenti per far sentire la propria voce.
Eppure, anche i professionisti con grande esperienza non si limitano ad un foglio di carta colorato dalla mano di un bambino per giudicare ed emanare sentenze, in quanto il rischio di sbagliare è concreto e può portare anche a conseguenze assai gravi per un’intera famiglia.
Per questo, nell’articolo ci concentreremo su principi generali per interpretare i disegni dei bambini, invitandovi ad un confronto scuola-famiglia, nel quale la prima potrebbe consigliare anche l’eventualità di sentire esperti/esperte di settore, qualora crediate che dietro quelle immagini si celino campanelli di allarme.
Indice
Colorare o disegnare: espressioni diverse a seconda l’età
Prima di addentrarci su come interpretare i disegni dei bambini, dobbiamo fare una premessa. Non è inusuale che noi genitori ci lamentiamo per come i bambini colorano e disegnano gli album destinati all’uopo. Ci aspettiamo, addirittura in età prescolare, che essi siano in grado ed abbiano voglia di colorare dentro margini definiti dal disegno del loro cartone animato preferito.
Quando, come spesso capita, l’album rimane vergine o viene disegnato anziché colorato, od infine venga colorato fuori dal perimento definito dalla stampa, vediamo poca disciplina, incapacità di portare a termine quello che noi riteniamo un banale compito e altri ancora.
Colorare e disegnare sono due attività diverse destinate ai bambini ma non solo e che richiedono, oltre che la voglia, la motivazione ed anche una certa inclinazione personale, una diversa capacità ed età.
È giusto che un bambino in età prescolare possa scarabocchiare, disegnare oltre i margini e come desideri. Pedagogicamente è lecito che venga incoraggiato ad essere libero di divertirsi, di sperimentare senza la disciplina dei contorni di un disegno.
A scuola dell’infanzia, fateci caso, i loro lavori sono quasi sempre su fogli completamente bianchi. Solo verso l’ultimo anno della scuola dell’infanzia ai bambini verranno offerti disegni da colorare, più che altro per iniziarli alla motricità fine, importante poi per il pregrafismo alla pazienza e alla concentrazione che verranno richieste alla primaria.
Per cui, sebbene ci possano essere bambini piccoli già inclini a colorare, ed anche piuttosto bene, un album con stampe, non è quello che dobbiamo aspettarci o pretendere. La libertà va incoraggiata e non repressa, anche perché su di essa si baseranno quelle espressioni, verbali e non, che saranno gli strumenti dei nostri figli anche in futuro.
Disegno come forma di disagio
Cominciamo a delineare i principi generali che possono aiutarci a capire come interpretare le espressioni artistiche dei nostri bambini.
Capita spesso, senza aspettarci di vedere mostri, volti cancellati, o simili schizzi particolarmente chiari, che un disegno veda rappresentata la famiglia o la casa, con elementi o soggetti mancanti piuttosto importanti. La famiglia e la casa sono tra i primissimi disegni che ci porteranno i bambini, come lavoretto di scuola o sui quali si diletteranno nei pomeriggi casalinghi.
Può capitare di trovarsi con in mano un foglio sul quale manchi un fratellino, una sorellina o un genitore, ad esempio.
Dobbiamo distinguete, come prima cosa, se si tratti di una situazione unica, che non ha antecedenti e che non venga più ripetuta. Ricordiamo che il bambino/a, in tenera età, potrebbe stancarsi e lasciare e metà la sua opera, abbandonare il gioco a favore di un altro, ad esempio, per cui quel disegno non va immediatamente messo sotto la lente di ingrandimento.
Se poi, ad esempio, il bambino fosse in grado di verbalizzare più o meno chiaramente, con dolcezza, potremmo provare a chiedere come mai di quella lacuna e potremmo scoprire che si è semplicemente dimenticato, che non aveva voglia di continuare, che faceva riferimento ad un episodio preciso nel quale non era presente il genitore o il fratellino.
In caso contrario, se si trattasse di una mancanza ripetuta, potremmo cercare di approfondire, partendo dalla nostra sfera famigliare. Quel disegno potrebbe essere legato alla separazione che stiamo attraversando con il partner, oppure essere collegato al trasloco in corso, alla gravidanza fonte di gelosie e così via.
Disegni, fiabe e cartoni animati
Altro caso piuttosto frequente è essere spiazzati da un disegno nel quale vengano disegnati oggetti o soggetti violenti e non presenti in casa e nelle abitudini famigliari.
La paura è che si tratti di qualcosa che il bambino subisca od osserva all’esterno: un compagno più grande che lo ha spaventato, un adulto troppo severo, e così via. Prima di far partire le sirene di allarme dobbiamo pensare che i bambini attraversano delle fasi caratterizzate da paure antiche, dalla notte dei tempi. Il lupo, il buio, il mostro. Sono paure simboliche delle quali non dobbiamo allarmarci immediatamente. Ciò non vuol dire che il bambino non vada ascoltato, che la sua verbalizzazione o la sua espressione artistica non vada accolta, tutt’altro. Esse possano essere oggetto di un colloquio con il/la pediatra ad esempio, con l’educatrice/educatore, con il bambino stesso ma non pensiamo subito al peggio.
Altrettanto frequente è che dietro quel disegno ci sia un cartone animato non adatto all’età o non adeguato alla sensibilità di nostro foglio, un racconto troppo forte, o un’illustrazione che ha messo paura. Per questo è sempre essenziale che un adulto di fiducia sia presente, ad esempio, quando il bambino/a guarda un cartone animato per la prima volta. Evitiamo di accendere la tv ed uscire dalla stanza, sediamoci accanto o rimaniamo vicino, le prime volte. In questo modo capiremo se si tratta di qualcosa che sia in linea con nostro figlio/a ed anche con il contesto nel quale vive.
Disegni come forma di libertà
In molte case, i desideri dei genitori sono talmente rumorosi rispetto alla voce dei figli che, pur in buona fede, l’espressione e la libertà dei minori venga del tutto ignorata. Si può trattare di una legittima e lecita e comune paura che nostro figlio/a si faccia male, abbia cattive esperienze, che ci fa anticipare strumenti di difesa, di prevenzione, con la conseguenza di negare ai piccoli la possibilità di fare esperienza.
Può esserci il desiderio che il figlio/a arrivi a realizzare il sogno abbandonato od infranto di mamma o papà, azzerando le aspirazioni ed i talenti dei figli e così via. Poi, ovviamente ci possono anche essere situazioni di eccessiva rigidità o durezza, come anche la statura professionale di un genitore ad intimorire i figli o a sminuirli.
Ecco, in questi casi, i disegni diventano veicoli di una libertà negata, giudicata. La voglia del bambino di essere se stesso, di essere libero dai giudizi, potrà passare da fogli e pastelli. In questi casi potremmo trovare oggetti che non abbiamo in casa, ad esempio, animali domestici desiderati, schizzi di strumenti musicali che non gli sono concessi, di sport che vorrebbe praticare ad esempio e così via. Cogliere questi elementi è importante per fare il quadro di quanto il bambino vive e di quanto gli sia concesso anche solo in termini di espressione.
Disegni non sculture
Abbiamo usato questa espressione per invitare a valutare il disegno per quel che è: qualcosa di dinamico, che può essere ripreso in mano più volte, la fotografia di uno specifico episodio o di un momento particolare, l’oggetto di uno sfogo momentaneo.
Non si tratta di qualcosa di granitico che immortala l’intera esistenza. Leggiamo i disegni nel loro complesso, sia in termini quantitativi che nel merito, possono anche non avere un significato recondito o complesso. Non tiriamo le somme in modo grossolano e mettiamoci a livello del bambino/a e di quello che è in suo possesso in termini di conoscenza ed esperienza fatta fin ad ora. Non sempre ci sono paure, non sempre ci sono ansie, non sempre ci sono importanti messaggi premonitori.
Lodi, riconoscimenti, commenti positivi
I bambini e le bambine vanno guidati ma non giudicati. Ormai, tutti sappiamo quanto sia importante per l’autostima dei bambini e dei ragazzi come ci riferiamo ad essi, parlando semmai dei singoli comportamenti come “sbagliati” o “negativi” etc etc.
Questo vale per gli stessi disegni e/o scarabocchi, e sarà ancor più importante se siamo interessanti a capirne i significati. Incoraggiamoli a disegnare ciò che più piace o che più spaventa, sosteniamoli nei momenti in cui credono di non riuscirà e a far bene ad esempio.
Guardiamo insieme i disegni fatti a scuola e portati a casa, chiediamo con interesse cosa volessero rappresentare, chi è quello e chi è quell’altra, cosa sia quel simbolo, perché hanno disegnato proprio quella cosa lì. Facciamolo con curiosità, interesse e senza fretta.
Creiamo, in cucina, nel soggiorno, nella loro cameretta uno spazio, una parete, per raccogliere o attaccare i disegni più belli o più colorati o più rappresentativi. Decidiamo insieme e chiediamo loro cosa e quale preferiscono.
Il disegno, salvo che non sia ripetuto o non sia particolarmente trasparente nella sua interpretazione, necessita anche di un confronto con gli autori e le autrici. Se appariamo aperti, non giudicanti, interessati, i bambini si apriranno e ci aiuteranno a capire qualche tassello in più del racconto che, eventualmente, avevamo iniziato con fogli e pennelli!