Ogni giorno centinaia di migliaia di donne subiscono una qualche forma di violenza in Italia e nel resto del mondo. Alcune di queste sono tragiche e ben visibili sul corpo e nell’anima, altre invece sono subdole e si insinuano silenziosamente in tutti quei luoghi dove nessuno guarda: nelle proprie case.
Stiamo parlando della violenza economica, una piaga invisibile che esiste e persiste nel tessuto della nostra società. Una di quelle che non fa che aumentare il divario di genere creando spaccature troppo profonde da risanare. Una minaccia concreta, reale e infima che vede ancora una volta nelle donne le vittime perfette di un sistema patriarcale dove è l’uomo a dominare, anche nella gestione delle finanze.
Una realtà, questa, che a differenza di quello che si crede non esiste solo nelle parti del mondo che consideriamo emarginate o svantaggiate, ma che è qui in mezzo a noi. Secondo le stime riportate da Ansa, infatti, il 40% delle donne italiane non dispone di un proprio conto corrente e il 37% di quelle che si rivolgono ai centri antiviolenza lo fanno anche perché sono vittime di violenza economica.
Cos’è la violenza economica
Prima di andare ad analizzare i dati, che vi anticipiamo sono tutt’altro che confortanti, è doveroso precisare cosa si intende con il termine violenza economica. Lo è proprio perché trattandosi di una forma di violenza indiretta, e non visibile, troppo spesso viene ignorata, nascosta e non denunciata. Altre volte persino non riconosciuta.
La violenza economica va di pari passo con quel gender gap che coinvolge tutto il settore del lavoro, avanzamento di carriera e stipendi compresi. Certo, grazie agli sforzi compiuti le nuove generazioni stanno toccando con mano i frutti di un cambiamento che viene portato avanti da secoli, ma la strada per arrivare alla parità dei diritti e ancora lunga e in salita.
Tra gli ostacoli più grandi che una donna trova nel suo percorso verso l’emancipazione e la libertà totale, c’è anche quello che riguarda i soldi e che, proprio nell’universo femminile, vengono trattati spesso come un tabù. Ma c’è di più perché sono gli stessi soldi ai quali molte donne non hanno accesso.
Sempre più donne, infatti, non hanno accesso alla gestione delle finanze domestiche oppure sono completamente controllate e monitorate in tutte le spese. A volte questo accade perché non lavorano, perché il peso della gestione familiare grava ancora sulla controparte femminile, o perché, peggio, all’uomo è affidato il controllo del proprio stipendio. A volte la violenza è evidente e crea delle vere e proprie spaccature all’interno della famiglia, altre volte invece viene mascherata da un’abitudine ereditata e perpetuata. Certo è che, come è evidente, si tratta di una violenza molto infima perché difficile da individuare e spesso anche da dimostrare.
I motivi per cui si arriva ad esercitare questa forma di violenza sulle donne sono tanti e diversi, ma tutti hanno come conseguenza la nascita di relazioni tossiche che si basano sulla dipendenza, quella della donna nei confronti di un uomo. Va da sé che anche in questo caso giocano un ruolo fondamentale l’educazione finanziaria e l’informazione, due strumenti necessari a finché le donne possano prevenire e uscire da queste situazioni di violenza.
La situazione in Italia e in Europa
Fingere che il problema non esista, solo perché non si vede, non aiuterà a farlo sparire. Né tanto meno possiamo pensare alla violenza economica come a qualcosa che non ci riguarda perché i dati parlano chiaro e confermano che nel nostro Paese il 40% di donne non dispone di un conto economico. Uno scenario, questo, che inevitabilmente fa pensare a quanto la controparte femminile sia ancora poco coinvolta nelle decisioni finanziarie che riguardano loro stesse e l’intera famiglia.
A questa percentuale poi, se ne aggiunge anche un’altra. Come riportato da Ansa, infatti, il 37,8% delle donne che si rivolgono a un centro antiviolenza denunciano una forma di violenza economica. Non va meglio nel resto d’Europa, e più precisamente in Francia, dove a sperimentare una qualche forma di violenza economica è il 41% delle donne. Un numero, questo, portato alla luce da un sondaggio condotto dall’IFOP, Institut d’études opinion et marketing en France et à l’International, in collaborazione con Les Glorieuses e diffuso da Elle France.
I dati hanno evidenziato un altro aspetto interessante, forse ancora troppo sottovalutato: le donne che guadagnano meno dei partner sono più esposte al rischio di subire questa violenza. Un rischio piuttosto alto e concreto se consideriamo che dal sondaggio è emerso che il 27% delle donne guadagna meno del proprio coniuge e solo il 14% di loro può vantare un reddito equivalente.
Lo scenario non riguarda solo la Francia. Secondo un’indagine condotta dall’Ufficio Nazionale di Statistica americano, le donne che guadagnano più dei loro mariti rientrano nel 29% della popolazione. Una percentuale, questa, che cala drasticamente quando si guarda all’Italia dove, secondo l’Eurostat, il dato scende al 20%. Nei pochi casi in cui la situazione è inversa non va poi così meglio: secondo un’indagine condotta dal Census Bureau quando le mogli guadagnano più dei mariti tendono a nasconderlo perché spaventate dal pensiero che la loro forza economica possa spaventare i loro partner.
Le percentuali che abbiamo visto, è bene precisare, non tengono conto di tutti i tassi di disoccupazione che coinvolgono la controparte femminile. Il nostro Paese è infatti tra gli ultimi per occupazione femminile registrando un tasso di occupazione pari al 53,2% per le donne contro il 72,4% per gli uomini (Fonte Commissione Europea).
Secondo i dati raccolti da D.i.Re – Donne in rete contro la violenza, quattro donne su dieci dipendono economicamente dai loro partner, più di 2 milioni di queste vivono sulla soglia di povertà mentre il 33,4% di loro è vittima di una forma di violenza economica.
La situazione, come abbiamo visto, è preoccupante e complessa. Ma purtroppo ancora troppo sottovalutata. Come abbiamo anticipato, infatti, quella economica è una violenza subdola e silenziosa che va ad insinuarsi soprattutto in quelle situazioni dove il divario di genere crea spaccature enormi e l’educazione finanziaria non è ancora arrivata. “Purtroppo le scarse conoscenze economico finanziarie le espongono a un altro tipo di violenza, esercitata dai mariti, compagni o ex mariti” ha spiegato l’avvocato Letterio Stracuzzi, presidente di Protezione sociale italiana, all’Ansa.
Secondo la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella, inoltre, la violenza economica potrebbe essere solo il primo segnale di un violenza che può assumere altre forme, ancora più pericolose. “E’ una sorta di reato spia a cui bisogna dare la giusta attenzione” – ha dichiarato in occasione del protocollo di prevenzione e contrasto della violenza contro le donne firmato dal Dipartimento per le pari opportunità e l’Abi.
“Si fatica ancora a riconoscere e ad affrontare la violenza economica” – ha affermato invece Manuela Ulivi, avvocata e consigliera nazionale di D.i.Re – Donne in rete contro la violenza – “I soldi sono un tabù. Non se ne parla mai, soprattutto nelle relazioni sentimentali. Invece bisognerebbe farlo, avere una propria autonomia finanziaria è fondamentale“.