Perché per le donne parlare di soldi è ancora un tabù

La violenza di genere passa anche per i soldi, e per contrastarla dobbiamo scardinare tutti i tabù che ruotano intorno al denaro

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Parlare di tabù nel XXI secolo potrebbe sembrare a qualcuno quasi anacronistico. E in effetti di passi avanti ne sono stati fatti da quando, soprattutto alle donne, era vietato tacitamente di parlare di determinati argomenti.

Oggi ci insegnano che la libertà di espressione in tutte le sue forme appartiene anche a noi donne, e che è nostro il compito di insegnare alle future generazioni che niente e nessuno può più dirci cosa fare, come farlo o chi vogliamo essere. Un insegnamento, questo, che purtroppo è ancora troppo confinato alla teoria, e poco alla pratica, dato che stiamo tutt’oggi pagando lo scotto di un retaggio culturale maschilista e patriarcale che sopravvive nei meandri della società.

Così eccoli riaffiorare quei tabù, che ancora una volta sembrano prerogativa nel mondo femminile. Come quello che riguarda i soldi e che oggi è più vivo che mai.

Parlare di soldi

Sembra strano parlare dei soldi come un tabù, soprattutto perché è di questi che viviamo, ed è con questi che abbiamo a che fare ogni giorno. Eppure, il denaro non sembra una cosa che deve riguardare le donne, almeno non quanto gli uomini e soprattutto non quando si parla di gestione. Del resto stiamo ancora qui a domandarci se sposare un uomo con molti soldi sia o meno il segreto della felicità. Perché sono gli uomini ad avere il controllo dei soldi, non le donne, e il nostro benessere dipende soprattutto da loro.

Oggi le cose stanno cambiando ma, come abbiamo più volte ribadito, non è facile uscire da una trappola secolare che le stesse persone hanno contribuito a ingrandire a dismisura. Così ecco che, quando ci troviamo davanti a donne imprenditrici e di successo, lo sguardo è sempre un po’ perplesso, critico e dubbioso. Un atteggiamento, questo, che non riguarda assolutamente la controparte maschile, del resto gli uomini si sono sempre occupati di soldi e di finanze, e non solo, per loro il denaro è un vero e proprio simbolo del potere.

Il potere delle donne, invece, si è sempre misurato con il benessere familiare e con i ruoli: quello di mamma e quello di moglie, ai quali poi si aggiunge anche quello di caregiver. Occupandosi in maniera quasi esclusiva di casa e famiglia, non c’è mai stato tempo per noi di gestire le finanze, e anche nei casi di indipendenza salariale, la retorica del potere in mano alla controparte maschile prende il sopravvento, e la gestione passa completamente in mano agli uomini.

A contribuire a una situazione dominante, in Italia così come in altre parti del mondo, c’è la totale disinformazione sull’argomento e una mancata educazione finanziaria sin da bambine, la stessa che incrementa in maniera esponenziale la povertà femminile e che genera un pericolosissimo fenomeno, quello della violenza economica.

L’educazione finanziaria per combattere la violenza

Anche se le cose sono cambiate negli ultimi anni, c’è ancora tanto da fare, per contrastare la povertà femminile e per porre fine al terribile fenomeno della violenza economica. Per cambiare davvero le cose bisogna informarsi, sapere come muoversi, conoscere le cose. E per farlo dobbiamo parlarne.

Dobbiamo farlo senza remore, paura e vergogna. Dobbiamo parlare di soldi con gli amici, con la famiglia o con i colleghi. Dobbiamo partecipare e promuovere un’educazione finanziaria che insegni a tutte le donne a prendere parte alla gestione delle finanze domestiche o a imparare a gestirle in totale autonomia.

È solo così che l’educazione finanziaria diventa uno strumento potentissimo per scardinare il tabù dei soldi e per prevenire e combattere la violenza di genere che sì, passa anche per il denaro.