Uomini e donne non sono uguali, almeno non per la società in cui viviamo. Le differenze passano per il tempo libero e per la retribuzione, per i privilegi e per il lavoro e infine, non meno importante, anche per la violenza che apre degli scenari tutt’altro che incoraggianti.
Grazie a una ricerca di Violence & Victim sostenuta dal National Institute of Justice e dalla University of South Carolina Research Foundation abbiamo potuto approfondire la variegata situazione che coinvolge le protagoniste dell’universo femminile e la controparte maschile dal punto di vista della violenza.
In generale, donne e uomini perpetrano livelli equivalenti di aggressione fisica e psicologica. Tutte le persone, infatti, hanno la stessa probabilità di iniziare la violenza fisica e psicologica all’interno di una relazione, tuttavia, come i dati stessi suggeriscono, non solo le reazioni degli uomini sono molto più violente, ma sono anche quelle che tendono a mietere più vittime. Anche dal punto di vista psicologico, gli studi dimostrano che gli effetti negativi sono molti più ampi e duraturi sulle donne.
Dalla violenza sessuale agli abusi verbali, passando per lo stalking e il controllo coercitivo: sempre più frequentemente le donne ricoprono il ruolo di vittime e non di carnefici. Anzi, rispetto agli atti di violenza scatenati dalle donne, ai danni della controparti maschile, la ricerca restituisce un dato molto interessante che può essere riassunto con le motivazioni di autodifesa e paura.
La situazioni sembra piuttosto omogenea in tutto il mondo. Secondo i dati forniti dall’ISTAT, in Italia, il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subìto violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila).
Ha subìto violenze fisiche o sessuali da partner o ex partner il 13,6% delle donne e, in particolare il 5,2% , da partner attuale e il 18,9% dall’ex partner. E ancora, le donne subiscono minacce (12,3%), sono spintonate o strattonate (11,5%), sono oggetto di schiaffi, calci, pugni e morsi (7,3%), altre volte sono colpite con oggetti che possono fare male (6,1%). Secondo i dati raccolti le forme più gravi di violenza sono esercitate soprattutto dai partner, seguite poi da parenti e amici.
Per quanto riguarda la violenza sugli uomini, invece, le percentuali si abbassano sensibilmente: l’8.2 % degli uomini ha subito molestie verbali, il 6.8 % è stato pedinato, il 3.6 % ha subito contatto fisico indesiderato. L’ISTAT stima che gli uomini vittime di una forma di molestia sessuale prima dei 18 anni siano 435.000, pari al 2.2 %.
I dati rilevati dalla ricerca di Violence & Victim negli Stati Uniti riflettono la situazione in Italia: solo una considerevole minoranza di individui arrestati per violenza domestica ogni anno è di sesso femminile. Uno studio condotto del Tennessee da Feder & Henning ha rilevato che il 16% degli arrestati per violenza da partner in intimità erano donne.
Rientra tra le violenze di genere lo stalking, colpevole di causare alla persona seguita e minacciata fisicamente e verbalmente una ragionevole paura. I comportamenti di stalking riguardano, ancora una volta, una maggioranza prettamente maschile. Secondo la ricerca Tjaden & Thoennes tra coloro che sono stati perseguitati, il 41% sono donne e il 28% uomini e la controparte femminile era sicuramente quella più minacciata e spaventata.
La violenza psicologica, invece, sembra viaggiare su due binari paralleli sia per quanto riguarda le donne che per gli uomini. i dati, infatti, restituiscono una percentuale dell’86% contro l’89%, riferiti rispettivamente a donne e uomini. Tuttavia, quando questa forma di violenza si concretizza e si fa più grave, le donne tornano drammaticamente a ricoprire il ruolo delle vittime.
Il controllo coercitivo, che passa anche per la violenza fisica e sessuale, invece, sembra essere perpetrato sopratutto dagli uomini. Colpevole, forse, proprio quello stereotipo culturale di genere che stabilisce il dominio del maschio alfa e la conseguente sottomissione della donna. In uno studio condotto su un campione di 412 donne che avevano subito violenza da parte del partner, è stato rilevato che queste sono state anche vittime di un controllo coercitivo (Swan et al., 2005 ).
Nonostante, come anticipato, le donne hanno la stessa possibilità della controparte maschile di sfociare in comportamenti e azioni violente, sono ancora gli uomini a tenere drammaticamente il primato. Anzi, dagli studi emerge che i comportamenti aggressivi attribuibili all’universo femminile sfociano sempre all’interno di contesti dove la violenza è già insinuata. La vittimizzazione delle donne, subita da parte dei partner uomini, è molto spesso il principale fattore che le spinge alla violenza (Kernsmith, 2005 ; Miller, 2005).
Le donne che praticano violenza nei confronti del partner, sono spinte quasi sempre dalla difesa personale e a confermarlo sono molto studi. In un’analisi approfondita rispetto alle motivazioni che hanno spinto le donne alla violenza (Swan & Snow, 2003 ), l’autodifesa era il motivo più frequentemente emerso, con il 75% delle partecipanti che affermava di aver usato atteggiamenti aggressivi per proteggersi dalla violenza del proprio partner. Un’altra motivazione, invece, riguarda quella della protezione nei confronti della famiglia: molte donne si comportano in maniera violenta ai danni degli uomini per proteggere i loro bambini, così come se stesse (Browne, 1987 ;Morash, Bui e Santiago, 2000).
In un contesto tutt’altro che incoraggiante ecco che è mostrato, come, la differenza di genere sussiste drammaticamente anche dal punto di vista della violenza in cui è chiaro che, ancora una volta, le donne restano le grandi vittime di una guerra ancora troppo silenziosa.