Felicia Impastato, il coraggio di una madre

Felicia Impastato è la mamma di Peppino Impastato, attivista torturato dalla mafia nel 1978

Pubblicato: 23 Maggio 2020 16:11

Foto di DiLei

DiLei

Redazione

DiLei è il magazine femminile di Italiaonline lanciato a febbraio 2013, che parla a tutte le donne con occhi al 100% femminili.

Felicia Bartolotta Impastato è un forte esempio di resistenza: privata dei suoi affetti più cari, ha lottato una vita intera per ottenere giustizia dopo la tragica morte del figlio Peppino Impastato, giornalista e attivista ucciso dalla mafia nel 1978 a Cinisi.

Donna sicula e determinata, Felicia non è mai scesa a patti con la mafia, nemmeno quando era la sua stessa famiglia a fraternizzare con la criminalità. Sono emblematiche le parole che lei stessa ha pronunciato al processo, ricostruito nella fiction Rai a lei dedicata, nella quale un’autentica e toccante Lunetta Savino ripercorre la storia della mamma di Peppino:

Mio marito era amico dei mafiosi e mio figlio era contro la mafia. Mio marito lo buttava fuori di casa e io di nascosto lo facevo rientrare.

Felicia non si è mai arresa, nemmeno quando, in un primo momento, lo Stato non aveva riconosciuto l’omicidio, anzi, aveva fatto passare il giornalista per un terrorista suicida.

La donna non ha mai creduto che suo figlio potesse essere in grado di compiere un gesto tanto drastico, poiché conosceva bene le denunce che Peppino aveva mosso contro la criminalità organizzata. Così, Felicia Impastato ha lottato per far riaprire le indagini a tutti i costi e non ha ceduto nemmeno quando i mafiosi le hanno proposto di vendicare la morte del figlio, in cambio del suo silenzio.

Ha sempre scelto la giustizia come unica soluzione e, una volta riaperte le indagini, è diventata la prima donna italiana a prendere parte a un processo civile, dimostrando così un grande coraggio e una fermezza da ammirare, nonostante il dolore che solo una madre alla quale è stato tolto il figlio può capire.

In un’intervista a Fanpage, Lunetta Savino racconta i retroscena della vita di Felicia e come non esternava mai il suo dolore con gli altri.

I familiari mi hanno raccontato che Felicia aveva deciso di non piangere in pubblico per non dare soddisfazione. Viveva il dolore in privato. Chiusa nella sua stanza, si dava i pugni in testa. Finì in ospedale proprio per questo.

Donna minuta e fiera, negli anni si è fatta portavoce della lotta contro l’illegalità e ha preso parte a diverse iniziative per celebrare la memoria di Peppino. In un’intervista rilasciata in occasione della cittadinanza onoraria assegnata dal Comune di Anzola Dell’Emilia, Felicia racconta con il sorriso cosa prova quando si vede circondata da tanto affetto e ammirazione per le sue gesta e quelle del figlio.

Quando viene tutta questa gente è come se lui fosse qua. Come se lui guardasse.

Felicia è dunque un esempio di donna forte dalla quale si può solo imparare e si nota anche nella sua biografia La mafia in casa mia, scritta nel 1987 da Anna Puglisi e Umberto Santino. In questo libro, Felicia racconta come non si è mai fatta custode dei segreti del marito Luigi Impastato, imparentato con una famiglia di mafiosi di Cinisi, e come ha sempre voluto fortemente distaccarsi da certi affari di famiglia.

Ora Felicia non c’è più, ma il suo Peppino ha finalmente ottenuto giustizia. Questo grazie anche al carattere forte di Giovanni, fratello di Peppino, che ha ereditato lo spirito ribelle dalla mamma Felicia.