Chi è davvero Robert Oppenheimer del film di Nolan

Una scoperta che ha cambiato le sorti del mondo e che ha mandato in frantumi la coscienza di "Oppie", schiacciato dal rimorso per la fabbrica di morte che non avrebbe mai voluto scoprire

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Martina Dessì

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Cosa sarebbe successo, come avremmo vissuto se Julius Robert Oppenheimer fosse riuscito a fermare la scoperta più terribile e più importante della sua carriera? Ve lo sarete chiesti spesso, certamente, ma è una domanda destinata a rimanere senza risposta. Il rimorso aveva schiacciato persino lui, “Oppie”, padre di una fabbrica di morte che non avrebbe mai voluto scoprire: la bomba atomica. A interpretarlo sul grande schermo è l’attore irlandese Cillian Murphy, nel film eponimo di Christopher Nolan nei cinema italiani dal 23 agosto e già destinato a diventare un cult dei nostri tempi. Scopriamo di più sul fisico statunitense il cui genio ha cambiato le sorti del mondo. E degli Stati Uniti d’America.

Chi era Robert Oppenheimer

Nasce a New York nel 1904 da una famiglia di origini ebraica emigrata dalla Germania. Qui cresce fino all’età di 18 anni, manifestando fin da subito il suo grande talento per la scienza. Una mente brillante, la sua, che lo porta direttamente al New York Mineralogical Club – a soli 12 anni – per tenere la sua prima conferenza tra lo stupore generale. Nessuno, infatti, pensava di essere di fronte a un ragazzo così giovane.

Lascia quindi la sua città nel 1922 per trasferirsi ad Harvard, dove ottiene la laurea in chimica nel 1925. Si sposta poi in Europa, dove intraprende un programma di studi all’Università di Cambridge nel Regno Unito. È qui che inizia a interessarsi di fisica quantistica e ad assistere a un’evoluzione del suo pensiero. Il Cavendish Laboratory diventa la culla dei nuovi obiettivi di Oppenheimer ed è proprio alla fisica che dedica il suo dottorato, ottenuto all’Università di Gottinga, in Germania. Siamo nell’Europa di Albert Einstein, Enrico Fermi ed Ettore Majorana.

Torna negli Stati Uniti nel 1927, dopo una chiamata importantissima da parte dell’Università di Berkeley, in California. A 26 anni, ottiene una cattedra alla Caltech. Sono i suoi anni d’oro: di lì a poco, avrebbe scoperto che la felicità non avrebbe più fatto parte della sua vita. In seguito alla scoperta della bomba atomica, Oppenheimer si oppone infatti alla diffusione e alla proliferazione di queste armi di distruzione di massa, rifiutandosi di prendere parte alla realizzazione della bomba a idrogeno.

Oppenheimer e il progetto Manhattan

La sua esistenza cambia radicalmente dopo gli eventi di Pearl Harbour, nel 1941. Gli Stati Uniti entrano in guerra e le conoscenze di Oppie sono destinate a diventare la sua condanna. Leslie Groves, che nel film è impersonato da Matt Damon, lo mette a capo dell’équipe di ricerca che avrebbe dovuto creare la bomba atomica.

Il progetto Manhattan parte nel 1942 su suggerimento della comunità scientifica. Appena tre anni prima, Albert Einstein e altri scienziati decidono di scrivere personalmente all’allora Presidente Franklin Delano Roosevelt e metterlo in guardia rispetto alle recenti scoperte scientifiche che avrebbero potuto rappresentare un pericolo per l’umanità. Nel documento, si parla anche della fissione nucleare scoperta dai tedeschi Otto Hahn e Fritz Strassmann. Scoperte rimaste sulla carta, fino a quel momento, e che Oppenheimer ha messo in pratica.

Il pool di scienziati si sposta così in una località segreta, per volere di Groves, per arginare il sogno di Hitler di creare della armi mai viste per poter cambiare definitivamente gli equilibri della guerra. Oppenheimer decide così di proporre l’acquisto di un terreno ad Alamogordo, nella contea di Los Alamos, giudicata successivamente adatta alla missione. Nel 1943, sorge il National Laboratory, sotto la guida di Oppenheimer.

Robert Oppenheimer, chi era davvero
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Robert Oppenheimer

Verso la distruzione dell’umanità

Lavoro e ricerche incessanti portano a The Gadget, l’ordigno fatto brillare alle 5,29 del 16 luglio 1945 e con il quale si è corso il reale rischio di spazzare via l’umanità dal suolo terrestre. Una scommessa messa sul tavolo anche dagli stessi scienziati, mentre Groves si preoccupava maggiormente del fallout radioattivo e dell’impatto del disastro ecologico che poi la storia ha confermato essere inevitabile. L’intelligence militare predispone quindi un piano di evacuazione, esteso a un raggio di 60 km dal luogo della detonazione, segnando le generalità di tutti i residenti. L’umanità ne uscì però incolume, perlomeno sotto il profilo fisico, tanto da spingere l’operazione al passo successivo.

Oppenheimer disse: “Fu un successo. Credo che agli occhi del dipartimento della Guerra, e di altre persone competenti, sia stato un successo come si pensava fosse possibile, date tutte le circostanze, e anzi un successo maggiore alle aspettative”. L’entusiasmo era però destinato a tramutarsi in terrore: dopo Fat man e Little Boy sul Giappone – a Nagasaki e Hiroshima – il mondo non sarebbe stato più lo stesso.

Il rimorso di Oppenheimer dopo Nagasaki e Hiroshima

A distanza di 20 anni dal disastro nucleare che ha messo in ginocchio il Giappone, Robert Oppenheimer decide di incontrare il presidente Harry Truman per parlare dei suoi rimorsi di coscienza, ma l’udienza non andò come si sarebbe aspettato. Truman non accettò le sue parole e reagì in modo maldestro ai rimorsi di coscienza di un esperto scienziato, il cui operato era stato sovvenzionato dal Governo americano.

La situazione precipita, soprattutto dopo l’avanzamento dell’allora Unione Sovietica all’interno del programma nucleare. Oppenheimer viene addirittura accusato di essere una spia russa e di averne ospitate a Los Alamos. Diventa vittima del maccartismo e lascia così la carriera accademica per ricoprire il ruolo di direttore del centro d’eccellenza Institute for Advanced Study di Princeton, che mantiene fino alla sua morte, sopraggiunta nel 1967 per un tumore alla gola.