Simone Weil, biografia di una filosofa

La storia di una pensatrice dal corpo fragile e dalla forza spirituale che ha combattuto per tutta la sua vita per la giustizia e la dignità degli altri

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Rispondere alla domanda chi è Simone Weil è un’impresa assai ardua. Probabilmente ai nostri tempi, quelli in cui abbiamo tutto ma ci manca sempre qualcosa, l’avremmo definita folle per quella sua scelta di lasciare una condizione agiata e un lavoro sicuro per sperimentare una professione faticosa e mal pagata. Ma la filosofa e scrittrice francese non è nata in questi tempi, e pure se lo avesse fatto, siamo certi, che avrebbe lasciato il segno, così come ha fatto nel secolo scorso con la sua esistenza.

Nata il 3 febbraio del 1909 a Parigi, Simone Adolphine Weil è stata una filosofa e una scrittrice, nonché un’attivista partigiana a cui va il merito di aver lasciato ai postumi una vastissima opera letteraria. Tuttavia, per conoscere e comprendere l’eredità della pensatrice, è necessario conoscere e ripercorrere le tappe più importanti della sua intera esistenza.

Figlia di Bernard Weil e Selma Reinherz, Simone cresce in un ambiente principalmente agnostico con un’educazione laica e di respiro internazionale. Lei stessa dichiarerà in seguito che per buona parte della sua vita la parola di Dio non aveva alcun posto nei suoi pensieri.

Sin da bambina, però, la piccola Simone si trova a fare i conti con la sua salute cagionevole. L’appendicite e la rosolia si manifestano in maniera così grave e acuta che rischierà di perdere la vita. I suoi problemi di salute continueranno anche più avanti con frequenti episodi di emicrania e di sinusite cronica.

A nove anni Simone è già una bambina brillante e viene premiata come la migliore della classe, anche in quel caso, però, è costretta a restare a casa e a non partecipare alla cerimonia di premiazione a causa di pertosse. I suoi genitori, a seguito dell’ennesimo malanno, sceglieranno di farle proseguire gli studi in casa.

Ma Simone è in buona compagnia, al suo fianco c’è suo fratello André che diventerà un celebre matematico. Insieme leggono, studiano e si interessano di quello che succede nel mondo che ancora non possono esplorare. In casa loro non ci sono i giocattoli che tutti i bambini hanno, ma solo libri regalati dai genitori per alimentare la loro sete di conoscenza.

Passa il tempo e all’età di 14 anni Simone si scontra con la sua prima e grande crisi esistenziale dovuta proprio alle sue condizioni di salute. Dichiarerà infatti più avanti di essere convinta di essere stata avvelenata durante l’infanzia per giustificare la fragilità del suo corpo. Come forma di ribellione nei confronti di tutto questo assumerà un atteggiamento e un aspetto mascolino, anche per emulazione del fratello, e si firmerà nelle lettere ai genitori con il nome di Simon. Nonostante sia considerata bellissima, e invitata da amici di famiglia a fare cinema, il suo aspetto risulterà estremamente contrapposto all’ambiente borghese in cui Simone cresce.

La ragazza viene ammessa all’École Normale Supérieure dove conosce i professori di René Le Senne e Alain. In quegli anni abbandonerà per sempre la matematica, la cui passione era stata portata avanti insieme a suo fratello, per dedicarsi esclusivamente alla filosofia.

Si interessa di quello che succede nel mondo, di nuovo. Sarà la carestia che che devasta la Cina a fargli vivere una seconda crisi esistenziale. Simone de Beauvoir, che la frequenta negli anni della scuola, dichiarerà di essere invidiosa di lei, della sua intelligenza e di quel cuore capace di provare empatia per gli altri.

A 25 anni pubblica il saggio Riflessioni sulle cause della libertà e dell’oppressione sociale che diventerà il testamento del suo intero pensiero. Parla del lavoro umano, quello che si traduce in una fatica esasperante per il corpo e anche del cattolicesimo che per lei sarà considerato la religione della schiavitù. Sono anche gli anni in cui si avvicina prima al socialismo e poi al comunismo.

Dopo gli studi, a Le Puy, inizia la sua carriera da insegnante, ma le sue idee trasmesse alle alunne suscitano polemiche e disorientamento. È il suo stesso stile di vita, condotto in povertà per sperimentare la ristrettezza economica dei disoccupati, a destare clamore. Considerata un agitatrice comunista le viene consigliato di allontanarsi da scuola per non rischiare di essere licenziata, così si trasferisce a Roanne.

In quegli anni si avvicina agli ambienti sindacali e politici ed espone le sue teorie contro il totalitarismo ospitando per un breve periodo anche Lev Trockij insieme a sua moglie durante l’esilio.

Un viaggio in Portogallo le permette di entrare in contatto con la quotidianità misera e povera dei pescatori. Sceglie poi di unirsi ai repubblicani della guerra civile spagnola, convinta che anche i deboli devono partecipare attivamente agli scontri.

In quegli anni il pensiero sulla religione cristiana come schiavitù inizia a modificarsi. Iniziano le sue esperienze mistiche, Simone sente di essere pronta ad accogliere la parola di Dio e da quel momento non la lascerà andare più. Trasferitasi a Marsiglia scrive molto, ma esce anche spesso per fraternizzare con i poveri, gli abbandonati e i clochard.

Verrà poi sorpresa a distribuire dei volantini contro il governo di Vichy, ma portata in tribunale Simone manifesterà la voglia di andare in prigione per conoscere quell’ambiente. Così sarà lasciata libera perché considerata pazza. Sempre a Marsiglia sceglie di lasciare il lavoro di insegnante e di diventare un’opera agricola e vivere in condizioni di semi povertà. Al suo fianco in quel periodo c’è il domenicano Joseph-Marie Perrin che diventa il suo confidente spirituale.

14 maggio del 1942 si reca a Casablanca in un campo profughi dove sono nascosti gli esuli ebrei e di loro, e di tutte le sue convinzioni, continua a scrivere. A dicembre dello stesso anno si unisce all’organizzazione France libre dei resistenti in esilio a Londra diventando la redattrice del giornale dell’associazione.

Numerosi sono i digiuni in quel tempo come azione spirituale di ribellione contro la guerra. L’impossibilità di partecipare attivamente agli episodi bellici, però, dà vita a un’altra crisi esistenziale che la porterà all’auto distruzione. A causa delle numerose privazione di quella sorta di protesta spirituale, Simone muore il 24 agosto del 1943 fuori Londra a causa di tubercolosi.

Poco prima di morire, aveva scritto a Padre Perrin queste parole:

Mi sono sempre proibita di pensare a una vita futura, ma ho sempre creduto che l’istante della morte sia la norma e lo scopo della vita. Pensavo che per quanti vivono come si conviene, sia l’istante in cui per una frazione infinitesimale di tempo penetra nell’anima la verità pura, nuda, certa, eterna. Posso dire di non avere mai desiderato per me altro bene. (Wikipedia)

Dopo la sua morte, Papa Paolo VI, riconoscerà la grande influenza di Simone Weil nella vita di tutti, dichiarando la filosofa degna di essere proclamata Santa, cosa non succederà a causa del suo mancato battesimo.

Simone Weil
Fonte: Getty Images
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