Maggio 2021: a Novellara, provincia di Reggio Emilia, iniziano le ricerche di Saman Abbas. La diciottenne, di origini pakistane, è scomparsa e nessuno ha più sue notizie. Passano le ore e i giorni, e quello che all’inizio sembra essere un caso di allontanamento volontario, inizia ad assumere i contorni di un incubo con epilogo tragico.
Sono le testimonianze del suo fidanzato, preoccupato più di tutti per quella sparizione improvvisa, ad allertare le forze dell’ordine. Saman, infatti, subiva violenze e minacce ripetute da parte della sua famiglia che gli negava la libertà di essere e di scegliere, ma soprattutto di amare. La stessa famiglia che, proprio dopo la sparizione della diciottenne, lascia l’Italia per trasferirsi in Pakistan.
Le autorità, dopo aver raccolto le testimonianze del fidanzato e le denunce della ragazza mosse in precedenza contro i familiari, avviano le indagini il 5 maggio del 2021 . I sospetti, terribili e indicibili, si trasformano sempre più in una certezza. Il corpo di Saman Abbas viene ritrovato un anno dopo la sparizione all’interno di un casolare abbandonato nei pressi della casa di famiglia.
Chi era Saman Abbas
Saman Abbas nasce a Lahore, in Pakistan, il 18 dicembre del 2002. Raggiunge l’Italia quando è adolescente e, insieme al fratello minore e ai genitori si trasferisce nella piccola città di Novellara, in provincia di Reggio Emilia. È qui, in una cascina di campagna, che trascorre il suo tempo dividendosi tra la scuola e i suoi nuovi amici.
A Saman piace l’Italia: si inserisce bene nei contesti sociali che frequenta. Vorrebbe continuare a studiare e realizzare dei sogni che, fino a quel momento, non aveva mai osato immaginare. Ma le sue speranze vengono vanificate presto dai genitori che, nonostante la buona resa scolastica della ragazza, le impediscono di frequentare il liceo.
La vita di Saman cambia all’improvviso, e inaspettatamente, nel 2020 quando grazie e attraverso TikTok conosce Saqib Ayub, un connazionale che vive in un paesino della Ciociaria e che diventerà presto il suo fidanzato. I due si innamorano, ma la loro favola sentimentale sembra non destinata ad avere un lieto fine. Saman Abbas, infatti, è già stata promessa in sposa a suo cugino che vive in Pakistan. La decisione è stata presa dai genitori da tempo e non è certo loro intenzione fare un passo indietro, anche se questo vuol dire condannare all’infelicità la loro figlia.
Saman e Saqib Ayub sono costretti a vivere la loro relazione nell’ombra. Quando può lei lo telefona, ma solo una volta al giorno, perché il padre le sequestra lo smartphone. È una vita fatta di privazioni e violenze, quella di Saman, che a un certo punto rinuncia a ogni speranza di una vita migliore e, in preda a un momento di disperazione, tenta il suicidio nel marzo del 2020.
Dopo il ricovero torna a casa e organizza la sua fuga. Nel mese di giugno prova a scappare in Belgio, ma viene rintracciata dalla famiglia e portata in quella casa che ormai si è trasformata in una prigione. Tutto è ormai organizzato, a dicembre la ragazza tornerà in Pakistan per sposare suo cugino.
Saman allora tenta un altro gesto di fuga, questa volta però chiedendo aiuto ai servizi sociali italiani. Denuncia i suoi genitori e viene trasferita in una comunità per ragazzi minorenni dove sembra, finalmente, possa avere quella opportunità che insegue da anni: vivere alla luce del sole la sua storia d’amore ed essere libera.
Nell’aprile del 2021, Saman ormai diciottenne, torna a casa per recuperare i documenti: ha deciso che sposerà Saqib Ayub. Inevitabile è il confronto duro con i suoi genitori che l’accusano di averla abbandonata e si rifiutano di consegnarle i suoi effetti personali. La ragazza si reca così in caserma per sporgere un’altra denuncia nei confronti dei genitori. Da quel momento, di Saman Abbas, si perdono le tracce.
1° maggio 2021: l’omicidio
Nel mese di maggio del 2021, i media diffondono la notizia della sparizione di Saman. Le indagini vengono avviate dalle forze dell’ordine che, scavando nella storia familiare degli Abbas, si concentrano subito sui genitori della diciottenne. Si scopre grazie alle telecamere di sorveglianza che, la sera del 29 aprile, lo zio di Saman e due dei suoi cugini si recano nei campi agricoli nei pressi della cascina muniti di diversi attrezzi di lavoro e di un sacco di plastica.
In quei giorni la diciottenne confessa al suo fidanzato di aver sentito i genitori parlare con lo zio materno di “Uccidere qualcuno“. Il pensiero va subito alla famiglia di Saqib Ayub, residente in Pakistan, già minacciata più volte dagli Abbas a causa di quella relazione. Il 30 aprile, alle ore 23.30, Saman invia un sms, sarà l’ultimo prima della sparizione.
In realtà, la ragazza pakistana, non si è allontanata volontariamente come vogliono far credere i genitori, ma è stata uccisa. Il fratello minore racconta di una lite in famiglia esauritasi poi con la consegna dei documenti della ragazza e la sua ripartenza. Ma le telecamere di sorveglianza raccontano tutta un’altra verità.
Saman viene ripresa a mezzanotte circa mentre si reca insieme ai genitori alle serre. Pochi minuti dopo la madre e il padre fanno ritorno, ma di lei non c’è traccia. Secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine la diciottenne è stata consegnata allo zio e ai due cugini: a loro è stato affidato il compito di ucciderla.
La mattina del 1° maggio i coniugi Abbas vengono avvistati all’aeroporto di Milano Malpensa. Lasciano l’Italia per tornare in Pakistan.
Le indagini, l’arresto e il ritrovamento del cadavere
La fuga dei genitori di Saman è sospetta, ma ci pensa il fratello minore, rimasto insieme allo zio a Novellara, a fornire l’alibi perfetto: i coniugi Abbas sono dovuti tornare in Pakistan perché la sorella della moglie è molto malata. La versione non convince, così come sospette sono le testimonianze dei due che presentano diverse incongruenze, soprattutto rispetto all’orario di allontanamento di Saman.
Anche Saqib Ayub viene raggiunto e interrogato dagli inquirenti: è proprio lui a svelare tutte le preoccupazioni della sua fidanzata rispetto alle intenzioni dei genitori. Viene aperto così un fascicolo per sequestro di persona perché al vaglio c’è anche la possibilità che la ragazza sia stata rapita.
Pochi giorni dopo dalla sparizione, lo zio scompare dalla circolazione. Suo fratello minore viene trasferito in una struttura protetta ed è lì che confessa l’omicidio della sorella. Saman Abbas è stata uccisa, è stata strangolata da zio Danish con la complicità dei cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq.
Iniziano così le ricerche nelle campagne circostanti, ma del cadavere della ragazza nessuna traccia. Suo padre dichiara che, in realtà, la figlia si trova in Belgio, ma da diverse ricerche effettuate in collaborazione con la polizia del Paese emerge che Saman non ha mai messo piede sul territorio. Intanto, il 30 maggio, Ikram Ijaz viene arrestato con l’accusa di omicidio.
Il 22 settembre viene rintracciato nella periferia di Parigi anche Dannish, lo zio di Saman, e il 14 febbraio del 2022 viene arrestato Nomanulhaq Nomanulhaq, l’altro cugino della vittima.
Dopo più di un anno dalla sparizione della ragazza pakistana, viene trovato un cadavere all’interno di un vecchio casolare nei pressi della cascina in cui viveva con i genitori. L’autopsia conferma che è quello di Saman.
In ricordo di Saman Abbas
L’omicidio di Saman Abbas ha scosso la comunità di Novellara, l’Italia e il mondo intero. Tantissimi i messaggi di solidarietà nei confronti di quella ragazza che altro non desiderava che essere libera. I stessi cittadini, per onorare il suo nome, hanno organizzato una fiaccolata e un sit-in in onore della diciottenne, e per condannare tutti i gesti di violenza.
Il caso è stato inoltre vagliato in Parlamento Europeo come esempio per stimolare, con una certa urgenza, il cambiamento e per invitare i Paesi a prestare più attenzione sul tema della violenza di genere e quello del delitto d’onore, il reato commesso e giustificato per vendicare l’onore del proprio nome o della famiglia. Basti pensare che oggi, la maggior parte di questi delitti, vengono registrati proprio in Pakistan dove il retaggio culturale esiste e persiste, ed è più forte delle stesse leggi vigenti.
Nonostante siano passati anni dall’omicidio della giovane, nessuno l’ha dimenticata. Per le forze dell’ordine si tratta di un capitolo ancora aperto: la madre della ragazza, infatti, è ancora latitante in Pakistan mentre il padre è in carcere nel suo Paese di origine in attesa di estradizione. Per tutti gli altri, invece, Saman il simbolo di una lotta che chiede l’aiuto di tutti, quella per preservare i diritti, l’emancipazione e la libertà delle donne e di tutti gli esseri umani.
In attesa di una giustizia totale e completa, Saman Abbas potrà finalmente avere il suo funerale. La consegna della salma sarà presto fatta al fratello che ha testimoniato nel processo contro i genitori, lo zio e i cugini. Il comune di Novellara, intanto, ha fatto sapere che resterà al fianco del giovane, non solo facendosi carico delle spese della cerimonia funebre, ma anche valutando la possibilità di indire una giornata di lutto cittadino.
Il 25 novembre del 2023, in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, Saman Abbas riceverà la cittadinanza onoraria da parte della città di Novellara.