Perché siamo tutte Befane e ne andiamo fiere

Essere Befane fa parte della nostra natura femminile, della nostra indole e ci piace essere così

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Virginia Leoni

Giornalista e Lifestyle Editor

Nata nel 1981, giornalista, ufficio stampa e socia di una casa editrice, ha trasformato la sua passione in lavoro. Ama scrivere, leggere e raccontare.

Tra il 5 e il 6 gennaio social e applicazioni di messaggistica istantanea abbondano di auguri per la Befana. I più impavidi sono quelli che scherzano, associando le donne alla vecchina che porta in dono ai bambini buoni dolciumi e a quelli monelli carbone.

Sono goliardici, giocosi, fanno paragoni di bellezza. E ci prendono in pieno. Perché la verità è che siamo tutte Befane e ne andiamo fiere.

E no, non si tratta di bellezza, fascino, nasi lunghi e bitorzoluti o vesti di stracci. Siamo tutte Befane dentro, dove conta di più.

Al di là della bellezza, effimera e passeggera, e del fascino – valori che contano poco e sono enormemente soggettivi – essere Befane è uno stato d’animo, un modo di essere e di sentirsi. Un po’ “streghe”, per la capacità di intuizione, molto generose e tanto attente agli altri.

La Befana vien di notte, ma chi è

Sulla Befana esistono tantissimi modi di dire: dalla filastrocca che ci ricorda che viene di notte con le scarpe rotte, al fatto che l’Epifania tutte le feste si porta via. Perché il 6 gennaio sancisce la fine delle festività, un lungo periodo in cui si susseguono cene, pranzi e serate con amici e parenti. E segna l’inizio di un nuovo corso, arrivando a pochi giorni dal Capodanno.

Non per tutti, quindi, è un momento di allegria, per lo meno non lo è per coloro che amano le festività e vivrebbero in un Natale perenne, alberi, palline e lucine compresi. Ma la verità è che si tratta di una festa molto importante e bella, profonda e da celebrare.

Ci sono tante leggende sulla Befana, la vecchina che entra nelle case nella notte dell’Epifania, e si collegano al folclore e ai riti antichi. C’è anche una storia che la vedrebbe incontrare i Re Magi: si narra che le abbiano chiesto informazioni e che abbiano provato a convincerla ad andare con loro a portare dei doni a Gesù. Dopo aver detto di no, la vecchietta si sarebbe pentita e, mentre li cercava di porta in porta, lasciava i doni che portava con sé.

Viene rappresentata come una donna anziana, vestita male, ma in maniera pratica per coprirsi dal freddo, il carattere è burbero, ma è fondamentalmente buona: capace di riconoscere e di premiare i buoni comportamenti, ma non è troppo dura con chi sbaglia.

Siamo tutte Befane e ne andiamo fiere

E a pensare al carattere della Befana ci viene da affermare che spesso noi donne siamo proprio come lei: attente ai dettagli, capaci di empatia e di osservare a fondo nel cuore delle altre persone. Siamo capaci di perdonare e di essere generose e, per seguire il solco della leggenda che la vede interagire con i Re Magi, anche di ammettere i nostri errori e di porvi rimedio.

Siamo fiere di essere così. E se abbiamo dei dubbi a riguardo, ricordiamoci sempre che non è importante come appariamo, quello è un accessorio, la vera bellezza è quella che arriva da dentro e che ci rende uniche, inimitabili e sorprendenti. Ed è proprio questo lo spirito che dobbiamo cercare nella Befana: lasciare andare il vecchio, accogliere il nuovo, vedere la bellezza nei cuori delle persone, ammonire gli errori con decisione, ma premiare i gesti di bontà.

Se abbiamo voglia di immaginarci nei panni di una Befana 2.0 c’è un film con Paola Cortellesi (La Befana vien di notte) che interpreta il ruolo di una maestra che nasconde un’identità segreta: quella della vecchina che porta i doni ai bimbi. Una storia ricca di insidie e di speranze, ma anche profondamente femminile. Una storia in cui sono i bimbi a salvare, ad affrontare i pericoli per fare qualcosa di grandioso.