Come un mare ingovernabile: così fu l’amore tra Michelangelo Buonarroti e Tommaso de’ Cavalieri

In una Roma rinascimentale più bella che mai, due uomini si dichiararono amore. Si trattava del grande artista Michelangelo Buonarroti e del giovane nobile Tommaso de' Cavaleri

Foto di Sabina Petrazzuolo

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Ci sono alcune storie d’amore che sono così belle e intense che vivono e sopravvivono per secoli e generazioni nella memoria storica e popolare. Lo fanno diventando un esempio o un monito, lo fanno invadendo i sogni dei più romantici o sostituendo in tutto e per tutto le più tradizionali fiabe d’amore.

Perché in queste storie non ci sono principesse e cavalieri, non ci sono streghe né draghi da sconfiggere. E a volte non c’è neanche il lieto fine. Ma ci sono le persone, che si rincorrono e si scelgono, per inseguire e celebrare i sentimenti reali. Ed è per questo che ci piacciono. È per questo che ci incantano.

La storia di cui vi parliamo oggi è diversa da quelle che conosciamo. Non solo perché non ha avuto il suo lieto fine, ma anche perché per secoli è rimasta all’ombra delle narrazioni più celebri. Eppure, quel sentimento paragonabile a un mare ingovernabile merita di essere raccontato, e abbiamo scelto di farlo proprio attraverso le parole di Michelangelo Buonarroti dirette a Tommaso De’ Cavalieri, il suo grande amore.

Quando un grande artista si innamorò di un giovane nobile italiano

L’amor mi prende e la beltà mi lega; la pietà, la mercé con dolci sguardiferma speranz’ al cor par che ne doni.

Non si tratta di un caso di omonimia, il protagonista di questa storia è proprio Michelangelo Buonarroti. Il pittore, scultore e architetto italiano, il grande artista del nostro Rinascimento e forse di tutti i tempi passati e presenti. Chi è lui lo sappiamo molto bene, se non per la sua vita privata, che in molti non conoscono, sicuramente per le sue opere che sono celebri in tutto il mondo.

Un genio, un artista e un uomo, fatto di talento e di visioni straordinarie, ma anche di emozioni e sentimenti come tutti. E fu in una Roma più bella che mai, quella opulenta e rinascimentale del ‘500, che lui si innamorò. Un amore che, come lui stesso descrisse nelle numerose lettere inviate al suo amante, assomigliava a un mare ingovernabile.

È il nome che leggiamo sul destinatario di quelle missive a restituirci l’identità dell’uomo che fece tremare il cuore dell’artista. Si trattava di Tommaso de’ Cavalieri, un nobile italiano la cui presenza fu molto importante per la vita di Michelangelo Buonarroti. È proprio l’artista rinascimentale che descrive la sua bellezza, paragonandola alla “Luce del secolo nostro per il mondo intero”.

Che tipo di relazione i due avessero, se platonica o carnale, questo non possiamo saperlo. Quello che è certo è che Michelangelo parlava di un amore smisurato nei suoi confronti. E questo, probabilmente, doveva essere ricambiato dato che Tommaso de’ Cavalieri rimase sempre al suo fianco, anche se ufficialmente in veste di amico, fino alla sua morte.

Il primo incontro e l’amore travolgente

Era l’aprile del 1532 quando Michelangelo Buonarroti e Tommaso de’ Cavalieri si incontrarono per la prima volta. Lui aveva 57 anni ed era già uno dei più grandi artisti del tempo. Proprio in quel periodo si trovava a Roma per iniziare il progetto di realizzazione della tomba di Giulio II, ancora oggi conservata e visibile nella basilica di San Pietro. Tommaso, invece, aveva solo 23 anni e probabilmente un destino già scritto dalle sue origini nobiliari.

Fu lo sculture Pierantonio Cecchini a farli conoscere, esaudendo forse il desiderio del giovane di conoscere il più grande artisti di quei tempi. Tra i due scattò immediatamente la scintilla, testimoniata dalle numerose lettere che i due si scambiarono con gli anni, ma anche dal tempo trascorso insieme a Roma. Più sfacciata per Michelangelo che non nascondeva i suoi sentimenti, decisamente più pacata e riservata per il giovane nobile.

Subito dopo il primo incontro Michelangelo mise su carta i suoi pensieri. I suoi sentimenti erano un fiume in piena che conoscevano solo una direzione, quella che lo conduceva verso de’ Cavaleri.

A Tommaso, Michelangelo, dedicò disegni e composizioni poetiche che oggi rappresentano la più importante testimonianza di quel legame. “Come se creduto m’avesse passare con le piante asciucte un picciol fiume”, scriveva Michelangelo. E poi ancora “L’oceano con soprastante onde m’è apparito inanzi, tanto che se potessi, per non esser in tucto da quelle sommerso, alla spiaggia ond’io prima partì volentieri mi ritornerei”.

È un sentimento, il suo, che paragona a un piccolo corso d’acqua che diventa sempre più potente e violento mentre si dirige verso il mare incontrollabile. “Non credo che voi crediate che io abbia dimenticato o possa dimenticare il cibo di che io vivo, che non è altro che il nome vostro, che nutriscie il corpo e l’anima, riempiendo l’uno e l’altra di tanta dolcezza”, scrive Michelangelo che ormai rivolge i suoi unici pensieri a Tommaso.

Un amore senza etichette

Non sappiamo se Michelangelo Buonarroti e Tommaso de’ Cavalieri divennero realmente amanti, o se elevarono la loro relazione a qualcosa di platonico e irriconoscibile per gli altri. Fatto sta che quel sentimento era reale, e influenzò inevitabilmente la vita di entrambi.

A partire dal 1532, anno del loro primo incontro, Michelangelo dedica almeno 30 componimenti e sonetti a Tommaso. Gli regala anche i suoi disegni, quattro per l’esattezza, che il giovane custodisce gelosamente. Tra questi ci sono Il Ratto di Ganimede e la Caduta di Fetonte che sembrano proprio raccontare il compiersi di un fato già scritto, probabilmente quello delle due anime affini destinate a incontrarsi.

Tommaso de’ Cavaleri conserva gelosamente i regali di Michelangelo, tanto che nel 1962, quando regalerà granduca Cosimo I uno dei disegni dell’artista, scriverà di quanto gli fosse costata quella separazione.

Sempre più ardite, le lettere che scrive Michelangelo ricevono risposta da Tommaso, anche se le sue parole sono più gentili e cortesi rispetto a quelle dell’artista. Era forse la sua posizione a non permettergli di osare così tanto, o forse il fatto che il suo destino era già segnato.

Tommaso, infatti, qualche anno dopo l’incontro con Michelangelo si sposa e ha due figli. Ma mai, per un solo momento, si allontana dall’artista. Nella capitale rinascimentale i due erano sempre insieme, tanto che ancora oggi la loro amicizia figura nelle monografie del Buonarroti e in tutti gli studi che hanno a che fare con l’artista.

Tommaso rimase sempre al fianco dell’artista, fino alla sua morte, restando al suo capezzale anche quel 18 febbraio del 1564, quando Michelangelo si spense nella sua casa romana in piazza Macel de’ Corvi.