Claudio Coviello, intervista al primo ballerino del Teatro alla Scala

Claudio Coviello, classe 1991, ci racconta l'emozione di ballare in uno dei teatri più importanti al mondo. Sognando un passo a due con Carla Fracci

Claudio Coviello, classe 1991, primo ballerino del Teatro alla Scala dal dicembre 2013, è uno dei danzatori di maggior talento del panorama italiano e internazionale.
Questa sera sul palco del Piermarini interpreta il ruolo di Basilio nel Don Chisciotte di Rudolf Nureyev, ripreso nell’ambito dell’omaggio del Teatro alla Scala nell’anno che coincide con l’ottantesimo anniversario della nascita e il venticinquesimo della scomparsa del grande ballerino e coreografo.

Come è nata la tua passione per la danza?
Tutto è iniziato quasi per caso, per gioco, perché ero in vacanza con la mia famiglia e mi divertivo a seguire i balli di gruppo. Quando sono tornato in città, chiesi a mia madre di iscrivermi a una scuola dove ho cominciato con la danza moderna. Fu lì che un ballerino mi notò e mi propose di andare alla Scuola di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma. E così all’età di 10 anni, nel 2002, mi trasferii nella Capitale.

Com’è la tua giornata tipo?
Mi sveglio intorno alle 8.30, perché dalle 10 alle 11.15 ho la lezione di riscaldamento in teatro. Poi dalle 11.30 alle 17.30 iniziano le prove tutti i giorni. Poi abbiamo le prove di scena durante gli spettacoli e finiamo molto tardi. Quindi abbiamo poco tempo da dedicare a noi stessi.

Cosa significa per lavorare in un teatro così importante come la Scala?
È sempre stato il mio sogno da quando ero bambino, perché la Scala è il teatro più importante d’Italia. Qui hanno lavorato e lavorano i più grandi ballerini di tutto il mondo. Per me è un privilegio essere qui.

Ci racconti del tuo Don Chisciotte?
È un balletto che adoro interpretare. Ho già avuto modo di portarlo in scena qualche anno fa. Inizialmente il mio approccio è stato scostante. In passato trovavo il Don Chisciotte lontano dalla mia personalità e dal mio modo di ballare. Preferivo i balletti romantici. Adesso però, mi piace tantissimo immergermi in questo personaggio, proprio perché è completamente lontano dal mio modo di essere. E così mi ha fatto scoprire un altro lato del mio carattere.

Che consiglio puoi dare ai ragazzi e alle ragazze che vogliono fare della danza la loro professione?
È un mondo sicuramente stupendo che dà tante soddisfazioni, ma allo stesso tempo è difficile. Bisogna dedicarsi alla danza 360 gradi, senza risparmiarsi e le difficoltà sono tante. Bisogna sicuramente avere dedizione, passione e molta costanza se si vuole riuscire.

Cosa ne pensi dei talent show? Sono validi trampolini di lancio o è sempre meglio frequentare l’Accademia?
Se si parla di teatro, è molto importante frequentare un’accademia professionale. Il teatro e la televisione sono due mondi completamente opposti. Il lato positivo dei talent è certo quello di portare la danza in tv, facendo conoscere il balletto anche a persone che non frequentano il teatro.

Anche Roberto Bolle ha portato la danza in televisione…
Certo, ma è un’altra cosa rispetto ai talent. Bolle ha fatto conoscere il repertorio classico, quello che danziamo in teatro.

In qualche modo ti ha ispirato Roberto Bolle?
Sicuramente, Roberto è il più grande ballerino italiano degli ultimi tempi. Fin da bambino ero affascinato dalla sua prestanza fisica, dalla sua bellezza. Anche se col passare del tempo, ho avuto anche altri punti di riferimento. Questo è normale per un artista che deve avere davanti a sé più fonti d’ispirazione.

Nella tua carriera di ballerino hai ricevuto un consiglio che è stato particolarmente significativo?
Essendo tutti i giorni impegnati nelle prove, sicuramente i più importanti consigli e correzioni ci arrivano dai nostri maitre. Ultimamente sto crescendo tanto grazie al lavoro in sala e in particolare grazie a Massimo Murru, maitre dei solisti. Mi sta facendo notare, oltre al lato tecnico, anche l’aspetto emotivo della danza che è quello che poi coinvolge il pubblico.

I tuoi progetti per il futuro?
Mi auguro di continuare a ballare come sto facendo ora. Non mi creo troppe aspettative, preferisco vivere alla giornata.

Pensi che un giorno potrai tornare alla danza moderna o focalizzarti sulla contemporanea?
Non ho mai chiuso le porte alla danza contemporanea e moderna. Penso che per un ballerino sia importante cimentarsi con diversi stili. Tra l’altro, qui alla Scala abbiamo avuto diverse occasioni di ballare coreografie di stile moderno e contemporaneo. Affrontare generi diversi fa crescere anche come ballerini classici, arricchisce nei movimenti e nella musicalità e fa scoprire nuovi punti di vista.

Cosa ne pensi dell’hip hop? La consideri danza?
Ovviamente è sempre danza. Mi piace molto vedere i ballerini di hip hop ma non mi cimenterei mai perché non penso di essere portato.

Il tuo balletto preferito?
Romeo e Giulietta di Kenneth MacMillan [Scomparso nel 1992, è considerato uno dei più grandi coreografi del XX secolo ndr]. Crescendo però mi sono reso conto che ci sono infiniti ruoli che mi piace interpretare ed è difficile dire qual è il preferito.

Se potessi viaggiare nel tempo, con quale partner vorresti danzare?
Carla Fracci.

Per mantenerti in forma, segui una dieta particolare?
Io non ho mai seguito una dieta specifica, nel senso che non ho mai avuto la necessità di dimagrire e quindi di stare attento alla linea. Ovvio che il nostro corpo è la nostra macchina: va alimentata e va alimentata bene. Per quanto mi riguarda, cerco di bere tanto per idratare i muscoli, mangio banane per integrare potassio e magnesio. Non seguo una dieta ferrea ma sono attento alle esigenze del mio corpo.