11 dicembre 2006: la Strage di Erba

Sono passati quasi vent'anni, eppure la Strage di Erba continua a tormentare l'Italia: ci sono ancora troppe zone d'ombra e si sta valutando il processo di revisione

Foto di DiLei

DiLei

Redazione

DiLei è il magazine femminile di Italiaonline lanciato a febbraio 2013, che parla a tutte le donne con occhi al 100% femminili.

Era la tarda sera dell’11 dicembre 2006 quando le edizioni di diversi telegiornali italiani parlarono di un crimine spaventoso, un doloroso capitolo della storia criminale italiana: la Strage di Erba è velocemente divenuta un argomento di discussione, fra sgomento e angoscia, fra dolore e terrore. A sconcertare il Paese è stata la ferocia, che oltre a colpire tre donne, ovvero Raffaella Castagna, Paola Galli e Valeria Cherubini ha messo fine alla vita di un bambino, Youssef Marzouk, di soli 2 anni.

L’orrore che ha travolto il numero 25 di via Armando Diaz a Erba, però, era solo l’inizio di una storia destinata a diventare molto più cupa, molto più nera, molto più contorta di quanto si potesse immaginare, e che incrocia e ha visto opposti la coppia accusata dell’omicidio, Olindo Romano e Rosa Bazzi, l’unico sopravvissuto alla strage, Mario Frigerio, e il padre del piccolo Youssef, Azouz Marzouk.

I fatti di Erba e l’impressionante ferocia

Una storia contorta, abbiamo detto. Sì, perché come tutti gli omicidi da manuale che più interessano l’opinione di pubblica, la Strage di Erba ha sin da subito presentato degli aspetti poco chiari, difficili da afferrare. Per capirlo però dobbiamo fare un passo indietro e tornare a quella notte, quando nella palazzina di Erba dove si sono scoppiati i fatti è scoppiato un incendio. Spaventoso, attenzione, ma a intervenire sono state subito alcune persone, precisamente dei vicini, che si aspettavano di avere a che fare “solo” con delle fiamme.

Nel raggiungere l’appartamento dove divampava il fuoco, però, uno dei vicini di casa ha fatto la prima scoperta: Frigerio giaceva ferito sul pianerottolo. Senza che gli intervenuti abbiano modo di valutare le sue ferite, Frigerio viene trascinato fuori e, contestualmente, i soccorritori riescono a entrare nella casa, dove scoprono il corpo di Raffaella Castagna, per altro ormai in fiamme. Dal piano di sopra sentono urlare: una donna chiede aiuto, ha paura, urla. I vicini però non possono intervenire, devono aspettare i Vigili del Fuoco, pur sapendo che Raffaella ha un figlio, il piccolo Youssef.

Strage di Erba

Saranno proprio i Vigili del Fuoco, purtroppo, a trovare i restanti corpi dopo aver domato l’incendio: la vicina di casa che urlava, Valeria Cherubini, moglie di Frigerio, la mamma di Raffaella Castagna, Paola Galli e il piccolo Youssef. C’era però qualcosa che non tornava, perché le vittime non erano morte per colpa dell’incendio, non erano state le fiamme a togliere loro la vita. Tutti, persino il bambino, presentavano ferite impressionanti: erano state accoltellati. E purtroppo c’era di più, perché visti i danni a compiere quell’orrore dovevano essere state più persone.

Persone, killer spietati che si erano accaniti soprattutto su Raffaella, accoltellata dodici volte e colpita anche ripetutamente con una spranga, e che non avevano esitato a tagliare la gola a Youssef. Ci vuole pochissimo per valutare anche lo stato di salute di Frigerio e capire che anche lui è stato accoltellato alla gola: viene subito trasportato all’Ospedale Sant’Anna di Como dove viene sottoposto a diversi interventi e dove i medici spiegano che a salvarlo è stata la malformazione della sua carotide.

Le prime ipotesi e la confessione di Olindo e Rosa

Ma chi poteva aver commesso quell’orrore? Cosa era successo? All’inizio, le indagini si sono incentrate su Azouz Marzouk: l’uomo aveva precedenti penali per spaccio di droga ed era uscito per merito dell’indulto, dunque la sua condotta poteva in qualche modo “giustificare” la sua tendenza al male. Marzouk però non era in Italia: si trovava infatti in Tunisia, dove era in visita ai genitori. Non c’era dunque possibilità che fosse colpevole, ma le forze dell’ordine non sono mai riuscite a cancellare il sospetto che quel feroce omicidio fosse una sorta di regolamento di conti contro di lui.

Tuttavia c’erano altre due persone che le forze dell’ordine stavano tenendo sott’occhio: Olindo Romano e Rosa Bazzi, vicini di casa della Castagna. Olindo e Rosa erano una coppia chiusa, che sembrava volersi tenere ben distanti da tutto ciò che stava accadendo. Proprio questa distanza, così siderale, così studiata, ha insospettito gli inquirenti. I due, infatti, avevano in passato litigato con Raffaella Castagna e con la sua famiglia e addirittura avevano avuto dei contenzioni legali. Dunque, quel volersene stare così drasticamente da parte sembrava vieppiù sospetto.

Olindo e Rosa non sono sembrati turbati nemmeno quando hanno appreso dell’efferato crimine svoltosi a pochi metri da loro, ai danni di persone che conoscevano. Non hanno chiesto rassicurazioni alle forze dell’ordine, hanno cercato di stare per conto loro, evitando di interagire con nessuno. Gli occhi della giustizia erano però già puntati sui due: alcuni agenti avevano infatti notato delle ferite e delle ecchimosi e avevano trovato molto strano che alle domande di rito i due esibissero subito delle prove (uno scontrino del Mc Donald’s) per “scagionarsi”.

È così che gli inquirenti sono stati portati  a mettere delle microspie nell’abitazione dei Romano e nella loro auto, oltre che a sequestrare alcuni abiti. Le intercettazioni hanno stupito gli investigatori: nessuno dei due, nel privato, parlava mai di quanto accaduto nonostante il fatto fosse sulla bocca di tutti. Il loro comportamento, una traccia ematica ritrovata nell’auto e la confessione dei due, arrivata il 10 gennaio 2007, fecero sì che i due si dichiarassero e venissero da tutti reputati gli autori della strage. A confermarlo, c’era anche la testimonianza di Frigerio.

L’onda lunga della Strage di Erba

La storia potrebbe concludersi qui, con l’arresto dei due colpevoli. Ma no, i fatti non si fermano affatto a quel gennaio 2007, né alla condanna all’ergastolo con isolamento diurno per tre anni. Nonostante Olindo e Rosa fossero morbosamente attaccati l’uno all’altra e vivessero in uno stato particolare, manifestando dei problemi di socializzazione, interazione e comportamento evidenti, c’è chi ancora oggi sostiene che non siano stati loro a commettere la strage. Proprio negli ultimi giorni è stato ammesso il ricorso e il 1 marzo 2023 si svolgerà l’udienza al termine della quale i giudici decideranno sull’istanza di revisione della sentenza di condanna.

Strage di Erba: Olindo e Rosa Bazzi

A sostegno dell”innocenza” di Olindo e Rosa, ancora oggi estremamente legati, sono diversi elementi: alcune incongruenze nella testimonianza di Frigerio, la ritrattazione dei due coniugi avvenuta più volte nel corso del processo, e le parole di un nuovo testimone, Abdi Kais, che farebbero tornare nuovamente tutto all’inizio, riportando in auge l’opzione del regolamento di conti con Azouz Marzouk. Come andrà a finire? Chi è davvero colpevole, chi è innocente? Dopo tanti anni i fatti chiari sono ancora davvero pochi e l’unica cosa da fare è rivolgere un pensiero a chi non c’è più, sperando che prima o poi la loro memoria venga onorata.