È l’amicizia il fil rouge che unisce le quattro protagoniste del romanzo di Simona Cantelmi, Io non mi trucco, edito da Les Flâneurs Edizioni. C’erano una volta quattro amiche, quattro vite che si incrociano e incastrano tra loro, una città: Bologna, e poi il lavoro, gli amori e la protagonista assoluta del romanzo: l’amicizia. Grazie a questo sentimento forte e autentico che lega le quattro donne, la storia si sviluppa e prende pieghe inaspettate.
Con l’autrice abbiamo parlato di come è nato il suo romanzo, Io non mi trucco e del significato profondo che racchiude per l’universo femminile ma anche per quello maschile.
Ci racconti del tuo libro, Io non mi trucco?
Nel romanzo raccolgo le vicende di quattro donne che hanno dai 30 ai 40 anni. Ognuna di loro è a un punto di svolta, nel senso che deve affrontare il sentimento amoroso e quello che comporta, dal cambiamento fisico a quello emotivo. C’è una ragazza incinta che decide di lasciare il compagno dopo l’ennesimo tradimento e vive la gravidanza e la maternità da sola con molta decisione. Poi c’è la fotografa Betsy con cui volevo affrontare il tema del lavoro creativo che non sempre si riesce a realizzare, perché per poter vivere si è spesso costretti a fare altro, come accade a lei che lavora in un ristorante. Qui ha una collega russa, Tamila, mamma di tre bimbi piccoli. Sposata a un italiano, la loro è una coppia felice, però lei ha sempre una sensazione di pesantezza dentro, sente la lontananza dalla famiglia di origine. Lei fa un po’ da madre alle altre donne, anche riversando il suo amore attraverso il cibo, pettinando e truccando le altre, soprattutto Betsy e Sara. Valeria invece è una giornalista del quotidiano dell’Emilia, una persona in carriera che vive e affronta tutto da sola, ma si innamora di uno scrittore famoso che però è sposato.
Il legame di sorellanza è ciò che le unisce. Diventano amiche affiatate. Ognuna di loro affronta le proprie difficoltà da sola, ma per far fronte al mistero che accade nel romanzo devono allearsi.
Qual è il messaggio che vuoi dare col tuo romanzo?
È un romanzo sull’amicizia che vuole dimostrare che l’amicizia femminile esiste, può essere più difficile da ottenere, ma quando la si ha è un legame molto potente.
Questo romanzo parla anche di te? Hai sperimentato nella vita una tale amicizia?
Sì, soprattutto negli ultimi anni. Quando si è più maturi, i legami diventano più sinceri e più forti. Si condividono i propri sentimenti ed eventi che accadono nella vita, dalla nascita di un figlio alla perdita di un lavoro. Con gli anni ci si ascolta di più. L’elemento autobiografico è il racconto delle emozioni di ciascun personaggio femminile del mio libro, al di là di dettagli tipo che Valeria è una giornalista come me.
Hai voluto raccontare un mondo femminile per le donne o per gli uomini?
Per le donne sicuramente, però è anche per gli uomini che vogliono un po’ scoprire cosa c’è nel cuore delle donne, cosa c’è dietro e dentro il mondo femminile complesso e pieno di tante emozioni, non sempre comprensibile alla sfera maschile.
Che significato ha il titolo del tuo libro, Io non mi trucco?
In parte è una forma di protesta contro gli stereotipi, “io non mi trucco” significa “io mi faccio vedere così come sono, senza orpelli”. Però è anche una frase pronunciata da una delle protagoniste, Valeria, che dice: “Io non mi trucco. Perché devo farlo? Devo farlo per un uomo?”. Lo dice in un momento di depressione e di tristezza. Ma sbaglia, perché ci dobbiamo truccare per noi stesse, per curarci, per volerci bene. Un’altra protagonista, Tamila, trucca le altre per trasmettere affetto. Il trucco è un modo per volersi bene e voler bene agli altri.
Perché dovremmo leggere il tuo libro?
Perché è un atto d’amore nei confronti di se stessi e per gli altri. Lo considero un po’ così. Mi immagino una lettrice che si sente coinvolta emotivamente dalle vicende raccontate nel mio libro e magari le condivide con un’amica. Le regala il romanzo o se lo scambiano. Così il mio libro diventa un atto di amicizia tra loro, anche amicizie con gli uomini. Mi piace l’idea che leggiamo questo libro per dare valore al nostro lato emotivo.
Come scrivi i tuoi romanzi? Che metodo usi?
Per Io non mi trucco ho delineato le protagoniste, il loro carattere, il loro aspetto fisico. Poi so l’inizio e so la fine, quindi so da dove parto e dove voglio andare. Inizio così la prima stesura e un evento tira l’altro man mano che scrivo.
Sei una giornalista di professione, perché hai deciso di scrivere romanzi?
È stata un’esigenza quasi naturale nella mia vita. Ho cominciato a scrivere su dei quaderni, seduta in poltrona in silenzio. La stesura carta e penna avviene prima della razionalità, perché lì emerge il flusso emotivo, è una sorta di esercizio d’ascolto ed è un sentimento che ho sempre avuto.
Stai lavorando a un altro libro?
Sì, a un romanzo che ha qualcosa di noir.
Qual è il tuo scrittore e scrittrice preferito?
Adoro Pierre Lemaitre e Irène Némirovsky.
Come giornalista ti occupi di musica, vero?
Sì, sono vice-presidente di AGIMP, un’associazione di giornalisti e critici musicali italiani. L’idea di creare questa rete è nata tra il 2016 e 2017 insieme al collega che non c’è più, Michele Manzotti. L’idea è quella di riunire anche i più i giovani, non solo le firme grosse, che hanno magari poche garanzie e pochi strumenti per fare bene il loro lavoro.
Chi è Simona Cantelmi
Nata a Budrio (Bo), è giornalista. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi in Storia dell’Emilia Romagna nel Medioevo, Simona Cantelmi ha lavorato come redattore per un quotidiano (L’Informazione di Bologna – Il Domani, allegato de La Stampa) e per alcuni periodici (allegati de Il Giornale). Si occupa come libera professionista di comunicazione negli ambiti musica, teatro ed editoria e scrive per l’inserto mensile del Corriere della Sera “Vivi Bologna Emilia Romagna”. È vicepresidente di Agimp, Associazione dei Giornalisti e Critici italiani di Musica legata ai linguaggi popolari. Ha curato quattro voci del Dizionario Biografico degli Italiani Treccani. Ha pubblicato monografie e saggi di carattere storico (tra cui “Bologna fra Trecento e Quattrocento. La testimonianza di Pietro Di Mattiolo”, Clueb, 2011), racconti e il romanzo “Il Protettore del Tempo” (Giulio Perrone Editore/L’Erudita, 2017).