“A volontà”, la giornata di due amiche che raccontano e sfidano la grassofobia

Il graphic novel “A volontà” racconta con ironia la giornata di due amiche alle prese con pregiudizi e battute, per spiegare cosa significhi essere vittime di grassofobia

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Sara Gambero

Giornalista esperta di Spettacolo e Lifestyle

Una laurea in Lettere Moderne con indirizzo Storia del Cinema. Appassionata di libri, film e del mare, ha fatto in modo che il lavoro coincidesse con le sue passioni. Scrive da vent’anni di televisione, celebrities, costume e trend. Sempre con un occhio critico e l'altro divertito.

Continue battute sul loro peso, sulla loro poca volontà di perderlo, sul poco impegno che ci mettono nel seguire (fino in fondo) una dieta: è così che scorre la giornata di Mademoiselle Caroline e Mathou, illustratrici ed autrici del grapich novel “A volontà – Giornata semi-vera in compagnia di due amiche che sfidano i pregiudizi sulla grassofobia” (Edizioni Lswr) in cui raccontano cosa significhi essere vittime della grassofobia e dei pregiudizi della società.

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A volontà
Giornata semi-vera in compagnia di due amiche che sfidano i pregiudizi sulla grassofobia

“A volontà” si apre con il racconto ironico della loro giornata: la voglia di pranzare senza rinunciare al dolce; le taglie dei vestiti che vorrebbero acquistare ma che non vanno bene; gli appuntamenti con medici che sembrano non capirle; le battute di amici e sconosciuti sul loro peso, anche durante le feste.

Al giungere della sera, però, le due autrici portano il lettore a fermarsi, un attimo, per riflettere: cosa c’è dietro la loro incapacità di seguire una dieta? Cosa si nasconde dietro la loro voglia di cercare sempre del cibo?

Semplice: ci sono situazioni, vissuti e problemi che nessuno conosce, se non le dirette interessate. E che le porta a non poter rinunciare a determinati sfizi e abitudini alimentari (anche scorrette) non senza della sofferenza. C’è anche una società che non lascia spazio a chi non rientra nei canoni di bellezza imposti dalla moda del momento.

A volontà è quindi un invito a riflettere, a non giudicare e a ponderare bene quelle battute sul peso e sul corpo altrui. Battute che possono sembrare innocue, ma che spesso fanno male.

La scelta del titolo, “A volontà”, non è casuale: il vostro racconto è tutto focalizzato sul fatto che la società, il mondo intorno a voi, riduca il vostro “problema” ad una questione di mancanza di volontà: siete grasse perché non vi impegnate, perché non volete davvero dimagrire, perché non vi volete abbastanza bene

Caroline: Sì, è proprio così: la persona grassa è considerata debole, vigliacca di fronte alle avversità, incapace di prendere il controllo di se stessa: una a cui manca la forza di volontà.

Mathou: Penso che in realtà sia quello che ci infastidisce di più: essere considerate pigre quando siamo in realtà molto attive e soprattutto sentirci in colpa non appena siamo ogni tanto pigre perché ciò dimostrerebbe che i grassofobi hanno ragione.

Perché avete deciso di scrivere un libro su questo argomento? Qual è il vostro obiettivo?

Caroline: Volevo lavorare da tempo insieme a Mathou e tutte le nostre discussioni ruotavano attorno ai nostri problemi di peso, alla nostra immagine. Così abbiamo deciso che questo sarebbe stato il soggetto del nostro fumetto, per denunciare le continue aggressioni che subiscono le persone in sovrappeso.

Mathou: Esatto! Pensiamo di continuo al nostro peso, ogni momento della nostra giornata ci riporta alla nostra taglia, è tutto il tempo nella nostra testa ed è molto faticoso. Ecco perché abbiamo riassunto tutto in una giornata per tenere conto di questo accumulo di pensieri. E poi è stata anche la gioia di lavorare insieme. Andiamo molto d’accordo, ci vogliamo molto bene, ci sosteniamo a vicenda. È stata una vera gioia lavorare con Caro a questo progetto.

Dottori, commesse, amici: il libro è una carrellata di giudizi, anzi pre-giudizi, frutto della grassofobia. “Parole che aggiungo peso (e sofferenza) al vostro corpo”. Fra tutti, quali fanno più male?

Caroline: È proprio quest’immagine del lasciarsi andare che mi fa male: sono piuttosto sportiva, mi muovo sempre, mangio poco (ma è vero che sono golosa), ho sempre avuto 10 chili di troppo, sono sempre stata così, sono nata così! Non è una mancanza di volontà o altro, sono solo io, è il fisico che ho…

Mathou: Ciò che mi tocca di più sono i commenti di parenti, familiari, amici, persone che condividono la mia vita. Dover vivere accanto a persone a cui vuoi bene e che non ti considerano non abbastanza capace è molto difficile.

Cercate di non ascoltare i giudizi, ma vi entrano lo stesso nel cervello e alla fine il risultato è sempre lo stesso: vi mettete a dieta, cercate di cambiare, per loro, per piacere al mondo. Non solo: “Il vostro peso diventa la scala del vostro valore personale: la stima in voi stesse diminuisce, e diventate prodotti dell’odio che provate verso di voi”. Un meccanismo diabolico e pericoloso: il giudizio del mondo diventa anche il vostro. Come poterne uscire?

Caroline: Ho fatto due cose che mi hanno cambiato la vita: sono andata da un ipnoterapeuta che mi ha aiutato a fare pace con il mio corpo, ma soprattutto ho iniziato a giocare a rugby (a 39 anni), e tutto è cambiato: ho capito che non ero grassa ma potente, solida, forte. Che il mio corpo può incassare colpi e sopportare fratture con serenità, e che posso anche fare paura. E nessuno aveva il coraggio di prendermi in giro apertamente. Il rugby ha cambiato tutto!

Mathou: Trovo che Caro sia molto più avanti di me su questo punto. È riuscita a far pace con se stessa e io sto ancora lottando. Ovviamente ho smesso di seguire diete e ho compreso tutto il male che ho fatto al mio corpo, ma oggi non ho ancora trovato la soluzione per amarmi o, almeno, per accettarmi. Passo da un periodo di profondo odio a un periodo di negazione della realtà.

Mi ha colpito molto il fatto che dottori, ginecologi, psicologi, anziché aiutarvi e supportarvi, siano così duri e poco comprensivi. Nel libro non c’è una sola figura positiva e non grassofobica (chili in più= seri rischi di salute). Non avete mai trovato specialisti che vi abbiano aiutato?

Caroline: Devo essere sincera? No. A parte questo ipnoterapeuta e un’amica dietologa, molto comprensiva…

Mathou: Neanch’io, nessuno. Anche se non mi trovo sempre di fronte a persone fondamentalmente grassofobe, sento che come minimo mi compatiscono.

Ad un certo punto, di fronte ad una galleria d’arte convenite sul fatto che “Siete nate nell’epoca sbagliata: qualche secolo fa vi avrebbero dipinte nei quadri”. Perché secondo voi in questo momento storico c’è stata questa “stigmatizzazione” del grasso, questa esplosione della grassofobia. Perché i chili in più fanno così paura?

Caroline: Ah sì: è proprio così!

Mathou: Esatto :) C’è questo timore di non avere il controllo, la necessità di controllare la propria immagine, che penso guidi in parte questa epoca che stiamo vivendo.

Mathou ad un certo punto del libro dice: “Sono sicura che molti, in fondo, preferirebbero essere magri e tristi che grassi e contenti”. Continuate a pensarla entrambe così?

Caroline: Sì, certo… quando si è snelli o magri, si è nella norma, o al massimo si è malati e si attira la simpatia degli altri. Non pensiamo mai che chi è grasso sia malato. Le persone grasse sono deboli. Personalmente, ho avuto più volte la depressione e ogni volta ho perso da 10 e 15 chili in 15 giorni. Non riuscivo nemmeno ad essere contenta per la mia nuova silhouette, anche se l’avevo così tanto attesa e desiderata…

Mathou: Assolutamente sì! Soprattutto quando sono triste e in sovrappeso, mi dico che ho sbagliato tutto. Farei di tutto oggi per avere 30 chili in meno, anche se so che in fondo che non mi renderebbe più felice, ma so che questo mi farebbe accettare di più e che passerei più inosservata. Farei di tutto per essere nella norma.

Caroline sostiene: “Ho dovuto scegliere tra essere magra con istinti suicidi o grassa e contenta: non ho esitato. Per questo, non giudicate troppo in fretta i grassi, non conoscete la loro storia” Ancora una volta ribadite che non è questione di mancanza di volontà, di sforzo, di sacrifici..

Caroline: Sì, è proprio così. Questo vale per la vita in generale: non bisogna giudicare (anche se ne abbiamo tutti voglia), perché non si sa mai cosa si nasconde dietro un aspetto fisico, un comportamento, un atteggiamento…

Mathou: Proprio così! Appena entriamo in una stanza, il nostro fisico parla per noi, prima di noi: siamo fuori dal comune, grasse, pigre, inutili. Aspettate prima di giudicarci troppo in fretta.

 

“Il tuo peso fa ormai parte di te, ormai”, “Sei bella così, chi ti immagina magra”; “Il grasso è comodo, ti stira i lineamenti, ti va di lusso essere grassa” ; “Vorrei avere le tue tette grosse” “Il peso non è sinonimo di valore, non fate le vittime dai…”; “Voi tonde siete le più forti, con voi ci si diverte come con un amico”. Cosa vi fa più incazzare di tutti questi commenti, la minimizzazione o la finta approvazione del grasso?

Caroline: La falsa approvazione. Quando proviene da persone magre che MAI, MAI, MAI vorrebbero essere nei nostri panni. Dicono “sei molto bella così” quando preferirebbero morire piuttosto che avere 5 chili in più.

Mathou: La falsa approvazione Ci sono “falsi amici” nella grammatica o nell’ortografia, ma esistono anche nella vita reale :)

Da mamma anche io, vi chiedo una cosa che nel libro non viene toccata: come vi rapportato con i vostri figli su questo argomento, cosa rispondete loro quando fanno paragoni, inevitabili, magari con altre mamme?

Caroline: È molto difficile. Ho dovuto correggere rapidamente le mie osservazioni e il mio comportamento. Preferisco mostrare ai miei figli che si può mangiare di tutto ma in quantità normale e, soprattutto, fare sport. Mantengo il mio peso senza alcun problema perché faccio sport e non mi privo di nulla. Questo è ciò che voglio che capiscano. Il movimento è essenziale. Per il corpo e anche per la testa! Ne sono proprio convinta. Gli ho anche spiegato chiaramente che le diete fanno ingrassare. Mostro loro ogni giorno che si devono comprare prodotti freschi e cucinarli. I pasti pronti sono vietati in casa. Naturalmente, poiché nessuno è perfetto, di tanto in tanto ci concediamo di andare da Burger Kings. La vita è anche questo!

Mathou: Cerco di non sminuirmi davanti a lei, di dirle che tutti i cibi vanno bene, che non ci sono cibi buoni e cibi cattivi. Le ho parlato della grassofobia, le spiego quali sono i commenti inaccettabili, ho bandito il termine “dieta” a casa e cerco di analizzare con lei i commenti grassofobi che sente a scuola e ovunque. In fondo spero che non diventi grassa come me perché non vorrei che provasse e vivesse lo stesso dolore.

Scrivete alla fine: “Quando il mondo avrà capito che: il peso non è una scala di valore, che non siamo solo numeri sulla bilancia, che prendere peso non equivale a sprecare la vita, che la grassofobia rende ancora più grassi e più tristi. Quando ci convinceremo che non è vero che perdendo qualche chilo si diventa persone migliori…Quel giorno sarà una grande vittoria”. Pensate quel giorno sia all’orizzonte?

Caroline: Sempre di più, sì. Ma poiché questo problema riguarda principalmente le donne (siamo molto più tolleranti con un uomo grasso), dobbiamo combattere il doppio. Come TUTTO quello che riguarda le donne. Barbie cicciottelle, manichini “taglia extra large” nei negozi, certe campagne pubblicitarie, stiamo diventando sempre più visibili e questo è fantastico! Continuiamo così!

Mathou: Io sono meno ottimista. Vedo che i discorsi sul tema stanno cambiando, che vediamo più spesso corpi diversi sui social network, ma ci sono molti fake: la società è fondamentalmente grassofoba e i bei discorsi nascondono sempre una paura viscerale dei chili di troppo :)