Serena Mollicone: un giallo più lungo della vita della stessa vittima

Le parole della dott.sa Bruzzone: "Quando una cassazione rigetta una doppia conforme di assoluzione vuol dire che ha visto qualcosa di diverso"

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Irene Vella

Giornalista, Storyteller, Writer e Speaker

Scrive da sempre, raccogli emozioni e le trasforma in storie. Ha collaborato con ogni tipo di giornale. Ha fatto l'inviata per tutte le reti nazionali. È la giornalista che sussurra alle pasticcerie e alla primavera.

Pubblicato: 31 Marzo 2025 13:54

La vicenda di Serena Mollicone è una delle più drammatiche e complesse della cronaca nera italiana. La giovane, appena 18enne, scomparve il 1º giugno 2001 ad Arce, un piccolo comune in provincia di Frosinone. Dopo due giorni di ricerche, il suo corpo venne ritrovato in un bosco vicino ad Anitrella, con segni evidenti di violenza. Per anni il caso è rimasto avvolto nel mistero, tra indagini, ipotesi e depistaggi, fino alla recente riapertura del processo che ha nuovamente acceso i riflettori sulla sua tragica fine.

La Scomparsa e il Ritrovamento

Serena Mollicone era una ragazza solare e determinata, prossima alla maturità e con sogni per il futuro. La mattina del 1º giugno 2001 uscì di casa per recarsi dal dentista, ma non fece mai ritorno. Due giorni dopo, il suo corpo venne rinvenuto in un bosco con un sacchetto di plastica legato intorno alla testa e le mani legate dietro la schiena con del nastro adesivo. L’autopsia rivelò che la morte era stata causata da un violento colpo alla testa, seguito da asfissia.

Le indagini e le prime accuse

Le indagini iniziali si concentrarono su Carmine Belli, un carrozziere del paese, che venne arrestato nel 2003 con l’accusa di omicidio. Tuttavia, il processo dimostrò la sua innocenza e l’uomo venne assolto nel 2006. Per anni il caso rimase senza colpevoli, fino a quando nuove indagini portarono a un clamoroso sviluppo: nel 2019 furono rinviati a giudizio l’ex maresciallo dei carabinieri di Arce, Franco Mottola, sua moglie Anna, il figlio Marco e altri due carabinieri, Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano. Secondo l’accusa, Serena sarebbe stata uccisa all’interno della caserma dei carabinieri dopo una lite con Marco Mottola.

Il processo e l’assoluzione degli imputati

Il processo iniziato nel 2020 ha cercato di fare luce sugli eventi di quel giorno. Secondo la ricostruzione dell’accusa, Serena sarebbe stata colpita con violenza contro una porta all’interno della caserma, riportando un grave trauma cranico. Successivamente, sarebbe stata trasportata nel bosco e “confezionata” ad arte per il ritrovamento. Tuttavia, nel luglio 2022, la Corte d’Assise di Cassino ha assolto tutti gli imputati per insufficienza di prove, lasciando il caso ancora irrisolto.

La riapertura del processo e le nuove indagini

Nonostante le assoluzioni, la famiglia di Serena non ha mai smesso di cercare la verità. Recentemente, nuove perizie e testimonianze hanno portato alla richiesta di riaprire il caso. La Procura ha acquisito nuovi elementi che potrebbero ribaltare l’esito del processo, riaccendendo la speranza di ottenere giustizia per Serena. La riapertura del processo rappresenta un momento cruciale nella ricerca della verità su uno dei casi più controversi della cronaca italiana.

Questo un riassunto di uno dei casi di cronaca nera italiani più controversi e drammatici, anche perché quando la durata di un giallo è più lunga della vita stessa della vittima, vuol dire che, nell’arco degli anni e dei processi, sono stati fatti innumerevoli errori. Basterebbe guardare la ricostruzione che la dottoressa Bruzzone fa dell’omicidio per capire, oltre ogni ragionevole dubbio, quanti e quali prove non siano state repertate in modo corretto, quante siano andate perse e quante omissioni (volontarie?) siano avvenute.

Quello che sappiamo con certezza è che Serena Mollicone aveva perso qualche amico per droga, e che dal quel momento la lotta allo spaccio era stata una delle sue missioni, quasi ogni giorno si recava in commissariato perché, a suo avviso, l’allora comandante Franco Mottola non faceva niente per arginarlo, e anzi, spesso copriva le azioni del figlio, Marco Mottola, che pare, sempre secondo la ragazza, facesse parte proprio di quel giro. Quello che purtroppo è lampante è che Serena fu uccisa proprio il giorno della sua scomparsa, quello che è evidente è che all’interno della caserma sia stata trovata una porta rotta, che l’allora maresciallo se ne sia attribuita la paternità, sostenendo di averla provocata con un pugno, e che invece, secondo l’accusa sarebbe stata causata dal cranio della ragazza fatto sbattere contro il legno (tesi avvalorata anche dai reperti scientifici trovati sul volto e tra i capelli della stessa). Quello che è certo è che il brigadiere Santino Tuzi è morto suicida pochi giorni dopo aver rivelato di aver visto entrare in caserma Serena il giorno della sua scomparsa e che, fino a quando lui era rimasto in servizio, non ne fosse uscita. Quello che è inconfutabile è che la figlia di quest’uomo, Maria Tuzi, abbia confermato le parole del padre. “Mio papà la vide entrare, e mai più uscire, dopo subì tante pressioni. È l’ora della verità”.

Il commento della dottoressa Bruzzone

La dottoressa Bruzzone, da noi raggiunta telefonicamente, ha così commentato la riapertura del caso: “Quando una cassazione rigetta una doppia conforme di assoluzione normalmente ha visto qualcosa di diverso, credo ci siano buone possibilità di avere finalmente giustizia”. E noi aggiungiamo che purtroppo a questo nuovo processo non potrà partecipare il papà di serena, Guglielmo, che è morto nel maggio del 2020, dopo aver dedicato la sua vita alla ricerca della verità, perché quando ti ammazzano una figlia così, trovare i colpevoli ed assicurarli alla giustizia diventa la tua unica ragione di vita. Vogliamo crederci anche noi, che sia fatta finalmente giustizia. Per Serena e per tutte le vittime innocenti ancora senza colpevoli.