Egonu portabandiera olimpica, un bel messaggio per lo sport (e non solo)

Paola Egonu è una delle pallavoliste più forti al mondo, ma è anche un simbolo di inclusività, contro il razzismo e le discriminazioni

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Redazione

DiLei è il magazine femminile di Italiaonline lanciato a febbraio 2013, che parla a tutte le donne con occhi al 100% femminili.

Quando le hanno comunicato che avrebbe portato la bandiera olimpica alla cerimonia di inaugurazione a Tokyo 2020, Paola Egonu è scoppiata in lacrime.

“Mi ha fatto emozionare appena il presidente Malagò me l’ha detto, perché mi ritrovo a rappresentare gli atleti di tutto il mondo ed è una grossa responsabilità: attraverso me esprimerò e sfilerò per ogni atleta di questo pianeta”, ha detto la pallavolista azzurra.

Nata a Cittadella, in provincia di Padova, nel 1998 da genitori nigeriani, Paola Egonu è una delle atlete più apprezzate a livello internazionale, per le sue doti sportive ma anche per la grinta e la spavalderia con cui affronta le sfide sul campo e nella vita.

Giovanissima si è ritrovata titolare della nazionale femminile di pallavolo e con la Imoco Volley Conegliano, la squadra in cui gioca, ha vinto praticamente tutto. Solo nel 2021 ha vinto uno scudetto, infranto il record di punti in una partita di Serie A femminile (47) che lei stessa deteneva, vinto la Champions League venendo premiata come miglior giocatrice del torneo, vinto la Coppa Italia.

È stato dopo una delusione sportiva, però, che ha deciso di fare coming out, confessando al mondo di avere una fidanzata: era il 2018, Egonu aveva solo 20 anni e aveva appena perso la finale del Campionato del mondo con le Azzurre.

Un messaggio forte, controcorrente rispetto a un settore, quello dello sport, in cui la sessualità, quando non etero, è vissuta come un tabù, qualcosa da tenere nascosta per via di pregiudizi e discriminazioni. Paola, invece, è figlia di una generazione che non scende a compromessi e che vuole essere libera di essere ciò che è.

“Ho ammesso di amare una donna (e lo ridirei, non mi sono mai pentita) e tutti a dire: ecco, la Egonu è lesbica. No, non funziona così. Mi ero innamorata di una collega, ma non significa che non potrei innamorami di un ragazzo, o di un’altra donna”, ha detto poco tempo fa al Corriere della Sera a proposito del suo coming out.

Una scelta coraggiosa, ancora di più se si considera che Paola è una ragazza nera, cresciuta in un’Italia che negli ultimi anni ha un forte problema col razzismo. E negarlo è solo volersi girare dall’altra parte, come ha confessato anche Miriam Sylla, capitana della nazionale di volley e grande amica di Egonu: “Non vorrei scatenare polemiche, più volte mi è stato detto di fare solo l’atleta: però uno sportivo ha anche una testa pensante. Non si può generalizzare, ma nemmeno sostenere che l’Italia non è razzista”. Insieme hanno condotto le Azzurre sui gradini più alti del podio negli ultimi anni e insieme intendono dare battaglia alle Olimpiadi per portare a casa quella medaglia d’oro che non è ancora mai arrivata.

Paola Egonu portabandiera olimpica è più di una scelta al merito sportivo, è una scelta che lancia un messaggio chiaro di inclusività, al mondo dello sport e non solo.

Egonu Sylla
Fonte: GettyImages
Paola Egonu e Miriam Sylla