Tragedia a Cavallino-Treporti: morto il piccolo Carlo Panizzo

Litorale mobilitato per cercare il bimbo. La madre, già distrutta, travolta dal giudizio dei “genitori perfetti” sui social

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Irene Vella

Giornalista, Storyteller, Writer e Speaker

Scrive da sempre, raccogli emozioni e le trasforma in storie. Ha collaborato con ogni tipo di giornale. Ha fatto l'inviata per tutte le reti nazionali. È la giornalista che sussurra alle pasticcerie e alla primavera.

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Tragedia sul litorale veneziano. Il piccolo Carlo Panizzo, sei anni, residente a Roncade (Treviso), è stato ritrovato senza vita nella notte tra lunedì e martedì. I sommozzatori dei Vigili del Fuoco lo hanno individuato intorno alle 3 del mattino a circa cento metri dalla battigia, a una profondità di due metri, nei pressi dei frangiflutti . Tutto era iniziato il pomeriggio di lunedì 11 agosto, attorno alle 16, quando la madre lo ha perso di vista mentre faceva il bagno nel tratto tra il Villaggio San Paolo e il camping Vela Blu, nella zona di Ca’ Pasquali.  Scattato l’allarme, la macchina dei soccorsi si è messa in moto: guardia costiera, motovedette, gommoni, pattuglie via terra da Venezia e Jesolo, elicotteri dei Vigili del Fuoco e della Polizia, oltre al velivolo ATR‑42 “Manta” della Guardia Costiera decollato da Pescara dotato di sistemi di telerilevamento notturno .

La catena umana per le ricerche di Carlo Panizzo, poi trovato morto
ANSA
La catena umana per le ricerche di Carlo Panizzo, morto in mare

Sulla spiaggia, turisti e bagnanti hanno reagito con commozione e solidarietà, formando una catena umana stretta per mano, che ha scandagliato la battigia nella speranza di ritrovare il bambino, l’impiego di un sonar ha infine permesso di localizzare la salma. L’intera comunità si è fermata in un silenzio collettivo, devastata da quello che è il peggiore degli esiti. Carlo non ce l’ha fatta, e con lui è morta anche la speranza di chi stava cercando risposte nel buio di quelle acque. E sui social è partita la caccia alle streghe, mentre la madre, distrutta dal dolore, cercava suo figlio, su Facebook era iniziato il processo dei genitori perfetti, quelli che a loro “non potrà mai succedere”, quelli che “eh ma la mamma cosa stava facendo?”, come se il piccolo non avesse anche un padre.

Morto Carlo Panizzo a Cavallino-Treporti: le ricerche in mare
ANSA
Morto Carlo Panizzo a Cavallino-Treporti: le ricerche in mare

Cosa spinge alcune persone a scagliarsi sul dolore altrui, specialmente in situazioni così devastanti? Chi scrive queste parole chiede: perché trasformare un social in un tribunale affollato di “genitori perfetti”? Perché puntare il dito sulla madre, insinuare che non stesse abbastanza attenta, senza sapere, comprendere né aver vissuto ciò che accade in un lampo? Anch’io ho vissuto il terrore di seguire mio figlio con lo sguardo, un attimo dietro, un attimo dopo sparito, e già la mente corre al peggio. Lui era solo, pochi passi di corsa, ma in quei dieci minuti, capisci la sottile linea che separa la normalità dalla tragedia. Capisci quanto siano importanti la fortuna e la fragilità della vita. Invece di tanti giudizi, un semplice silenzio, un pensiero gentile, una traccia d’empatia: perché quella mamma ha perso suo figlio alle 16, e insieme a lui, il senso stesso del suo tempo e della sua vita. Perché sì, in quell’istante è morta anche lei. Ma riuscite ad immaginare cosa accadrà nell’esistenza di questa donna da quel momento in avanti? Riuscite per una volta ad indossare i panni degli altri senza per forza giudicare?

La logica dice “accadono tragedie”, la ragione, e forse il cuore, chiede di fermarsi, per alcuni, il dolore è un palcoscenico, e i social un’arena. È ora di smettere. Non serve una ricostruzione, né processi di intenzione: serve umanità, un abbraccio silenzioso, una presenza consapevole. Fermiamoci prima di parlare, prima di giudicare. Perché il rumore, oggi, in questo dolore, non salva nessuno.