Semplice e apparentemente anonima, Hadley è l’unica ragazza non segue la moda di quei tempi, perché forse troppo intenta a curare quelle ferite del cuore inflitte da una vita tutt’altro che gentile. Eppure lui la nota, lì in mezzo a tante, e con quell’approccio affascinante e disinvolto la conquista. Così quel giorno di ottobre a Chicago, le vite di Ernest Hemingway e di Hadley Richardson, si incontrano e si scontrano, destinate a restare intrecciate fino all’arrivo di Pauline Pfeiffer.
Chi era Hadley Richardson
In uno di quei party in casa, che nel 1920 animavano le serate di artisti e letterati, un giovane appena ventenne, da poco tornato dalla guerra, conquista gli ospiti con i suoi racconti. È lì, che una giovanissima ragazza dall’aspetto riservato lo ascolta, lo osserva e se ne innamora. Ernest fa lo stesso, forse incuriosito proprio dalla differenza della donna rispetto alle sue coetanee.
Elizabeth Hadley Richardson, nasce il 9 novembre del 1891 ed è ricordata come la prima moglie dell’autore americano. I due si sposano nel 1921 dopo un corteggiamento di quasi un anno, da parte di lui, e si trasferiscono a Parigi pochi mesi dopo essersi sposati.
La vita di Hadley, però, è stata tutt’altro che rosa e fiori. Più piccola di cinque fratelli, da bambina cade dalla finestra del secondo piano di casa sua e da quel momento l’affetto materno diventa una prigione. Sua madre, infatti, diventa eccessivamente protettiva limitando i contatti con l’esterno e le attività della giovane Richardson. Suo padre, invece, a causa di difficoltà finanziarie si suicida nel 1903.
Da adolescente, piuttosto che seguire le mode del momento, Hadley diventa sempre più timida e solitaria e ancora una volta è la madre a decidere per lei: la ragazza è troppo debole, fisicamente ed emotivamente, per proseguire il college. Una condizione di fragilità acuita dalla morte di sua sorella Dorothea che rimane intrappolata tra le fiamme in un incendio.
Il ritratto di Hadley Richardson è quello di una donna gentile ed emotiva, assolutamente in contrapposizione agli stereotipi del tempo, che potremmo delineare con Pauline Pfeiffer, la donna che, una volta posati gli occhi sullo scrittore, lo prende e lo porta via con sé.
Dopo l’incontro con Hemingway, in quella festa a Chicago, lo scrittore inizia un lungo corteggiamento nei confronti di una Hadley piuttosto titubante a causa della differenza di età. Ma per Ernest quegli 8 anni non erano nulla in confronto alla distanza fisica ed emotiva di una storia non ancora iniziata.
La donna all’ombra del genio
Così, nel pieno dei ruggenti anni ’20 i due si innamorano e si vivono, ma Hadley scopre in fretta il prezzo da pagare nel restare accanto, nonostante tutto, al genio letterario. Il conforto, per lei, arriva solo nell’isolamento quando costretta a guardare da lontano suo marito, intento nella realizzazione delle sue opere, comprende che il suo spazio sarà sempre ridotto rispetto alla scrittura.
Neanche la nascita di Jack, il loro primogenito cambia le cose: Hemingway è sempre lontano da casa, tra lavori, impegni, flirt e tradimenti. Hadley accetta e subisce perché non riesce a far prevalere la ragione sull’amore, del resto lei è “solo” una ragazza all’antica che stravolge i suoi schemi mentali per adattarli alle necessità del suo grande amore.
Poi, però, l’arrivo di Pauline, cambia tutto. La donna si insinua nelle loro vite come amica, fino a diventare l’amante e la seconda moglie dello scrittore. Dopo due anni di sofferenza, Hadley divorzia da Hemingway nel 1927 per poi risposarsi qualche anno dopo con il giornalista Paul Mowrer. Anche se sposato con Pauline e poi con altre donne, in Hemingway resterà per sempre il ricordo dolceamaro di Hadley, e il rimorso per averla lasciata andare e calpestato il suo cuore.
«Ti ho sempre amata e ti amerò sempre. Ogni donna di cui scriverò nei miei libri avrà sempre sempre una parte di te»
La storia di Hadley Richardson, e quella vita trascorsa all’ombra del premio Nobel, è narrata magistralmente nel libro di Paula McLain Una moglie a Parigi.