Quell’appellativo di principessa del popolo, non ci sono dubbi, lei se lo era conquistato. E lo aveva fatto nel modo più genuino e autentico possibile. Scendendo in strada, mischiandosi tra la gente, incontrando le persone ai margini della società e dimenticate dalla stessa. Diana Spencer ha stretto a sé, senza remore, i malati di lebbra, ha camminato tra le mine antiuomo e ha sempre scelto di fare le cose a suo modo, lasciandosi alle spalle il rigore delle regole della famiglia reale. E così ha cambiato il modo di essere royal, e tutto il mondo.
Perché se le cose che ha fatto, oggi ci sembrano appartenere alla normalità, alla sua epoca sono state rivoluzionarie. Perché avvicinarsi ai pazienti malati di AIDS, mentre tutti gli altri ne stavano alla larga per paura e disinformazione, ha cambiato l’opinione pubblica in tutto il mondo.
L’AIDS, i tabù e la disinformazione
Di cose ne sono cambiate da quando negli anni ’80 gli esperti parlavano di gay compromise sindrome, di immunodeficienza gay-correlata o di cancro dei gay. Anche quando il nome della malattia assunse il suo significato più moderno, a seguito di casi di pazienti eterosessuali, il giudizio del mondo non mutò: per la società si ammalavano i gay o i drogati.
Ma si sa che le persone hanno paura di quello che non conoscono, e sull’AIDS si sapeva ancora troppo poco. Persino i medici avevano paura di trattare i pazienti e di stare vicino a loro per contrarre il virus. Tutti erano terrorizzati. Tutti tranne Diana.
La principessa del Galles aveva a cuore la sua gente, indistintamente. Così fece suo il compito di preservare la salute di tutte le persone che avevano contratto il virus dell’HIV. Nel 1987, infatti, fu proprio lei a inaugurare un reparto dedicato esclusivamente alle persone malate di AIDS all’interno del Middlesex Hospital. E con loro si fece fotografare.
Le fotografie che hanno cambiato il mondo
Lady D non si è solo mostrata al fianco di quelle persone, ma gli ha teso una mano, letteralmente. Le fotografie della principessa occuparono le prime pagine dei tabloid del Paese e del mondo intero: non erano i suoi look a fare la differenza, ma il suo coraggio.
Senza guanti, perché non amava portarli, strinse le mani dei pazienti del reparto. Trascorse del tempo con loro, ascoltò le storie di tutti. E lo fece con amore, lo stesso che caratterizzava ogni sua azione.
“L’HIV non rende pericolose le persone: stringetegli la mano e date loro un abbraccio. Dio solo sa quanto ne hanno bisogno”.
Non aveva solo ridato la speranza a quelle persone, Lady D aveva cambiato la società e i suoi pregiudizi, si era fatta portavoce di un’umanità che nessuno era in grado di capire. Stava placando l’isteria attorno all’AIDS, scardinando ogni tabù.
Dopo questo evento, l’organizzazione National AIDS Trust rilasciò una dichiarazione alla BBC definendo la principessa “La più grande ambasciatrice del pianeta nella sensibilizzazione all’AIDS”.
Nel 2017 suo figlio Harry ha ritirato l‘Attitude Legacy Awardun, un premio in onore di sua madre. Ancora oggi il principe porta avanti l’impegno contro l’AIDS con la sua associazione Sentebale per continuare il lavoro di Diana.