Giulia di Barolo, la marchesa amica delle donne e degli ultimi della società

Questa è la storia di una nobildonna che poteva avere tutto ciò che desiderava, ma che scelse di trascorrere la sua intera vita ad aiutare le donne, i poveri e gli ultimi della società

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Redazione

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Era dotata di una grande sensibilità umana, Giulia di Barolo, che nasceva dal cuore e che ha trovato la sua massima manifestazione nell’aiuto concreto dato agli altri. Alle ragazze a rischio, ai bambini, alle donne, in carcere e ai poveri. Agli ultimi della società. La sua storia, quella di una nobildonna che poteva avere tutto ciò che desiderava grazie alla sua posizione sociale, ma che ha scelto invece di impiegare il suo tempo per aiutare gli altri, è una grande lezione di coraggio, di gentilezza, ma soprattutto di umanità che tutti dovremmo conoscere e raccontare alle future generazioni.

Chi era Giulia di Barolo

Nata all’anagrafe come Juliette Colbert di Maulévrier, e diventata moglie del marchese Tancredi Falletti di Barolo, Giulia è stata una filantropa francese naturalizzata italiana. Venerata dalla Chiesa Cattolica, è considerata uno dei personaggi più esemplari dell’intero ‘800 proprio per quella missione che aveva scelto di fare sua per tutta la vita: aiutare gli altri.

Nata il 27 giugno del 1785 a Maulévrier, Juliette è figlia di una nobile famiglia, ma la sua infanzia non è spensierata come si può immaginare. Alla vigilia della Rivoluzione, infatti, molti suoi parenti appartenenti all’aristocrazia francese vengono giustiziati, tra cui anche sua madre.

Rimasta orfana, Giulia cresce con suo padre e viene introdotta nella corte francese diventando damigella d’onore di Giuseppina, prima moglie di Napoleone Bonaparte. È frequentando questo ambiente che conosce il marchese piemontese Tancredi Falletti di Barolo, del quale si innamora. Sono così tante le cose che li accomunano che i due scelgono di convolare a nozze il 18 agosto del 1806 a Parigi.

Insieme iniziano a occuparsi di tutta una serie di progetti di carità per aiutare gli altri, gli ultimi della società. Lo fanno prima in Francia e poi a Torino dove i due scelgono di trasferirsi nel 1814 all’interno del Palazzo Barolo di proprietà del marchese.

Juliette, che in Italia viene chiamata Giulia, fonda insieme a suo marito delle scuole gratuite per grandi e bambini, la Congregazione delle Suore di Sant’Anna e si occupa costantemente dei poveri attraverso donazioni e altre operazioni di beneficienza. Il marchese, invece, finanzia quasi interamente la costruzione Cimitero Monumentale di Torino.

La nobildonna straordinaria che ha teso la mano agli ultimi della società

Non avendo potuto avere figli, Giulia di Barolo ha continuato ad aiutare i bambini più poveri, ma anche le donne e gli uomini più deboli della società. Dopo la morte del marito, avvenuta nel 1838, ha continuato a operare per gli altri, lasciando tutti i beni di famiglia alla fondazione Opera Pia Barolo.

Nella sua vita si è dedicata soprattutto alle donne in carcere, conducendo una battaglia gentile affinché le condizioni di queste fossero migliorate. Ha chiesto, per loro, un’istruzione adeguata, un miglioramento di igiene e il vitto, presentando addirittura un progetto di riforma carceraria. Proprio per questo motivo, nel 1821, è stata nominata soprintendente del carcere femminile di Torino proponendo un nuovo modello che sarebbe diventato d’ispirazione negli anni a seguire.

Nel 1862, dopo la nascita del Regno d’Italia, la marchesa finanziò interamente la costruzione della Chiesa di Santa Giulia, ma non riuscì a vedere l’opera completa perché morì nel 1864. A lei fu dedicata la via davanti all’edificio sacro. Giulia di Barolo, nel maggio del 2015, è stata dichiarata Venerabile dalla Chiesa cattolica.