Bessie Coleman, la prima donna pilota di origine afroamericana

È una favola contemporanea ed eterna, quella di Queen Bess, la prima donna pilota di origine afroamericana. Questa è la sua storia

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

La chiamavano Queen Bess, Elizabeth Bessie Coleman, perché una regina lei lo era davvero. Certo, non indossava abiti sfarzosi e lussuosi e, né tantomeno abitava in un grande castello insieme al suo principe azzurro. Ma aveva imparato a sognare, e di conseguenza a volare, come mai nessuna donna aveva fatto prima di quel momento. La sua storia è arrivata fino ai nostri giorni come un’eredità, preziosa e straordinaria, che noi donne dobbiamo raccogliere come esempio di coraggio e di tenacia, per ricordarci che sono nostri il diritto e il dovere di sognare. Sempre.

Chi era Elizabeth “Bessie” Coleman

Soprannominata Brave Bessie e Queen Bess, Elizabeth Bessie Coleman è stata un’aviatrice statunitense, la prima donna pilota di origine afroamericana. Nata ad Atlanta il 26 gennaio del 1892, era la decima di tredici figli di una famiglia di mezzadri. Era una bambina curiosa, Bessie, affascinata dal mondo lì fuori. Quando non aiutava la famiglia, nelle faccende domestiche o nella raccolta del cotone, si dedicava agli studi: amava leggere e aveva una certa predisposizione per la matematica.

In Texas, dove la famiglia si era trasferita quando era solo una bambina, la situazione non era semplice, non per le persone afroamericane. Stanco del razzismo imperante nel Paese George, suo padre, lasciò la famiglia per trasferirsi in Oklahoma. Iniziava così una nuova vita per Bessie, insieme alla madre e ai fratelli, fatta di sacrifici e duro lavoro.

Il sogno di proseguire gli studi, però, non svanì e all’età di 18 anni, con i risparmi messi da parte durante gli anni precedenti, Elizabeth si iscrisse alla Oklahoma Colored Agricultural and Normal University. Ma dopo un semestre, a causa dei soldi insufficienti, fu costretta ad abbandonare il percorso di studi.

Nel 1915 si trasferì a Chicago insieme a due dei suoi fratelli. Lavorò adattandosi a diversi ruoli, prima come cuoca in un ristorante e poi come manicurista in un salone di bellezza. Era un’instancabile lavoratrice, ma quello che più le piaceva di quei lavori era la possibilità di ascoltare le storie delle persone, dei piloti che erano tornati a casa dopo la fine della Grande Guerra. Anche Bessie voleva volare, ma sapeva di non poterlo fare. Non sarebbe mai stata ammessa in una scuola di volo nel Paese per due motivi: era donna ed era afroamericana.

Non rinunciò a quel sogno, neanche per un’istante, anche se all’apparenza la società aveva già deciso il suo destino. Tutto cambiò da un incontro, quello con l’editore Robert S. Abbott che, ascoltando i desideri della giovane Bessie, la incoraggiò a studiare all’estero. Da qualche parte del mondo, Elizabeth, avrebbe avuto la sua possibilità.

Il volo di Queen Bess

Dopo essersi informata sulle eventuali possibilità in tutto il mondo, Elizabeth decise di raggiungere la Francia: lì, una scuola di volo, avrebbe esaudito i suoi desideri. Dopo aver seguito un corso di lingua francese si imbarco sul transatlantico SS Imperator nel novembre 1920 per iscriversi alla Société des avions Caudron di Le Crotoy.

Il suo primo volo fu a bordo del biplano Nieuport tipo 82. Bessie era l’unica allieva di colore di tutto il corso, ma questo non la spaventava. Dopo un anno di duro studio Elizabeth ottenne il brevetto, diventando così la prima donna afroamericana a raggiungere un traguardo tanto ambizioso. Ma questo non le bastava: era solo l’inizio di un sogno ancora da perfezionare.

Restò a Parigi, per prendere altre lezioni private di aviazione e arricchire la sua formazione. Una volta tornata negli Stati Uniti, Bessie, divenne una celebrità, un esempio di coraggio e di tenacia tutto al femminile.

La prima pilota afroamericana

Quella dell’aviazione non era solo una passione per Bessie, ma una vera e propria vocazione. Così, forte della sua formazione e dei risultati ottenuti, decise di trasformare quello che aveva imparato in un lavoro: sarebbe diventata una pilota di acrobazie in volo.

Per farlo, e per ritagliarsi uno spazio in quello che era un settore governato dagli uomini, doveva perfezionare la sua tecnica. Ancora una volta, però, dovette scontrarsi con i pregiudizi dell’epoca: nessuno era disposto a darle lezioni. Bessie non si arrese e ritornò in Europa, prima in Francia e poi nei Paesi Bassi dove potè studiare e perfezionare la sua tecnica. Iniziava così la sua carriera nelle esibizioni acrobatiche.

Queen Bess e la nascita di una leggenda

Nasceva così Queen Bess, la coraggiosa, la temeraria. La donna che non si fermava davanti a niente. Tornata in America, Elizabeth Coleman divenne una star richiesta, acclamata e ammirata da tutti. Era ormai la protagonista assoluta e indiscussa del settore delle acrobazie aeree, nonché l’unica donna a farne parte. Il 3 settembre del 1922, dopo aver preso parte a un evento dedicato veterani del 369º Reggimento di Fanteria, venne eletta all’unanimità come la più brava pilota del mondo.

Perché era brava, Bessie, ma anche coraggiosa e audace. La sua voglia di riscatto la portò a cimentarsi nelle imprese più complesse , alcune delle quali le fecero rischiare la vita. Nel febbraio del 1923, a Santa Monica, si schiantò col suo aereo rompendosi una gamba e tre costole. Spericolata? Forse, sicuramente ambiziosa, ma anche estremamente idealista. Una volta realizzato il sogno di volare, Bessie immaginò di creare una scuola per giovani aviatori di successo un giorno. Voleva che tutti avessero quella possibilità che per tanto tempo le era stata negata, senza sapere che in realtà con la sua carriera era già diventata un’ispirazione per i giovani di tutto il mondo.

Purtroppo però quell’ultimo grande sogno non vide mai la luce. Il 30 aprile del 1926, durante una manifestazione aerea a Jacksonville, Bessie perse la vita. Dopo 10 minuti di volo a bordo del suo Curtiss JN-4 Jenny Elizabeth perse il controllo del velivolo dopo una picchiata e, colpevole di non aver allacciato la cintura di sicurezza per avere maggiore libertà nell’esaminare il terreno sul quale stava volando, fu scaraventata fuori dall’aereo. Morì sul colpo. Anche William Wills, tecnico di bordo, perse la vita nell’incidente.

Aveva solo 34 anni, Queen Bess, quel giorno di aprile e ancora tanti sogni da realizzare. Al suo funerale parteciparono migliaia di persone: erano tutti lì per lei, per celebrare la donna e la pilota, per omaggiare un nome che era già diventato leggenda.