Antonello Venditti è nato l’8 marzo 1949. E non è un caso che sia venuto al mondo nel giorno della Festa della Donna. Lui che è stato tra i più bravi, negli anni del cantautorato anni ’70 e ’80 a raccontare l’amore e l’universo femminile con semplicità, sensibilità e gentilezza. Che ha cantato sogni, speranze, illusioni e disillusioni dei ragazzi di quegli anni, in cui si sono riconosciuti anche le generazioni successive.
Lui, che negli anni ’70, diceva con coraggio a Sara, studentessa con una nuova vita dentro di sé: “Vai dritta non ti devi vergognare, le tue amiche lasciale parlare, è stato solo amore, se nel banco non c’entri più. Tu non sei più sola, il tuo amore gli basterà” (Sara, 1974).
Antonello, che cantava della voglia di libertà dei 18enni degli anni ’60. “Era l’anno dei mondiali quelli del sessantasei. Sta crescendo come il vento questa vita mia. Sconosciuto il mio futuro dentro me. Davanti alla scuola pensavo viva la libertà. Coraggio di quei giorni miei..” (Giulio Cesare 1986).
Antonello, che scriveva che l’amore non ha padroni, e “bombe o non bombe arriveremo a Roma” (L’amore non ha padroni 1975)
Antonello, che cantava la disillusione di quegli anni, anche se: “In questo mondo di ladri c’è ancora un gruppo di amici che non si arrendono mai (In questo mondo di ladri, 1988)
Antonello, che cantava degli dell’amore tradito e degli addii difficili in amore senza rancore e violenza. Semplicemente: “Ci vorrebbe un amico per poterti dimenticare. Io sto piangendo, ma ti ho perdonato. (Ci vorrebbe un amico, 1984)
Antonello che cantava che “non c’è sesso senza amore”. Che raccontava della bellezza e gioventù di Piero e Cinzia, con la chitarra e il loro amore tra le mani in viaggio per in concerto di Bob Marley a Milano. (Piero e Cinzia 1984)
Antonello, che raccontava meglio di chiunque altro la notte prima degli esami di maturità: “Come i pini di Roma la vita non li spezza, questa notte è ancora nostra”. (Notte prima degli esami, 1984)
Antonello, con la sua Roma sempre nel cuore: “Roma capoccia der mondo infame” (Roma capoccia, 1972), “Grazie Roma, che ci fai piangere abbracciati ancora, che me fa sentì importante anche se non conto niente (Grazie Roma, 1983).
Antonello che sognava, come tutti in quegli anni e come ancora di più oggi solo amore e libertà. “Tutto quel che voglio, pensavo, è solamente amore. Ed unità per noi, che meritiamo un’altra vita, più giusta e libera se vuoi. Corri, amore, corri, non aver paura…(Sotto il segno dei pesci, 1978)
Per tutto questo, Antonello, ti ringrazio. Grazie a nome dei ragazzi di ieri e di oggi, grazie dalle donne di ieri e di oggi. Io che sono nata nel 1974, e mi chiamo Sara proprio come (e grazie) al tuo brano, che sono cresciuta con le tue canzoni in casa, colonna sonora di tanta parte della mia adolescenza, che sei stato il primo concerto della mia vita. Che mi (ci) hai insegnato che l’amore è poesia e gentilezza. Semplicemente, GRAZIE.