Spesso, quando cuciniamo, non pensiamo al ruolo dei coperchi. Restano lì, a portata di mano, ma talvolta invisibili. In realtà, usarli al momento giusto permette di ridurre i tempi, trattenere il calore e preservare l’umidità delle preparazioni. L’acqua raggiunge più velocemente il bollore, le zuppe restano cremose, gli stufati si ammorbidiscono senza perdere il loro tipico profumo che ci porta nelle cucine delle nostre nonne, alla domenica. Sì, il coperchio è un piccolo ma grande accorgimento che ci aiuta a cucinare con più attenzione e con meno sprechi. Prima di lasciarli in disparte, vale la pena capire quando è indispensabile e quando, invece, è meglio farne a meno.
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A cosa servono i coperchi in cucina
In cucina hanno un ruolo preciso. Coprendo una pentola si accelera il riscaldamento dell’acqua, si mantiene stabile la temperatura e la cottura procede in modo più uniforme. È un accorgimento utile soprattutto quando prepariamo piatti che richiedono tempi lunghi o calore costante, come legumi e stufati. Anche un gesto semplice, come coprire l’acqua della pasta fino al bollore, ci permette di ridurre i minuti ai fornelli. Sono dettagli che, nel quotidiano, incidono più di quanto pensiamo, come vedremo.
Il coperchio svolge anche un ruolo importante nella qualità del piatto: impedisce l’evaporazione eccessiva dei liquidi, preserva la morbidezza delle verdure e permette alla carne di rimanere succosa. In alcuni casi è persino indispensabile, come nelle cotture a vapore, negli stufati o nei legumi che hanno bisogno di calore costante per ammorbidirsi bene. Inoltre, trattenendo gli aromi, rende il risultato più profumato e intenso.
Come usare il coperchio per accelerare i tempi di cottura
Ogni preparazione ha le sue regole, e il coperchio non è sempre un “sì” automatico. Nei primi piatti, ad esempio, può accelerare il raggiungimento del bollore dell’acqua, ma durante la cottura della pasta va tolto per evitare che gli amidi, formando la tipica schiuma, creino fuoriuscite fastidiose (anche se possiamo sempre tenerlo lasciando una fessura ai lati della pentola). Lo stesso vale per un risotto: nelle fasi iniziali aiuta a scaldare più rapidamente il brodo, ma una volta in pentola il riso ha bisogno di respirare, di essere mescolato, mantecato, saltato.
Diverso il discorso per le carni. Nei brasati, negli spezzatini o in tutte le cotture in umido, il coperchio è fondamentale per trattenere l’umidità e mantenere la carne tenera, succosa, impregnata di aromi. Quando invece grigliamo o friggiamo, la sua presenza ostacolerebbe l’evaporazione e rischierebbe di compromettere la crosticina dorata che tanto cerchiamo.
Il pesce segue regole simili: cozze e vongole hanno bisogno del vapore trattenuto dal coperchio per aprirsi in pochi minuti, mentre filetti e tranci cucinati al cartoccio o alla griglia richiedono calore diretto e asciutto. Imparare a usare il coperchio in modo mirato, quindi, è la chiave per rispettare ingredienti diversi e ottenere da ciascuno il meglio.
Quando va usato il coperchio (e quando no)
Non tutti gli alimenti reagiscono allo stesso modo quando li cuociamo coperti. Prendiamo in considerazione le verdure: quelle più consistenti, come patate e carote, amano il calore costante che si crea sotto un coperchio, perché solo così riescono ad ammorbidirsi senza seccarsi. Diverso è il caso dei funghi, che rilasciano già molta acqua di loro: se li copriamo, finiscono per lessarsi e diventare molli, perdendo sapore e consistenza. E poi ci sono le verdure verdi, come spinaci e bietole, che hanno bisogno di respirare. Se le teniamo chiuse in pentola, il colore vivo si spegne e diventano scure, poco invitanti. In questi casi, meglio lasciare che il vapore si disperda e cuocerle a fuoco vivo, così restano brillanti e più gradevoli al palato.
Ci sono poi piatti che richiedono il coperchio senza eccezioni: zuppe, minestroni, vellutate o stufati, dove il segreto è trattenere il calore a lungo e non disperdere i liquidi. La pentola ben coperta assicura che gli ingredienti cuociano in maniera uniforme, senza asciugarsi troppo.
Quando friggiamo o soffriggiamo il coperchio va messo da parte. L’umidità che si crea all’interno, infatti, compromette subito la doratura e toglie quella croccantezza che rende irresistibile una frittura o un soffritto ben fatto. In questi casi è meglio lasciare la pentola scoperta e permettere al calore di lavorare in modo diretto. Vale sempre la regola di adattarsi alla ricetta: sta a noi capire quale risultato vogliamo ottenere.
Perché usare il coperchio è utile anche per risparmiare
Usare il coperchio non è solo un trucco per cucinare meglio, ma anche un gesto che incide direttamente sui consumi della nostra cucina. Quando la pentola è coperta, l’acqua raggiunge prima il punto di ebollizione e il calore resta all’interno: meno minuti ai fornelli, meno gas o elettricità sprecati. Non è un dettaglio da poco, soprattutto se pensiamo a quante volte cuciniamo ogni giorno e a quanto possano pesare le bollette sul bilancio familiare.
L’efficienza si nota in particolare nelle preparazioni che richiedono tempi lunghi, come legumi o minestre, dove la fiamma può restare più bassa e costante senza rinunciare a una cottura uniforme. Anche per le ricette quotidiane, come la pasta, abituarsi a coprire la pentola finché l’acqua non bolle significa risparmiare minuti preziosi e ridurre l’impatto energetico.
Il coperchio, spesso relegato a semplice accessorio, in realtà accompagna silenziosamente gran parte delle nostre preparazioni quotidiane. Sfruttarlo nel momento giusto è un modo per ridurre i tempi, risparmiare energia, preservare aromi e consistenze. Ma è altrettanto importante sapere quando lasciarlo da parte: è in questo equilibrio che si gioca la buona riuscita di molte ricette, dalle verdure verdi alla carne, dalle zuppe agli stufati. Prestare attenzione a un gesto così semplice ci ricorda che la cucina non è fatta solo di ingredienti, ma anche di piccoli dettagli che, sommati, rendono ogni piatto più curato e consapevole.