Qui si fa la storia: Villa Giusti dell’armistizio non è soltanto un bell’edificio che racchiude in sé i dettami dell’architettura veneta, ma è un vero e proprio tassello del nostro passato. Tra le sue mura si decisero le sorti di numerosi Paesi, in uno dei momenti di più grande fragilità dell’Europa intera (e non solo). Andiamo alla scoperta delle sue origini, delle molte famiglie illustri che la abitarono e della sua intrinseca bellezza.
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Villa Giusti dell’armistizio, dove si trova
Immersa tra le campagne venete, Villa Giusti dell’armistizio è un vero gioiello che merita assolutamente una visita. Si trova in località Mandria, a poca distanza dalla città di Padova, e già in passato era situata in una posizione strategica, essendo lungo la strada che, sin dall’epoca romana, collegava l’allora Patavium con Aponum (oggi Abano Terme). È anche uno splendido esempio di villa veneta, ovvero appartenente allo stile architettonico tipico delle residenze patrizie erette durante il periodo della dominazione della Repubblica di Venezia. Andiamo alla scoperta di questa dimora affascinante.
La storia di Villa Giusti dell’armistizio
Le origini di Villa Giusti dell’armistizio affondano molto indietro nei secoli, e per questo non è facile ricostruire con esattezza la sua storia. Sicuramente risale almeno all’epoca medievale, dal momento che di questa epoca ci sono tracce ancora visibili nell’attuale struttura, come le colonne in mattoni che fungono da sostegno al solaio della cantina. Alcune mappe del XVIII secolo la mostrano come un edificio quadrangolare, formato da diversi edifici connessi tra loro: ha tutto l’aspetto di essere ciò che resta di un’antica fortificazione, come dimostra anche la torre originaria del ‘300.
Ma facciamo un grande balzo in avanti nel tempo e arriviamo in epoca più recente: si ritiene che la dimora fosse stata una fattoria di pertinenza della vicina Villa Molin, anch’essa di grande rilievo per gli avvenimenti che vi ebbero luogo. Solo nel corso del ‘700 venne convertita in residenza, e poi nel XIX secolo restaurata finemente. Perché questo splendido edificio è passato alla storia? Come si evince dal nome che da quel momento in poi assunse, la residenza venne scelta per le trattative e la conseguente firma dell’armistizio tra l’Italia e l’Impero austro-ungarico, di fatto ponendo le basi per la fine della Prima Guerra Mondiale.
Ciò avvenne il 3 novembre 1918, una giornata storica che ritroviamo in tutti i libri di scuola: Villa Giusti dell’armistizio svolse un ruolo fondamentale per il nostro Paese. Non resta che rispondere ad un’ultima curiosità. Come mai venne scelta proprio questa residenza per le trattative? Si ritiene che diversi fossero i motivi: innanzitutto era una dimora privata, praticamente sconosciuta ai servizi informativi austro-ungarici, perché vi aveva risieduto nientemeno che il Re Vittorio Emanuele III di Savoia e perché era di proprietà di un Senatore del Regno. A questo proposito, scopriamo quali furono i personaggi più illustri che vi abitarono.
Le famiglie che la abitarono
In origine, Villa Giusti dell’armistizio apparteneva alla famiglia Capodilista, nobile casata padovana che possedeva il titolo di Conti di Mandria. Passando di mano in mano, nel corso dei secoli divenne di proprietà della famiglia Giusti: fu in particolare Vettor Giusti del Giardino, dapprima Sindaco di Padova e poi Senatore del Regno d’Italia, ad abitarla nel periodo in cui la dimora venne scelta per firmare l’armistizio. Solo qualche mese prima, tra novembre 1917 e gennaio 1918, vi aveva abitato anche Re Vittorio Emanuele III di Savoia. Di ritorno dal fronte, infatti, vi stabilità il suo comando per evitare i bombardamenti aerei che potevano flagellare la città di Padova.
La villa e i suoi giardini
Oggi, Villa Giusti dell’armistizio è una residenza privata che apre occasionalmente al pubblico per alcune visite guidate. La dimora è cinta da un ampio parco di circa 6 ettari, caratterizzato da un giardino all’inglese e da splendidi alberi monumentali. Purtroppo, due violente trombe d’aria (la prima nel 1972 e la seconda solamente qualche anno fa, nel 2008) hanno danneggiato pesantemente il parco, abbattendo numerose piante preziose. Resta invece intatto il grazioso laghetto al centro del quale si trovano piccole isolette, che un tempo venivano usate per allevare uccelli.
La proprietà è attualmente formata da due diversi edifici: il primo è la villa vera e propria, mentre il secondo è una struttura che consisteva nelle dipendenze di servizio e agricole. Spicca, inoltre, una torre colombaia del XIII secolo, un bellissimo giardino d’inverno in stile ottocentesco e diverse serre più piccole. E per quanto riguarda gli interni della dimora? Il vero pezzo forte è, ovviamente, la sala in cui le due commissioni d’armistizio si riunirono in quel 3 novembre 1918, per giungere alla firma di un documento storico.
Si tratta della sala centrale situata al primo piano, un tempo considerata una semplice stanza di raccordo tra le camere da letto. Ancora oggi si trova conservata nell’identico stato in cui appariva al momento delle trattative, con gli arredi originari e le splendide decorazioni alle pareti. Al centro della sala c’è il tavolo su cui venne firmato l’armistizio: c’è una placca di bronzo che ricorda l’importante evento. Sono inoltre presenti due coppie di consolle che ospitano residuati bellici, un tavolino in legno laccato nero e quattro sedie nere in stile Thonet. Una di esse ha le gambe più corte: si dice che l’abbia voluta così Vittorio Emanuele III, il quale era basso di statura e non sarebbe altrimenti riuscito a toccare terra con gli stivali.
Ancora, sono moltissime le decorazioni che richiamano lo storico avvenimento del 1918. In una teca, vengono conservati la bandiera issata nel momento della firma e il tappeto che venne usato per coprire il tavolo, il quale presenta ancora le macchie di inchiostro, di tè e di vino che vennero serviti durante le trattative. Lungo le pareti, infine, è possibile ammirare le foto ufficiali dell’arrivo delle commissioni alla villa, una foto aerea di Vienna scattata durante il celebre volo di Gabriele d’Annunzio e numerosi altri ritratti antichi. Non manca una fedele riproduzione in bronzo del Bollettino di Guerra del 4 novembre 1918, con il quale venne comunicata la fine della guerra e la vittoria delle truppe italiane.