Per anni sono rimasti chiusi nelle credenze, avvolti nella carta velina, usati solo per le grandi occasioni. I servizi da tavola “buoni”, quelli ereditati, quelli della nonna, sembravano appartenere a un’epoca lontana, fatta di formalità e rigide etichette.
Oggi, però, qualcosa è cambiato. I piatti in ceramica decorata, i bicchieri con bordo oro, le tazze in porcellana sottile stanno vivendo una nuova primavera. E non nei salotti borghesi, ma sulle tavole delle nuove generazioni, sempre più attente non solo all’estetica, ma anche alle regole del ricevere, come l’arte di apparecchiare correttamente la tavola.

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La riscoperta dell’arte del ricevere
La riscoperta dell’arte del ricevere passa anche da qui: dalla voglia di prendersi cura del dettaglio, di rendere una cena tra amici qualcosa di più di una semplice condivisione di cibo. Un gesto estetico, certo, ma anche affettivo, che racconta un ritorno a una domesticità più autentica e curata.
Perché se è vero che viviamo nell’epoca della velocità e della praticità, è altrettanto vero che stiamo tornando a valorizzare il tempo lento, le cose belle, le storie che gli oggetti sanno raccontare.
Pezzi unici con una storia
Non è un caso se i mercatini dell’antiquariato sono tornati ad affollarsi. A Milano, ad esempio, basta fare un giro il sabato al mercato dei Navigli per vedere file di giovani curiosi tra le bancarelle, alla ricerca di servizi di piatti spaiati, vassoi floreali, zuppiere dai profili irregolari, tazzine con sottotazza in pendant.
Pezzi unici, a volte scompagnati, ma proprio per questo ancora più affascinanti. Oggetti con una storia, un passato, un’imperfezione che li rende vivi.
Tra social e contaminazioni stilistiche
Anche sui social, la tendenza è chiara: influencer dell’home decor alternano pezzi artigianali trovati nei mercatini a porcellane firmate, creando tavole d’impatto che mescolano alto e basso, tradizione e contemporaneità.
La bellezza, oggi, sta anche in questo: nella libertà di giocare. I servizi da tavola non sono più quelli “tutti uguali”, da 12, immacolati e intoccabili. Sono composizioni estemporanee, frutto di scoperta, di curiosità, di gusto personale.
E se un piatto ha una sbeccatura, pazienza: è parte della sua storia. È quel dettaglio che lo distingue da tutto il resto.

Il nuovo artigianato della tavola
Accanto all’antiquariato, si sta facendo spazio anche una nuova generazione di ceramisti e artigiani. Piccoli laboratori, spesso gestiti da giovani designer, propongono collezioni in edizione limitata, prodotte a mano, con colori tenui e smalti materici.
Un ritorno all’essenziale che non rinuncia alla raffinatezza. Qui il valore non è nella marca, ma nel gesto: nella tazzina fatta al tornio, nel piatto che conserva l’impronta della mano che l’ha modellato.

Estetica sostenibile e autentica
È un’estetica che parla di sostenibilità e di autenticità. Che rifugge la standardizzazione e abbraccia l’irregolarità. Che sceglie la bellezza non convenzionale come forma di espressione quotidiana. E che trasforma la tavola in uno spazio di racconto, di creatività, di condivisione vera.
La tavola come nuovo centro della casa
Ed è anche per questo che la tavola torna a occupare un ruolo centrale nella casa. Non più solo superficie funzionale, ma spazio che riflette il gusto, la cura e la voglia di accogliere.
In un’epoca in cui il tempo condiviso ha un valore sempre più raro, ogni oggetto diventa parte di una scenografia autentica, pensata per farci sentire bene.