Ortoressia: quando mangiare sano diventa un’ossessione?

Cosa si intende per ortoressia, quali sono i rischi per la psiche e che fare se la ricerca del cibo sano diventa un’ossessione

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Elisa Cappelli

Esperta di fitness

Laureata in Filosofia e Master in Giornalismo Internazionale LUISS. Trainer certificata CONI e FIF (Mat base e avanzato). Studia Anatomy in Motion (Gary Ward) e Qi gong.

Pubblicato: 29 Aprile 2022 16:00

Cos’è

L’ortoressia rappresenta un disturbo che riguarda la sfera dei comportamenti alimentari. In sintesi, si vuole sempre mangiare bene e si aspira a farlo in ogni contesto, calcolando calorie, contemplando i nutrienti e assicurandosi che il cibo sia di un certo livello quanto a certificazioni, valore biologico e nutrizionale. L’ossessione che sta alla base corrisponde alla voglia e al desiderio di avere una vita assolutamente sana onde evitare patologie o malattie a carico di vari apparati o semplicemente per stare nella sicurezza di non prendere peso o di non intossicarsi. Questo disturbo nasce in un contesto storico dove non siamo sicuri della provenienza e tutto un versante di demonizzazione del cibo industriale contribuisce a rendere alcune persone ossessionate. La paura di non sapere cosa si sta mangiando, da dove proviene e che valori nutrizionali ha. In sintesi non si vive bene il momento dei pasti e si rischia di compromettere molti altri aspetti della vita.

La fissa per il cibo che ci rende prestanti, che ci fornisce forza, spinta e grinta e ci nutre nel profondo. Il problema di questo disturbo sta nel fatto che ci si dimentica quanto il cibo sia estremamente legato alla sfera emotiva. Non solo siamo quel che mangiamo, ma quel che mangiamo viene assimilato in un modo che riguarda profondamente anche come ci sentiamo mentre mastichiamo, deglutiamo. Cosa pensiamo, in sintesi e a quali emozioni diamo forza mentre mangiamo. Questo tipo di ossessione riguarda spesso gli sportivi e gli atleti, che finiscono per essere sempre concentrati su come e quando mangiare. Altra sfera interessata quella cosiddetta “olistica” ovvero quella che comprende tutte le persone che si avvicinano a energie sottili e forme vibrazionali di energia e sono estremamente convinti che un cibo vada ingerito non solo rispetto al suo valore nutrizionale ma anche per quel che concerne il suo valore vibrazionale; ne deriva che un cibo “morto”, rimasto in una confezione per tanto tempo, pieno di conservanti, non nutra in nessun modo, anzi, secondo questa prospettiva.

L’ortoressia colpisce anche il nutrimento primario: l’acqua. Molte persone sono ossessionate dal fatto che le bottiglie d’acqua con contenitore in plastica ricevano i raggi solari e rilascino sostanze tossiche o che l’acqua che viene dalle fontanelle sia estremamente inquinata. Di certo, ci sono delle basi vere ma il modo in cui ci si preoccupa delle cose dipende strettamente dal nostro stato emotivo interiore. In altre parole, possiamo mangiare qualcosa che ci fa molto bene relativamente alla tabella nutrizionale ma se il nostro stato emotivo non raggiunge un livello buono, se non lavoriamo per osservare le nostre emozioni e scegliere i nostri pensieri, la digestione del cibo anche migliore sulla faccia della terra potrebbe essere compromessa. Va detto anche che il cibo bio o comunque certificato a volte ha un costo leggermente maggiore e ha facile accesso chi dispone di maggiori risorse, ma non sempre chi ha le risorse vive serenamente o cerca di farlo. Dipende sempre tutto dal nostro assetto interno, dalla nostra disposizione, dalla nostra voglia di stare bene, in quanto stare bene corrisponde a una scelta.

Riequilibrare il proprio rapporto con il cibo

Quando si parla di ortoressia si devono sempre considerare i fattori utili a riconoscerla. Se siamo sempre attenti alle notizie che riguardano il bombardamento sui rischi derivanti da cibo contaminato, se ci specchiamo di continuo e siamo molto attenti all’aspetto oppure se arriviamo a stati che sfiorano l’ipocondria, forse stiamo entrando in questa prospettiva soffocante. Per riequilibrare il rapporto con il cibo potrebbe essere utile avviare un percorso psicologico con un professionista o una professionista dell’ambito; molto spesso questo tipo di disturbi trovano radice nel rapporto familiare e nelle figure di accudimento genitoriali.

Il rapporto con il nutrimento rappresenta il nostro rapporto con la vita e con la voglia e il diritto di stare al mondo. Migliorare il rapporto col cibo significa anche imparare ad ascoltarsi e decidere anche di mangiare quello che ci va, ogni tanto. Piano piano naturalmente andremo verso la corrispondenza tra la sfera di quello che ci va e quello che ci fa bene. Impareremo anche a rispettare i segnali naturali che vengono dal nostro corpo e capiremo quando siamo sazi o sazie e quando abbiamo ancora voglia di mangiare e cosa. Per non essere più in lotta con il cibo si dovrebbe andare nella direzione di chi vuole viverlo con la consapevolezza che ci fa bene, ci tiene in piedi, ci fornisce energia indispensabile per goderci la vita a pieno. Ricordiamo che il nostro rapporto con il cibo va a influire su molti aspetti sociali e sul nostro ritmo sonno veglia. Il nostro umore dipende strettamente dalla nostra energia vitale, regolata dall’assunzione di cibo. Possiamo anche scegliere di condividere queste preoccupazioni con una persona di cui ci fidiamo e piano piano tornare a un assetto sano e normale.