Ayurveda: cos’è, a cosa serve e benefici

L’ayurveda è la più antica medicina tradizionale, secondo la quale salute e longevità dipendono da un equilibrio tra mente, corpo e spirito

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Tatiana Maselli

Erborista ed Editor specializzata in Salute & Benessere

Laureata in Scienze e Tecnologie Erboristiche, ambientalista e appassionata di alimentazione sana, cosmesi naturale e oli essenziali, scrive per il web dal 2013.

Pubblicato: 18 Marzo 2021 20:12

Cos’è e a cosa serve

La medicina ayurvedica è la medicina tradizionale indiana, una delle medicine più antiche, oggi riconosciuta anche dall’Organizzazione mondiale della sanità. Nella medicina ayurvedica, il cui significato è “conoscenza della vita”, l’essere umano viene considerato come un insieme di energie che devono essere bilanciate tra loro perché la persona mantenga uno stato di salute. La manifestazione di una malattia è infatti per la medicina ayurvedica una risposta ad uno squilibrio tra corpo, mente e spirito e la salute e il benessere dipendono dall’armonia tra fattori fisici, mentali ed emotivi.

Quando le energie dell’organismo non sono in equilibrio tra loro si verificano malesseri che possono sfociare nella malattia. La medicina ayurvedica ha dunque l’obiettivo di ristabilire l’armonia perduta e, di conseguenza, far ritrovare lo stato di benessere e prevenire – o trattare – eventuali patologie e garantire salute e longevità.

Le pratiche dei trattamenti ayurvedici sono modulati in base ai dosha, cioè al tipo di energia che prevale sulle altre e che l’ayurveda distingue in vata, pitta e kapha:

  • le persone vata sono longilinee e magre, caratterizzate da una statura particolarmente elevata o molto bassa. I vata tendono ad avere una carnagione scura, occhi e capelli folti e scuri, generalmente secchi, così come la pelle. Caratterialmente sono attivi, creativi e volubili;
  • I kapha sono invece l’opposto: hanno un’ossatura massiccia, tendono ad aumentare facilmente di peso, hanno la pelle ben idratata e chiara, hanno un umore stabile e sono affidabili.
  • I pitta si collocano nel mezzo tra vata e kapha, con una corporatura e un ossatura medie, una carnagione chiara e una pelle normale o mista, un carattere energico ma equilibrato.

La costituzione e l’indole dei tre profili, secondo l’ayurveda, predispongono a determinate problematiche: ad esempio, i vata possono avere disturbi del sonno e della digestione, i pitta possono facilmente perdere il controllo e i kapha tendono ad essere sovrappeso.

Come funziona e benefici

Per ristabilire l’equilibrio tra corpo e mente, la medicina ayurvedica utilizza diverse pratiche e rimedi naturali. Il trattamento ayurvedico è diviso in quattro fasi fondamentali, lo shodan, lo shaman, il rasayana e il satvajana.

Prima di intervenire per armonizzare le energie, l’ayurveda prevede un periodo di disintossicazione e depurazione, chiamato shodan. In questa fase vengono sfruttate erbe dall’azione purgante per ripulire l’intestino, emetica per depurare lo stomaco e tonici per disintossicare il sangue. Lo shodan prevede anche lavaggi nasali e della lingua, docce, clisteri e può includere anche il massaggio ayurvedico con oli vegetali ed essenze.

Dopo la fase di depurazione segue lo shaman o mitigazione, un trattamento in cui sono prescritti digiuno, esercizi fisici e pratiche di meditazione. Durante lo shaman sono utilizzate anche erbe e spezie in polvere o sotto forma di gelatine, marmellate o compresse, dalle svariate proprietà. Alcune sono impiegate anche in altre medicine tradizionali e in fitoterapia (spesso con indicazioni simili ma anche differenti), altre sono invece poco o per nulla diffuse al di fuori dell’ayurveda. Nell’ayurveda poi, le piante sono chiamate con nomi diversi da quelli che conosciamo: la liquirizia è ad esempio Jethimach, mentre la curcuma è nota come Haldi.

La medicina ayurvedica utilizza ad esempio rimedi naturali come il sesamo, il finocchio e la nigella per problemi a carico dell’apparato gastrointestinale, per migliorare la digestione, contrastare flatulenza e meteorismo, spasmi intestinali, stipsi o diarrea. Per trattare i disturbi urinari sono utilizzate invece la Crataeva nurvala, la Bacopa monnieri e il prezzemolo, mentre per le malattie dell’apparato respiratorio si impiegano il calamo aromatico, il pepe lungo, la galanga. Non mancano rimedi per combattere malattie cardiache, stati infiammatori e dolore, curare infezioni, ridurre il colesterolo, contrastare lo stress, l’ansia e l’agitazione, curare patologie cutanee, vermi intestinali, epilessia e per migliorare le funzioni cognitive e la memoria, così come erbe immunostimolanti, usate soprattutto nella fase successiva.

Il rasayana infatti, la penultima fase del trattamento, prevede l’impiego di rimedi attivi sul sistema immunitario come Shatavari (Asparagum racemosus) e Kutaki (Picrorhiza kurroa) e ha lo scopo di ristabilire la normale fisiologia della persona. L’ultimo passaggio è il satvajana, una fase essenziale per l’ayurveda perché punta a risvegliare la coscienza così da ristabilire quell’armonia perduta che ha provocato uno squilibrio e, di conseguenza, un disturbo o una malattia. A questo scopo, il satvajana ricorre soprattutto alla meditazione trascendentale con l’obiettivo di raggiungere un benessere mentale che si ripercuote poi anche sul corpo. Grazie a questa tecnica di meditazione, infatti, è possibile ridurre la pressione sanguigna, alterare il metabolismo (riducendo ad esempio il colesterolo), diminuire i livelli di stress e di ansia. Il risultato è la prevenzione delle maggiori malattie, da quelle cardiovascolari a quelle neurologiche, dagli stati infiammatori ai tumori e il beneficio principale della medicina ayurvedica è quello di garantire una salute che duri nel tempo e di aumentare l’aspettativa di vita.