Saroo Brierley e quella lunga strada per tornare a casa

All'età di soli 5 anni Saroo si perde a Calcutta, a oltre 1000 chilometri dalla famiglia. È allora che inizia il suo lungo viaggio per tornare a casa

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Le storie con il lieto fine, per quanto spesso ci prodighiamo a dichiarare il contrario, restano le nostre preferite. Anche quando sono lontane dalle favole della buonanotte che hanno popolato i nostri sogni d’infanzia.

In queste storie non ci sono principi azzurri in sella a un cavallo, né tanto meno principesse rinchiuse in una torre. Non ci sono poteri magici che permettono di arrivare al capitolo finale in un’ora o poco più, perché spesso il destino fa giri lunghi e immensi, prima di compiersi, che possono durare anni e a volte anche una vita intera.

Eppure queste storie sanno essere ben più emozionanti dei cartoni della Walt Disney che ci hanno tenuti compagnia quando eravamo bambini, perché sono reali e per questo straordinarie. Come quella di Saroo Brierley e di quella lunghissima strada percorsa per tornare a casa.

Chi è Saroo Brierley

I più attenti alle notizie di cronaca internazionale, forse, ricorderanno il nome di Saroo Brierley, il bambino che alla sola età di 5 anni si perse a Calcutta, a migliaia di chilometri da casa, senza più riabbracciare sua mamma per ben 25 anni.

Nato all’anagrafe Sheru Munshi Khan, Saroo Brierley viene alla luce il 22 maggio del 1981 a Khandwa, nel sobborgo di Ganesh Talai, nel Madhya Pradesh, in India centrale. Deve fare i conti, sin da piccolo, con il dolore dell’abbandono. Suo padre, infatti, lascia sua madre per un altra donna, lasciando completamente la famiglia e gettandola in uno stato al limiti della soglia della povertà.

La madre, dovendosi occupare dei suoi bambini, si arrangia come può con lavori occasionali, ma arriva anche a chiedere l’elemosina. Non importa però perché la sua priorità è che Saroo, Guddu, Kallu e la piccola Shekila possano crescere nel migliore dei modi. Se non con tanti soldi, quanto meno, con la consapevolezza di avere una famiglia unita e piena d’amore.

Gli anni passano e scorrono tranquilli a Khandwa, pur con i numerosi sforzi fatti da tutti per cercare di sopravvivere. Le cose cambiano, in maniera inaspettata e drammatica, nel 1986. Una sera Guddu, che ha 14 anni, decide di assecondare l’insistente richiesta del fratellino minore Saroo, portandolo con sé a Burhanpur, la città dove lavora. Saroo, che ha solo 5 anni, si addormenta su una panchina stanco del viaggio, ma al suo risveglio non trova più suo fratello, che nel frattempo si è recato a lavoro. O almeno era questa l’intenzione.

Preoccupato dall’assenza del fratello maggiore, ma forte di quel coraggio che appartiene ai bambini, Saroo sale su uno dei treni nei pressi della stazione cittadina, ma ancora una volta la stanchezza per quel tanto da farsi prende il sopravvento. Il piccolo si addormenta e al suo risveglio si ritrova in movimento: il treno è partito, la destinazione è molto lontana da casa.

Saroo si ritrova così alle porte di Calcutta nel Bengala occidentale, a oltre 1600 chilometri da casa. In quello stesso momento, suo fratello muore, investito da un treno proprio nella stazione di Burhanpur.

Inizia così un’avventura spaventosa e senza fine per il piccolo, fatta di grandi e insormontabili ostacoli. Saroo non parla il bengali, la lingua di Calcutta, ed è ancora troppo piccolo per saper leggere e scrivere. Non sa pronunciare il suo cognome, e neanche la sua città di origine. Prova a spiegare, senza successo, che proviene da “Ganestalay”, ma nessuno capisce che si tratta, in realtà, del sobborgo di Ganesh Talai.

Ma non si perde d’animo il piccolo Saroo. Anche se ha soli 5 anni ha fatto sua l’arte del coraggio. Così decide di prendere altri treni, tanti e diversi con la speranza di tornare a casa ma si ritrova sempre allo stesso punto. Alla fine si rassegna, facendo della stazione la sua nuova casa. Si arrangia come può trovando nella clemenza e nella compassione delle persone il giusto per permettergli di sopravvivere.

Le settimane scorrono e Saroo diventa un senzatetto che si divide tra le banchine della ferrovia e le panchine della città di Calcutta. Qualcuno, però decide di aiutarlo, e il bambino viene accompagnato alla stazione della polizia. È allora che, senza riuscire a risalire alle sue origini o alla sua famiglia, viene mandato in un centro per bambini abbandonati e iniziano le pratiche per l’adozione. Alla fine, nel 1987, un anno dopo dall’arrivo a Howrah, Saroo viene adottato da una famiglia australiana.

La seconda vita di Saroo

Inizia così una nuova vita per Saroo, quella nella casa della famiglia Brierley, che vive a Hobart, in Tasmania. Saroo non lo sa che sua mamma lo sta ancora cercando. Che sta viaggiando anche lei su quei treni per esplorare i territori limitrofi con il solo scopo di riabbracciare il suo bambino.

I ricordi del passato di Saroo, però, si fanno sempre più sbiaditi e lasciano spazio alle tante novità di quella nuova vita. Il piccolo bambino indiano dimentica totalmente la sua lingua, l’hindi, e inizia a parlare solo in inglese. Frequenta la scuola della città, fa nuove amicizie e cresce insieme a suo fratello, anche lui adottato. Studia economia e gestione alberghiera e si diploma all’Angliss International Hotel School di Canberra.

Eppure, anche se all’apparenza Saroo sembra dedito alla sua nuova vita, i ricordi del suo passato e della famiglia fanno spesso capolino dentro di lui. Ormai, che è un uomo, ha i mezzi a disposizione per ricostruire quello che è successo quando aveva solo 5 anni. Inizia così a fare delle ricerche online, analizzando le tratte e le destinazioni dei treni affidandosi ai labili ricordi d’infanzia.

La lunga strada per tornare a casa

Alla fine Saroo ci riesce. Incrociando tratte, itinerari e chilometri risale alla stazione di Burhanpur e a trovare la città di Khandwa, di cui riconosce alcune fotografie viste sul web. Riconosce anche i binari del treno vicino alla sua casa d’infanzia, quelli in cui andava a giocare con i suoi fratelli.

Utilizza i social network per entrare in contatto con gli abitanti del posto, per chiedere a loro un aiuto sulla ricerca della sua famiglia d’origine. E alla fine, dopo 25 lunghi anni, nel 2021 Saroo affronta il viaggio più importante della sua vita, quello verso casa. Quello stesso anno, il 12 febbraio, quel bambino ormai diventato uomo riabbraccia sua madre e la sua famiglia.

A raccontare la storia intensa, struggente e straordinaria che l’ha reso involontariamente protagonista è stato proprio Saroo nel libro La lunga strada per tornare a casa, poi reso pellicola cinematografica da Garth Davis.