Alyssa Carson: verso Marte, l’infinito e oltre

Quella di Alyssa è una storia che insegna a credere nei propri sogni, perché se ci credi alla fine si avvera

Foto di Irene Vella

Irene Vella

Giornalista, Storyteller, Writer e Speaker

Scrive da sempre, raccogli emozioni e le trasforma in storie. Ha collaborato con ogni tipo di giornale. Ha fatto l'inviata per tutte le reti nazionali. È la giornalista che sussurra alle pasticcerie e alla primavera.

Pubblicato: 17 Giugno 2020 12:13

Alyssa Carson 1,65 cm di lentiggini e sorrisi, porta con fierezza il soprannome che gli istruttori della Nasa le hanno dato dall’età di otto anni: Blueberry, mirtillo.

Ha sempre saputo che ce l’avrebbe fatta, fin dalla prima volta che tra le mani le sono capitati i primi opuscoli degli space camp. Non ha permesso a nessuno di metterla in un angolo, né di mettere in dubbio la sua caparbietà, aiutata da un padre che l’ha accompagnata passo dopo passo, sostenendo i desideri della figlia a prescindere dalla difficoltà di realizzarli. Quella di Alyssa è una storia importante perché insegna quello che Walt Disney aveva postulato già da un po’, “se puoi sognarlo, puoi farlo”, e non solo a parole, ma con i fatti e se dalla tua parte hai dei genitori che credono in te il gioco è praticamente concluso.

Se non bastasse la ragazza della Louisiana in realtà ha origini italiane. Lei rappresenta la quarta generazione negli USA di una famiglia che arriva da un piccolo paese della Sicilia, quando si partiva con le valigie cariche di speranza cercando un futuro migliore.

A chi le chiede cosa l’abbia spinta ed avvicinata allo spazio risponde che già dall’età di tre anni guardando il cartone animato Backyardigans (in Italia “Gli zonzoli”, ndr.) sognava di andare su Marte proprio come raccontato in uno degli episodi dove i protagonisti incontrano creature aliene nel loro cortile. Insomma, è stato amore a prima vista. E da quel momento non ha mai smesso di crearsi un curriculum ad hoc.

All’età di sette anni ha iniziato a frequentare tutti gli space camp aperti ai visitatori, tanto da aver raggiunto un record di frequenza, essendoci stata per diciotto volte. In pratica Alyssa è la prima stalker ufficiale della NASA :)

Fonte: Facebook @nasablueberry
Foto Facebook @nasablueberry

Appena ho letto la sua storia ho capito di volerla raccontare perché la Carson dà uno schiaffo a tutti gli stereotipi di genere e di età, mentre le altre bambine si preparavano a diventare ballerine, insegnanti, giornaliste lei è andata oltre.

Oltre l’immaginario comune e stereotipato, che ancora oggi ci vuole ballerine, moglie fedeli, cuoche perfette, madri amorevoli attaccate al focolare e guai ad allontanarsi più del consentito, perché donne libere sì, ma fino ad un certo punto, fino ad un percorso già stabilito e prestabilito.

E invece no, sbam, arriva lei che dalle scuole elementari distrugge mattone per mattone tutte le vecchie credenze che vuole solo gli uomini sognare lo spazio, perché una donna starebbe troppo troppo lontano dai suoi affetti.

La storia di Alyssa è importante perché dà una speranza di riuscita, insegna che non importa quanto possa essere strano e diverso quello che desideri nella vita, ma la caparbietà e la determinazione che ci metterai per inseguirlo, quindi la narrazione diventa importante perché legittima i sogni di tutti.

E così anno dopo anno, mese dopo mese, la ragazzina tutta lentiggini dell’Alabama infrange ogni record e brucia qualunque tappa. Un video che la racconta viene proiettato durante il Super Bowl a febbraio 2020, e nel maggio dello stesso anno la Nike la sceglie come testimonial delle nuove Air Max 2090, perché lei rappresenta il futuro.

Alyssa Carson ha diciannove anni ed è la più giovane apprendista astronauta perché in possesso di una certificazione ufficiale per viaggiare nello spazio. La NASA punta su di lei per mandarla sul Pianeta Rosso nel 2033.

Alyssa ha insegnato a tutti che non importa quanto sia lungo il viaggio, l’importante è la meta.

Queste le sue parole rilasciate durante un’intervista due anni fa al sito Everyeye.it, quando aveva solo diciassette anni:

“Se hai un sogno, non importa quanto possa sembrare pazzesco, è importante che lavori duramente per realizzarlo. Se non sai da dove iniziare, non importa. Un modo per cominciare a lavorare sui tuoi obiettivi è semplicemente parlarne e farli conoscere alle persone che conosci. Non lo puoi sapere, magari chi ti sta vicino potrebbe conoscere qualcuno che fa quello che desideri fare. Quando hai un sogno, non mollare mai e non permettere a nessuno di portartelo via. Se i tuoi sogni cambiano, va comunque bene, continua a lavorare verso i nuovi obiettivi con la stessa forza di quelli precedenti.”

E allora avanti tutta bambine ribelli, il mondo è vostro.