Cos’è il TMC degli alimenti surgelati?

TMC, cosa lo differenzia dalla data di scadenza? La maggior parte delle persone confonde questi due termini. Ecco cosa indica!

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Maria Iniziato

Content Editor, esperta di cucina

Content writer, copywriter e traduttrice. Scrive di cucina ed enogastronomia, arte, arredo e design, viaggi, salute e benessere, sessualità, animali.

Sulle confezioni della maggior parte degli alimenti che acquistiamo al supermercato, in particolare di quelli surgelati, lattiero-caseari o di gastronomia confezionata, compare una sigla che non tutti sanno decifrare: TMC. Queste tre lettere, che stanno per “Termine Minimo di Conservazione“, sono un indicatore importante che aiuta a capire quanto tempo un prodotto può essere conservato prima di perdere le sue proprietà ideali. Ma cosa significa esattamente la sigla TMC? E come si differenzia dalla più nota data di scadenza?

L’argomento è sempre molto attuale e dibattuto, soprattutto alla luce della crescente attenzione verso una spesa sempre più sostenibile e a basso impatto ambientale. Controllare le date di scadenza dei cibi o conoscere quali alimenti possono essere consumati anche dopo la data di scadenza è un modo per ridurre gli sprechi e risparmiare.

La sigla TMC sugli alimenti serve proprio a dare ancora più informazioni al consumatore, che così può fare delle scelte più consapevoli. Vediamo in questa guida cosa significa la sigla TMC presente sulle etichette degli alimenti e in cosa differisce dalla data di scadenza vera e propria.

Che cos’è il TMC

TMC è l’acronimo di Termine Minimo di Conservazione: si tratta di una data riportata su molti prodotti alimentari confezionati, che indica il periodo minimo entro il quale il prodotto conserva le sue specifiche proprietà, se adeguatamente conservato.

Il TMC viene riportato con la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” seguita da una data: questa si riferisce al giorno e mese per prodotti con scadenza non superiore ai 3 mesi, oppure al mese e anno per quelli con durata più lunga.

L’obbligo di riportare il TMC sugli alimenti confezionati è stato introdotto dalla direttiva europea 2000/13/CE, recepita in Italia con il D.lgs 109/1992. La dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” è stata poi resa obbligatoria dal Regolamento UE 1169/2011.

Si tratta, quindi, di un’indicazione normata a livello europeo, finalizzata a garantire una corretta informazione ai consumatori in merito alla shelf life dei prodotti alimentari confezionati. Le aziende produttrici hanno l’obbligo di determinare scientificamente la durabilità minima dei loro prodotti e di riportarla con la sigla TMC e la frase standard “da consumarsi preferibilmente entro”.

Differenze tra TMC e data di scadenza

Mentre la data di scadenza indica il termine ultimo di consumo di un alimento, oltrepassato il quale il prodotto potrebbe anche essere nocivo per la salute, il TMC si riferisce al periodo minimo di mantenimento delle specifiche qualità organolettiche e nutritive (aspetto, sapore, consistenza, valori nutrizionali).

La data di scadenza viene utilizzata per alimenti altamente deperibili come carne, pesce, latte fresco, per i quali il consumo oltre la data indicata potrebbe costituire un pericolo per la salute umana. Deve riportare la dicitura “da consumare entro” seguita dalla data completa (giorno, mese e anno) e dalle condizioni di conservazione.

Il TMC invece si applica a prodotti con deperibilità minore, che rimangono idonei al consumo per un certo periodo anche dopo la data indicata, seppur con qualche alterazione qualitativa. Questa data è contraddistinta dalla dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” seguita dal giorno/mese oppure solo mese/anno.

Cosa succede se si consuma un prodotto oltre il TMC

Il superamento del TMC non implica l’automatica pericolosità di un alimento, a differenza della data di scadenza. C’è da dire, però, che oltre questa data potrebbero manifestarsi alcuni effetti indesiderati, come:

  • alterazione di sapore, colore, consistenza: il prodotto potrebbe presentare variazioni sensoriali rispetto alle sue caratteristiche originarie, pur mantenendo comunque una sostanziale integrità.
  • perdita parziale delle proprietà nutritive: le sostanze termolabili come le vitamine possono degradarsi progressivamente con il passare del tempo, determinando una leggera diminuzione del contenuto vitaminico.
  • piccolo rischio di proliferazione batterica, se il prodotto non è stato adeguatamente conservato: superato il TMC, il rischio igienico-sanitario inizia ad aumentare, seppur lentamente. Una conservazione poco attenta può accelerare il deterioramento.

Quindi, il consumo oltre la data TMC non implica l’inservibilità immediata o effetti nocivi acuti sull’organismo, ma sicuramente determina una progressiva perdita qualitativa dell’alimento. Vale a dire che, per apprezzarlo al meglio, è sempre preferibile il rispetto del termine minimo di conservazione.

Come riconoscere visivamente un prodotto oltre il TMC

Riconoscere un alimento che ha superato il TMC è possibile anche se non si è più in possesso della confezione. Alcuni segnali sono inconfondibili, ecco i più comuni:

  • Colore alterato: variazioni del colore originale, come ingiallimenti, annerimenti, viraggi cromatici.
  • Consistenza anomala: tessitura molle, acquosa, eccessivamente secca o scagliosa rispetto alla norma.
  • Odore e sapore alterati: presenza di note sgradevoli di rancido o acido.
  • Presenza di muffe: comparsa anche minima di muffe superficiali.
  • Confezione gonfia o bombata: aumento di volume dovuto alla produzione interna di gas.
  • Essiccamento e disidratazione: aspetto raggrinzito e disidratato.
  • Presenza di macchie o punti di marcescenza.
  • Alterazioni di consistenza: rammollimenti, spaccature, essudati liquidi.

Se il prodotto presenta una o più di queste alterazioni è bene astenersi dal consumarlo, anche se si è oltre la data TMC da poco tempo. I primi segnali visivi indicano che si è attivato il naturale processo di degradazione.

TMC surgelati: quanto durano

Essendo sottoposti a congelamento, i prodotti surgelati hanno generalmente un TMC più lungo rispetto agli alimenti freschi. Nello specifico, la durabilità minima varia a seconda delle categorie:

  • Pesce surgelato: il pesce surgelato alla fonte o a bordo dei pescherecci può durare fino a 12 mesi dal congelamento. Le specie magre come merluzzo, nasello e sogliola arrivano a 18 mesi.
  • Carne surgelata: manzo, maiale, pollame e coniglio surgelati durano mediamente 10-12 mesi. Per salumi e insaccati la durata si abbassa a 1-2 mesi.
  • Verdura surgelata: spinaci, fagiolini, piselli, carote mantengono un TMC di 10-12 mesi. Per verdure a foglia come bietole e verze si scende a 8 mesi.
  • Frutta surgelata: fragole, lamponi, more di bosco hanno un TMC di 12 mesi. La frutta tropicale dura fino a 10 mesi.
  • Pasta fresca surgelata: gnocchi, ravioli, paste ripiene hanno un TMC di circa 6 mesi dal congelamento.
  • Pane e prodotti da forno surgelati: il pane surgelato dura 3 mesi, mentre brioche, cornetti e lievitati simili arrivano a 5-6 mesi.
  • Gelati: con un TMC che può raggiungere i 18-24 mesi, i gelati industriali sono tra i surgelati più longevi.

Ovviamente, a condizione che dopo l’acquisto la catena del freddo non venga mai interrotta.

Come interpretare correttamente il TMC

Per ottenere il massimo dai prodotti alimentari confezionati, è importante leggere nel modo corretto il TMC. Innanzitutto, va considerato che non si tratta di una data di scadenza rigida: il prodotto può essere spesso consumabile con sicurezza anche qualche giorno oltre la data indicata.

È comunque fondamentale attenersi scrupolosamente alle corrette modalità di conservazione riportate sulla confezione, come la temperatura e il tipo di ambiente. Una conservazione inadeguata accelera il deperimento del prodotto.

Un altro accorgimento utile è verificare tramite i propri sensi – vista, olfatto e gusto – se l’alimento mantiene le sue specifiche caratteristiche organolettiche dopo la data TMC, oppure presenta variazioni che ne sconsiglino il consumo.

Un atteggiamento consapevole e attento, senza eccessivi allarmismi, permette di apprezzare al meglio anche prodotti vicini al termine minimo di conservazione. L’importante è interpretare questa data con cognizione di causa e con i dovuti accorgimenti.

Come gestire a casa i prodotti in scadenza

Per ridurre al minimo gli sprechi, è possibile gestire con alcuni accorgimenti i prodotti prossimi alla data TMC:

  • Surgelati: si possono cuocere direttamente da congelato, oppure scongelarli in frigo e consumarli subito;
  • Latticini: vanno consumati subito dopo l’apertura;
  • Yogurt: da consumare immediatamente, eventualmente si possono utilizzare in ricette di creme o dolci;
  • Affettati e formaggi: vanno consumati entro 2-3 giorni, eventuali parti alterate vanno eliminate;
  • Prodotti da forno: bisogna consumarli velocemente, eventualmente tostando o riscaldando.

Una corretta interpretazione del TMC, insieme a piccoli accorgimenti in cucina, aiuta a gestire al meglio le scorte alimentari e a non sprecare cibo.