GF Vip, la lettera di Ainett sull’autismo: “Essere diversi non è una colpa”

Ainett Stephens ci ha regalato uno dei momenti più emozionanti del "GF Vip 6" con una lunga e toccante lettera sull'autismo

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Redazione

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Il Grande Fratello Vip 6 ci sta regalando tanti momenti divertenti, ma anche episodi intensi ed emozionanti. Proprio come quello accaduto nelle scorse ore nella Casa più spiata d’Italia, che ha visto protagonista un’inedita Ainett Stephens. La modella venezuelana, che abbiamo conosciuto come Gatta Nera nel programma Il Mercante in Fiera, ha voluto condividere con i coinquilini una toccante lettera sull’autismo e sulle difficoltà di vivere al fianco di questo silenzioso compagno.

La toccante lettera che ha commosso tutti

“Ciao a tutti, piacere di conoscervi. Mi chiamo autismo”, così inizia la lettera che Ainett Stephens ha condiviso con i suoi compagni di avventura. Sembrava un pranzo come tanti, eppure un momento apparentemente banale si è trasformato in un’occasione per conoscere più da vicino la bella modella. Ainett non è mai stata sopra le righe né al centro dell’attenzione all’interno della Casa – fatta eccezione per l’unica polemica che l’ha vista protagonista – e forse anche per questo è finita di nuovo in nomination.

Così prosegue la lettera:

Mi chiamo autismo, abito dentro Cristopher e tanti altri bambini. Per quelli che non mi conoscono vi informo che non sono una malattia, bensì un disturbo che crea fondamentalmente un problema di comunicazione nei bambini. Sono un’ombra nella vita di ogni bambino che decido di colpire, anche se ognuno di essi mi soffre in diversi modi e con caratteristiche diverse. Se sono di buonumore posso essere lieve, ma se mi intestardisco molto grave.

Le pagine tra le mani tremanti, la voce che si rompe. Ainett ha raccontato con semplicità e grande intensità quanto possa essere difficile convivere con l’autismo.

Ainett e la storia del figlio Christopher

Ainett Stephens è una splendida donna, questo è evidente. Ma spesso quando guardiamo i vip sul piccolo schermo, ci dimentichiamo che anche loro sono esseri umani, proprio come noi. Persone con le loro difficoltà, le loro fragilità, la loro vita. Ainett non è solo apparenza, ma anche una mamma innamorata del proprio bambino, il piccolo Christopher, nato dal matrimonio con Nicola Radici e che dall’età di due anni ha ricevuto una diagnosi a cui nessun genitore può esser pronto: disturbo dello spettro autistico. Ainett ha parlato a cuore aperto della sua esperienza di madre e di come l’autismo abbia condizionato e cambiato per sempre la sua vita, quella dell’amato marito e del figlio:

Quando i genitori di Christopher scoprirono che ero il compagno di vita del loro figlio rimasero devastati perché avrebbero dovuto imparare a convivere con un ospite indesiderato che non se ne sarebbe andato mai più dalla loro esistenza, creando molte difficoltà e ostacoli al piccolo Christopher.(…) E così passarono i giorni, uno dietro l’altro, e i genitori di Christopher si fecero una ragione e impararono a convivere con me.

La showgirl ha proseguito, poi, parlando di come i genitori di bambini con lo spettro autistico siano talvolta costretti a lasciare il lavoro, per seguire un figlio che ha bisogno di particolari attenzioni. E di come sia lungo ed estenuante il percorso di riabilitazione, necessario per migliorare a livello cognitivo e motorio, affinché l’autismo non si abbatta “come un uragano sui loro figli, facendoli regredire e sprofondare sempre di più nelle stereotipie”.

L’importante messaggio di Ainett

Con il cuore in mano e le lacrime agli occhi, Ainett Stephens ha commosso tutti. In pochi minuti di diretta ha reso tangibile le paure e i timori di una madre consapevole di quanto sarà complicata per il suo piccolo anche un’esperienza bellissima come il primo anno di scuola. Ma la risposta al timore che il proprio figlio possa essere discriminato, preso in giro, trattato come un “diverso” è la conoscenza, l’unica che può dissipare le nostre paure:

I bambini che accompagno sono diversi, ma buoni e sensibili. Perché essere diversi non è una vergogna né una colpa. Tanto meno una scelta.(…) Vorrei rivolgermi a tutti quelli che non mi conoscono per dire che è vostro dovere come cittadini conoscermi meglio e parlare di me ai vostri figli e amici (…) affinché la gente capisca che non rendo né cattivi né aggressivi i bambini che mi appartengono.

L’inclusione nella società e una vita degna di essere vissuta per il proprio figlio non sono poi richieste così assurde, eppure la strada da percorrere è ancora lunga. Ed è per questo che parole come quelle di Ainett Stephens sono quel che ci vuole, anche nel contesto di un semplice reality. Perché nel trambusto di sciocchezze e discussioni della stessa consistenza del nulla, bisogna fermarsi a pensare che nella vita le cose davvero importanti sono altre. Costruire un mondo migliore, fare la cosa giusta. Tutto per amore.