Damiano David commuove al concerto di Roma, il ricordo di Paolo Mendico: “Scusaci, questo è per te”

Damiano David si ferma sul palco del Palazzo dello Sport di Roma e dedica Le tasche piene di sassi a Paolo Mendico, il 15enne vittima di bullismo

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Ilaria di Pasqua

Lifestyle Editor

Nata a Carpi, si laurea in Fashion Culture and Management. La sua avventura nella moda comincia come Producer, ma nel 2020, con coraggio, diventa Web Editor, fonde stile e scrittura con amore.

La voce si incrina, le luci si abbassano, il Palazzo dello Sport dell’Eur diventa improvvisamente silenzioso. È il primo dei due concerti romani di Damiano David, l’esordio nella sua città del World Tour 2025, e qualcosa di profondo attraversa il pubblico. Prima di intonare Le tasche piene di sassi di Jovanotti, il cantante si ferma e guarda il vuoto davanti a sé. Poi parla. Le sue parole, dolci e strazianti, attraversano la platea come un abbraccio.

Il riferimento è a Paolo Mendico, il quindicenne della provincia di Latina che poche settimane fa si è tolto la vita dopo anni di bullismo. Un nome che l’Italia intera non riesce a dimenticare.

Damiano David, il ricordo di Paolo Mendico:

Damiano, visibilmente commosso, ha voluto trasformare la sua serata di musica in un momento di memoria e consapevolezza. Sul palco del Palazzo dello Sport di Roma, la sua voce si è fatta più lenta, più bassa, più intima. Ha recitato un testo che sembra una poesia e che, in pochi minuti, ha raccontato la crudeltà invisibile delle parole che feriscono:

“Le parole non si vedono, non si toccano, eppure sanno lasciare lividi profondi. A volte basta una frase detta con leggerezza per incrinare qualcosa dentro, per spegnere una luce che sembrava destinata a brillare per sempre.”

Un messaggio potente, quello del frontman dei Måneskin, che oggi si muove da solo, ma resta fedele alla sua essenza più autentica: quella di un artista capace di usare la popolarità per dire qualcosa di necessario. Anche Victoria De Angelis, Thomas Raggi ed Ethan Torchio erano sotto il palco, tra il pubblico, a sostenerlo in un momento così delicato.

Il concerto romano, sold out da settimane, è diventato così una preghiera collettiva, una riflessione sulla responsabilità di ogni gesto e di ogni parola. “Il male fatto dalle parole lascia cicatrici invisibili e lente a guarire, molto più lente di quanto si creda”, ha detto con voce rotta dall’emozione, prima che le prime note di Jovanotti riempissero la sala.

Paolo Mendico, la storia che ha scosso l’Italia

La dedica arriva dopo settimane di dolore e interrogativi. Paolo Mendico, quindicenne di Santi Cosma e Damiano, in provincia di Latina, si è tolto la vita l’11 settembre. Avrebbe dovuto tornare a scuola il giorno dopo. Secondo le ricostruzioni, il giovane era vittima di bullismo da anni: matite spezzate, quaderni strappati, insulti e prese in giro. “Femminuccia”, “Paoletta”, “Nino D’Angelo” — parole lanciate come pietre.

La famiglia di Paolo, distrutta dal dolore, ha denunciato più volte la situazione. Quindici segnalazioni, tutte cadute nel vuoto. “È la scuola che ha fatto cadere le nostre denunce, ha detto il padre, che ora chiede giustizia. La Procura dei Minorenni di Roma ha aperto un’indagine per istigazione al suicidio e valuta di ascoltare quattro ex compagni di classe. Intanto, il Ministero dell’Istruzione ha disposto un’ispezione all’istituto frequentato da Paolo.

Prima di morire, il ragazzo ha lasciato un messaggio nella chat di classe: “Riservatemi un posto in prima fila”. Una frase che ha fatto il giro dei social, come una ferita aperta e impossibile da ignorare.