Con le sue canzoni, graffianti e sempre attuali, ha accompagnato la vita di tante generazioni di italiani: il 29 ottobre 2024 Rino Gaetano avrebbe compiuto 74 anni e chissà quanti brani indimenticabili avrebbe potuto ancora regalarci con la sua voce ruvida e la sua penna appassionata, ironica e leggera e allo stesso tempo disincantata.
Rino Gaetano, l’infanzia e gli esordi discografici
È stato considerato uno dei talenti più innovativi della musica italiana, tanto che generazioni di cantautori e di semplici ascoltatori lo considerano un mito. Rino Gaetano sapeva raccontare l’Italia con leggerezza e ironia, senza la paura di mostrare le brutture del suo tempo e con uno sguardo al futuro che lo ha reso un anticonformista e non sempre capito durante la sua attività artistica. Le sue canzoni sono diventate il manifesto di un’epoca, e ancora oggi attualissime nella concezione del mondo, dell’amore e della vita.
Salvatore Antonio Gaetano nasce a Crotone il 29 ottobre del 1950, e deve alla sorella maggiore Anna il diminutivo “Rino”, che lo avrebbe accompagnato tutta la vita. A dieci anni segue a Roma i genitori, impiegati come portieri di uno stabile in via Nomentana.
Il suo cammino nella musica inizia prestissimo, quando già adolescente comincia a scrivere i suoi primi testi e a comporre le prime canzoni. Terminati gli studi da geometra comincia a esibirsi nei locali della Capitale, dedicandosi anche al teatro in qualità di fonico, autore delle musiche e attore. Importante è l’approdo al Folkstudio dove conosce Francesco De Gregori e Antonello Venditti. È proprio lui che lo porterà alla casa discografica It, con la quale pubblicherà con lo pseudonimo di Kammamuri’s il 45 giri I love you Marianna e il suo primo album Ingresso libero, che però non riscuotono grande successo.
La notorietà comincia ad arrivare con la pubblicazione del singolo Il cielo è sempre più blu, brano denuncia sui vizi e le contraddizioni della società di quel tempo che con i suoi toni scanzonati riesce a fare breccia nel cuore del pubblico.
Il successo col Festival di Sanremo
Nel 1976 arriva il primo album di successo, Mio fratello è figlio unico, che include uno dei suoi brani di maggior successo, Berta filava, ma è con la partecipazione al Festival di Sanremo del 1978 che arriva la vera consacrazione di Rino Gaetano. Alla kermesse canta Gianna piazzandosi al terzo posto – che spopolerà per ben tre mesi nelle classifiche – e conquistando il titolo di artista outsider e anticoformista. Sul palco dell’Ariston sale infatti con frac, il suo amato cilindro – regalatogli dall’amico Renato Zero – maglietta a righe e sneakers, imbracciando il suo ukulele.
Da quel momento l’artista si impone come “grillo parlante” della canzone italiana, riuscendo a mettere in musica temi delicati e controversi che solo lui riesce ad affrontare con quella leggerezza che l’ha sempre contraddistinto. Basti pensare a Nuntereggae più, singolo tratto dall’album omonimo, che gioca sul dualismo tra il ritmo incalzante della canzone reggae e lo sberleffo alla politica del tempo e allo star system, senza risparmiare nessuno.
Sebbene in più di un’occasione si proclamò di sinistra, Rino Gaetano ha sempre mantenuto una certa imparzialità: “Il mio desiderio è di poter essere sempre libero, tutto qui. Non voglio insegnare niente a nessuno, ma non mi piacciono la politica e i partiti. Non faccio comizi. Non faccio proclami… canto e scrivo ciò che sento”.
Da molti considerato cantautore di nicchia, dopo la partecipazione al Festival di Sanremo Gaetano acquista sempre più notorietà: lascia la It per approdare alla major Rca, con la quale nel 1979 produce il suo quinto album, Resta vile maschio, dove vai?, aperto dal brano omonimo firmato da Mogol, e l’anno dopo pubblica E io ci sto.
La tragica morte in un incidente stradale
Nei primi mesi del 1981, il crescente successo lo conduce in tournée con Riccardo Cocciante e il New Perigeo di Giovanni Tommaso. Per lui è un importante anno di transizione: è concentrato sulla sua musica, alla quale vuole dare una nuova direzione, ha acquistato la sua nuova casa, una villetta appena fuori Roma sulla via Nomentana e sta per sposare la fidanzata Amelia, nozze organizzate nel massimo riserbo.
E proprio mentre sta vivendo questa nuova fase, il 2 giugno del 1981 ha un gravissimo incidente mentre percorre con la sua Volvo via Nomentana a Roma, all’altezza di via XXI Aprile, la stessa strada dove abitava coi genitori e la sorella Anna. Forse per un malore o probabilmente per un colpo di sonno, la sua macchina invade la corsia opposta, venendo colpita in pieno da un camion.
Viene trasferito immediatamente al Policlinico Umberto I ma Gaetano è già in coma. Urgeva un intervento in un reparto di traumatologia cranica, che l’ospedale non aveva: tanti i tentativi con molti altri ospedali nel corso della notte, ma solo alle prime luci dell’alba il cantautore viene ricoverato al Gemelli, dove si è spento intorno alle 6 del mattino, ad appena 31 anni.
Fa un certo effetto che uno dei suoi primi brani, La ballata di Renzo, scritto dieci anni prima e rimasto inedito, racconti la storia di un giovane che, a seguito di un incidente automobilistico, non trovava un ospedale che riuscisse a ospitarlo per mancanza di posti a disposizione.
Tante le polemiche per il ricovero tardivo di Rino Gaetano, spente dalla sorella Anna: “Non è vero che Rino fu rifiutato dagli ospedali. Questa è una leggenda. Quando il corpo di mio fratello fu estratto dalle lamiere, venne portato al Policlinico Umberto I, semplicemente perché era il posto più vicino. La struttura non aveva una sala operatoria attrezzata per la craniolesi, ma non l’avevano neppure gli altri ospedali contattati telefonicamente”.
I funerali si sono svolti il 4 giugno nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù, dove Gaetano avrebbe dovuto sposarsi di lì a poco. Oggi è la sua salma riposa a al cimitero del Verano di Roma.
La sua musica è ancora attualissima: Rino Gaetano è riuscito a fotografare l’umanità in modo lucido e dissacrante, lasciandoci brani che smascherano la società e tutte le sue criticità, lasciando ai giovani di ogni generazione un repertorio unico, capace di viaggiare nell’animo umano planando tra leggerezza e profondità.