Figura storica dello spettacolo italiano, Pippo Franco – classe 1940 – ha attraversato più di mezzo secolo di televisione, teatro, cinema e musica rimanendo sempre fedele a se stesso. Romano, due matrimoni alle spalle e tre figli, l’artista ha costruito una carriera in cui – come ama ricordare – “non si è fatto mancare nulla”. Eppure oggi, mentre molti si chiedono che fine abbia fatto, lui accoglie la curiosità con ironia: “Qualche volta lo domandano anche a me quando mi fermano per strada per un selfie”.
La verità di Pippo Franco
La risposta è semplice: in tv non c’è più. “Con la tv ho chiuso, c’è un tempo per tutto – spiega –. L’opinionista non mi interessa, i reality show men che meno. E poi che dovrei fare? Ho già fatto tutto”. Non è presunzione, ma una constatazione: con il Bagaglino è andato in onda per 23 anni consecutivi, un record assoluto che difficilmente verrà superato.
Questo, però, non significa immobilità. Pippo Franco continua a essere in movimento, a cercare nuovi linguaggi e a coltivare la dimensione artistica che ha guidato ogni fase della sua vita. “Porto in giro i miei spettacoli, soprattutto recital dedicati all’arte. Accompagno il pubblico in un percorso, perché tutto è cominciato proprio da lì: dalla pittura”.
La pittura, infatti, è stata la sua prima vocazione. A spingerlo verso il liceo artistico è stata la madre Wanda e tra i suoi insegnanti c’era anche un nome come Renato Guttuso. Un’infanzia non semplice: il padre Felice, partito per la guerra prima che lui nascesse, torna quando Pippo ha già sei anni. “Stavo disegnando sul terrazzino quando mi misero in braccio quest’uomo dicendo: ‘Questo è tuo padre’. È morto poco dopo, ma dall’ospedale riuscì a mandarmi un regalo per il compleanno”.
Il percorso artistico prosegue nonostante un patrigno severo, lontano da ogni inclinazione creativa. Pippo vende quadri, si paga l’affitto e compra la sua prima auto. Diventa anche disegnatore di fumetti, arrivando a realizzare tavole di Mandrake conosciute perfino in Francia. Poi nasce il gruppo musicale dei Pinguini e arriva il cinema, con un musicarello accanto a Mina, che lo ribattezza scherzosamente “compare Falchetto”.
L’avventura col Bagaglino
Gli anni dei locali romani, delle cantine improvvisate e dei primi applausi si intrecciano con incontri decisivi: quello con Gabriella Ferri e, poi, il grande salto del Bagaglino, dove conosce il successo televisivo con un cabaret che ha segnato un’epoca. “Tra Rai e Mediaset abbiamo fatto ascolti incredibili, 13-14 milioni di telespettatori”, ricorda. Nel salotto del Bagaglino passarono tutti, da Andreotti a politici della prima e della seconda repubblica, spesso desiderosi di essere imitati.
Accanto alla tv, il cinema: dai cult boccacceschi con Edwige Fenech a un set con Billy Wilder e Jack Lemmon, esperienza che Franco ricorda con orgoglio. E poi la musica, cinque partecipazioni a Sanremo e un’ironia musicale che ha fatto storia.
Oggi il suo baricentro è la spiritualità. Ha scritto libri, tra cui La morte non esiste, e ripete spesso che la vita va affrontata con un senso più profondo, guidati da un’intelligenza “irrazionale e sacra”.
Nessun rimpianto, dunque. “La vita di oggi è diversa da quella di ieri. L’importante è andare avanti e affrontare questo momento complesso dell’umanità”. Con la tv ha chiuso, sì, ma non con l’arte. Quella, per Pippo Franco, resta un cammino ancora aperto.