Nel 2017 è entrato a far parte degli scrittori più acclamati d’Italia con l’intenso libro Le otto montagne, quell’anno vincitore del Premio Strega e, in seguito, diventato un film con Luca Marinelli e Alessandro Borghi. Sette anni dopo, la vita di Paolo Cognetti si è trasformata in un calvario. Affetto da una grave depressione, lo scrittore è stato sottoposto a TSO e ricoverato in condizioni che lui stesso ha definito come “un inferno”.
Paolo Cognetti, il racconto della malattia
Paolo Cognetti ha raccontato la sua storia a Le Iene, aprendo le porte della sua baita a Estoul in Valle d’Aosta all’inviato Gaston Zama. Lo scrittore ha parlato di una malattia con cui è alle prese sin da bambino: “Mi hanno diagnosticato un disturbo bipolare, che significa avere due fasi: una maniacale e una depressiva. Questa cosa l’ho sempre avuta, da quando ero ragazzo sicuramente”.
Si tratta di un disturbo che alterna stati d’animo estremi e agli antipodi. “Il problema non è la fase maniacale. Il problema è quando arriva la fase depressiva. – ha confidato Cognetti – Stai a letto, pensi a come suicidarti e che tutta la tua vita è stata inutile. Io volevo attaccare una corda da alpinismo a quella trave e impiccarmi. Non mi hanno mai lasciato solo quest’estate, c’era sempre qualcuno con me. I pensieri suicidari sono molto comuni nella depressione”.
Il TSO e l’inferno nel reparto psichiatrico
A causa della grave depressione, Paolo Cognetti è stato sottoposto a un TSO – Trattamento Sanitario Obbligatorio, e sottoposto in seguito a cure molto invasive. “In ospedale mi hanno legato a un letto con delle cinghie, mi hanno sparato un siringone nella coscia senza dirmi cosa fosse. Secondo me, quello che mi hanno fatto era illegale” è il suo intenso racconto. In un’intervista alla Stampa aggiunge che, a parer suo, non era necessario: “Certo non stavo bene, ma non ero sicuramente pericoloso, avevo le mani in tasca, non potevo fare male a nessuno, me compreso”.
A riportarlo al sicuro è stata la persona a lui più cara: “Mi sono svegliato il giorno dopo a casa mia grazie a mia sorella perché mi aveva portato via”. Accadeva esattamente un anno fa, nel gennaio 2024, oggi Cognetti può affermare con un lieve sorriso, “mi sento molto meglio di prima. E questo è molto bello”. Sta provando a tenere il disturbo sotto controllo senza il sussidio di farmaci: “Non sono un no vax, ma vorrei vivere senza medicine”.
Cosa verrà dopo Le otto montagne
Adesso è il momento di ricominciare a vivere, ricominciare a scrivere – che per uno scrittore sono un po’ la stessa cosa. All’inviato de Le Iene, Cognetti ha confidato di star lavorando a qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso da ciò che ha fatto finora: “Credo che il ciclo della montagna, come lo chiamo io, sia per il momento esaurito. Ci sono tante altre cose nella vita”. Seppur fu proprio quello dedicato ai suoi monti il romanzo che ha fatto sì che “agli occhi del mondo diventassi uno scrittore”.
Le otto montagne fu Premio Strega del 2017 e, nel 2021, divenne un film con Luca Marinelli protagonista. “È stato qui con me due mesi, l’ho portato in montagna e allenato. – ricorda lo scrittore – La scena di cui vado più orgoglioso è quella in cui balla sulla pietraia, gliel’ho insegnata io”. E dopo il noto attore (oggi impegnato con la serie storico M – Il figlio del secolo), chissà che nella baita di Cognetti non passi anche una nota rockstar: “Mi piacerebbe parlare con Vasco Rossi. Trovo tanta verità nelle sue canzoni. La persona con cui vorrei parlare di più adesso è proprio lui”.